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Lunedì 30 Giugno 2003 CORSERA  Claudio LINDNER
La stampa europea all'attacco di Berlusconi
Critiche per affari, processi e rapporti con Bush

BRUXELLES - Il Dubbio. Viene catapultato sui giornali di tutta Europa e serpeggia nelle principali Cancellerie: Silvio Berlusconi ha le qualità morali e la competenza per reggere la presidenza di turno dell'Ue? A 48 ore dalla staffetta Grecia-Italia nella gestione degli affari europei il Dubbio è finito in prima pagina e viene discusso in ambienti diplomatici, anche se dai governi dei Quindici non giunge alcun segnale esplicito di stop all'Italia, legato al conflitto d’interesse, alle vicende giudiziarie del Cavaliere, all'approvazione del Lodo Maccanico.

Nessuno usa le parole di Francesco Cossiga, secondo cui Berlusconi «dovrebbe rivolgersi alla nazione - così si è espresso l'ex presidente della Repubblica in una conversazione con il settimanale francese Le Point in edicola - e spiegare che, tenuto conto delle ombre giudiziarie che pesano sulla sua testa, l'Italia rinuncia al semestre di presidenza Ue e passa il testimone all'Irlanda».

Si preferisce il «No comment», l'attesa, oppure una dichiarazione di benevola rassegnazione, tipo «gli italiani lo hanno votato, ha piena legittimità democratica, per noi vale questo» come risponde il viceministro degli Esteri belga, Annemarie Neyts, numero due di Louis Michel, nel 2001 al centro di una violenta polemica con l’Italia per l’ingresso della Lega nel governo. Oppure ancora, «finché non è condannato dai tribunali italiani può fare quello che vuole e poi non è l'unico politico con problemi giudiziari» citando l’interpretazione di una fonte diplomatica francese a Bruxelles che preferisce restare anonima.

I giornali europei, non legati a preoccupazioni di natura diplomatica con l'Italia, hanno picchiato duro negli ultimi giorni insistendo proprio sui nodi etici e giudiziari. Il Financial Times di ieri, nell'inserto weekend pubblica un ritratto di due pagine scritte dal corrispondente da Roma, Tony Barber, sotto il titolo «Berlusconi, il prossimo, e intoccabile, presidente d'Europa», con un evidente riferimento al Lodo Maccanico. Il Guardian gli ha dedicato un ampio servizio a pagina 3, che suona più o meno così: «Ha costruito un’utopia milanese, ma gli si può dare fiducia per il futuro della Ue?». Analogo l’approccio del Times , con il quesito sulla leadership Ue del nostro premier. Polemici erano stati, nei giorni scorsi, Le nouvel Observateur, Die Zeit, Le Monde, Los Angeles Times, mentre El Pais uscirà oggi con uno speciale strillato «Attenti: llega Il Cavaliere». Arriva, c’è da preoccuparsi.

L’assedio si è rafforzato. E va, sostanzialmente, in un’unica direzione. Contribuiscono forze inglesi, tedesche, francesi e spagnole. Mass media di ispirazione socialdemocratica, ma anche liberale e conservatrice. Queste ultime concentrano l’attenzione sugli aspetti morali, sull’anomalia del conflitto di interessi, tuttora irrisolto, o della legge approvata in Parlamento per garantire l’immunità nel semestre italiano. Graham Watson, presidente del gruppo liberaldemocratico all’Europarlamento, ha gridato venerdì allo scandalo nel vedere il ministro di uno Stato membro «sostenere l’idea di sparare cannonate contro le barche di immigranti» e il premier «cambiare la legge per bloccare un processo in corso a suo carico». L’europarlamentare inglese ha aggiunto che se l’Italia fosse uno dei dieci paesi candidati a entrare nel 2004, non riuscirebbe perché non ha gli standards minimi richiesti dall’Ue. Le dichiarazioni rilasciate a un convegno della Margherita e riprese con risalto dalle agenzie Reuters e Associated Press hanno «stupito» il Cavaliere, perché nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi con lo stesso gruppo liberale l’intervento di Watson è stato «il più caloroso e gentile». Il «caso» è rientrato?

Il Dubbio sui contenuti della presidenza italiana, secondo alcuni ambienti diplomatici «europeisti», tocca in prevalenza le relazioni transatlantiche e la Conferenza intergovernativa (Cig) che dovrà varare la nuova Costituzione. Argomenti che figurano tra le priorità del governo. Si teme che Berlusconi faccia pesare il suo rapporto privilegiato con George Bush, come dimostrato durante la guerra in Iraq, firmando l’appello di otto paesi filoamericani, e in occasione della sua visita in Israele quando non ha voluto incontrare Arafat scatenando la reazione del ministro degli Esteri di Parigi, Dominique de Villepin («C’è una posizione comune europea, bisogna seguirla, le regole sono le regole» ribadisce una fonte francese).

«C’è nell’aria questa paura» confermano fonti diplomatiche a Berlino, dove circola anche una battuta velenosa. «Si dice che ad attendere Berlusconi all’aeroporto, di ritorno da missioni diplomatiche in Europa, ci sia talvolta l’ambasciatore americano che lo aspetta per sapere i risultati del viaggio e poter riferire a Washington». Ma è anche vero che è proprio l’asse franco-tedesco il grande rivale di quello italo-anglo-spagnolo quando si parla di politica estera europea e di rapporti con l’America.

Sulla Costituzione Ue, paradossalmente, la trappola più insidiosa potrebbe essere tesa proprio dagli amici spagnoli e inglesi, molto critici sulla bozza preparata da Giscard, presidente della Convenzione. Berlusconi vorrebbe chiudere entro l’anno e firmare il Trattato a Roma. «Sembra essere l’unica preoccupazione dell’Italia - dicono a Bruxelles - ma è probabile che si scivoli sotto la presidenza irlandese». Al Consiglio di Salonicco Berlusconi «non è stato chiaro su come intende strutturare la Cig e non ha parlato dei gruppi che devono preparare i lavori».

Al Cavaliere non si nega «forte personalità» e «capacità di sorpresa», che potrebbero portare a una «presidenza straordinariamente positiva come a una straordinariamente negativa». Sei mesi a suspense . La signora Neyts la risolve con una battuta: «Di sicuro molte riunioni ministeriali europee si terranno in posti bellissimi».


 
 
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