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Lunedì 21 Luglio 2003   di Paolo SYLOS LABINI
Professione: demonizzatore di Berlusconi
Mussolini diceva che nel popolo italiano, oltre i santi, i navigatori e i poeti, abbondano i geni.
 
Berlusconi invece è convinto che abbondano gli imbecilli, pronti a credere a tutte le balle che dice. Una delle balle preferite, recentemente rilanciata dall’organo di famiglia, è che le critiche durissime della stampa estera e l’attacco del parlamentare europeo Martin Schulz sono state orchestrate dalla diabolica sinistra italiana. Da più parti si è messo in risalto che i giornalisti stranieri non hanno bisogno di suggerimenti e di notizie sulle malefatte di Berlusconi: ne sanno più di noi giacché negli altri paesi nessun giornalista teme di essere cacciato in quanto autore di «trasmissioni criminose» e nessun direttore di reti televisive deve, per non perdere il posto, censurare le gaffes del capo del governo, come in Russia ai tempi di Breznev.
 
Il primo giornale straniero vittima delle calunnie dei "comunisti" secondo Berlusconi fu l'Economist, di antica tradizione liberaldemocratica. Sulla base di una meticolosa documentazione, in un articolo di alcuni anni fa l'Economist si domandava se il Cavaliere era adatto a governare l'Italia; di recente lo stesso organo si è chiesto se è adatto a guidare l'Europa; in entrambi i casi ha risposto: no.
 
Nel mondo i giornali che criticano aspramente Berlusconi sono una valanga ed appartengono a tutte le correnti politiche. Sono numerosi, e fra i più autorevoli, i giornali di destra e di centrodestra come Le Figaro e il Daily Telegraph. Non è sembrato vero ai collaboratori del Giornale trovare un articolo a favore del Cavaliere nell'autorevole Times. Non sanno, i provincialotti, che quel giornale non è più tanto autorevole poiché è caduto nelle mani di Murdoch, che ha molti affari con Berlusconi.
 
Il nostro gruppo, "Opposizione Civile", a Strasburgo ha distribuito un dossier sintetico su Berlusconi, pubblicato integralmente sull'Unità il 13 luglio. Il dossier è stato distribuito la mattina del 3 luglio ai parlamentari europei; il pomeriggio, dopo l'incidente di Berlusconi con Schulz, Gianni Vattimo, che è parlamentare europeo e quindi ha una posizione diversa della nostra, ha presentato un dossier simile al nostro; l'uno e l'altro si fondavano sulla collaborazione di Marco Travaglio. Né noi né Vattimo volevamo "denigrare" il nostro paese - nessun gusto, solo grande pena: volevamo mettere nella massima evidenza che Berlusconi non è l'Italia.
 
Ricordiamoci che il gruppo politico promosso dal Cavaliere, Forza Italia, alle politiche ebbe solo il 29%, una quota scesa sotto il 20% nelle amministrative; se il capo della coalizione può far approvare le vergognose leggi ad personam a tamburo battente, lo deve in gran parte al servilismo dei soci, che a quanto pare come collante oggi non basta più giacché la coalizione è in crisi per le assai gravi divergenze interne. Emerge chiaramente, da tutto questo, che anche la tesi secondo cui Berlusconi dispone della maggioranza dei voti è un'altra solenne balla. Paolo Guzzanti ci affibbia un appellativo che fa tenerezza - ci chiama "italianuzzi". In Europa non c'è solo Berlusconi, c'è anche Prodi, al quale va tutta la nostra stima e il nostro appoggio.
 
Ma quanto conta il nostro appoggio? Secondo noi non molto, anche se è in crescita. Secondo Berlusconi e i suoi: molto, dal momento che siamo in grado di influenzare parlamentari europei e riviste e giornali in Europa e in America. E se Berlusconi e i suoi avessero un po' di ragione? Se noi per una modestia mal riposta fossimo inclini a sottovalutare la nostra influenza? Dobbiamo pensarci. L'opinione dei berlusconiani può servire da sprone.
 
La nostra critica al Cavaliere in quanto pericolo per la democrazia pone il quesito: ma insomma, la nostra azione di "demonizzatori", ossia di critici intransigenti e implacabili, porta acqua o no al mulino del Cavaliere? Secondo coloro che scrivono nel giornale di famiglia, chiaramente no, tanto che ci hanno dedicato articoli e note di critica veemente. Secondo non pochi membri dell'opposizione politica invece sì; e con loro va annoverato un politico-giornalista che è stato ministro nel primo governo Berlusconi e che nessuno potrebbe accusare di slealtà e di doppio gioco. Probabilmente si preoccupa che l'opposizione civile e politica resti ben visibile e per questo di tanto in tanto esorta i critici ad abbassare i toni e a comportarsi da persone bene educate. C'è tuttavia un ulteriore problema: quando Berlusconi inveisce contro gli intellettuali animati dall'odio (lui è animato dall'amore), contro i "comunisti" e le "toghe rosse" e quant'altro, non fa il "demonizzatore"? La prima risposta è sì, ma lui è il capo e si può permettere quello che i sudditi non possono permettersi. Il problema tuttavia si ripropone: quando Berlusconi demonizza varie categorie di persone non porta acqua al loro mulino?
 
Come risulta da un saggio di uno studioso, Pier Luigi Petrillo, che è uscito ora su "Critica Liberale", la verità è che una "demonizzazione" ben documentata prima o poi persuade e ha successo, mentre è controproducente quella fatta di invettive e non documentata. La differenza - enorme - è qui.
 
Resta vero che mai il nostro paese era caduto così in basso: siamo precipitati in un abisso. Per risalire la china dovremo faticare molto duramente.

 

 
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