Nel 1999 Francesco Cossiga si
sentì proporre da Bettino Craxi una sottile distinzione. "Silvio non è un
bugiardo", gli disse il latitante, "è uno che dice molte bugie. Come
deve fare un buon venditore".
Il guaio è che Silvio, cioè
Berlusconi, oggi non fa il piazzista bensì il presidente del Consiglio. Nei
paesi normali per accedere alla guida del governo non basta saper vendere. Da
noi invece il Principe Mercante, come lo chiamò ´Newsweek´, si è impadronito
del tempio. Le sue bugie sono diventate la colonna sonora della vita pubblica
che scorre.
Lo sono anche questa estate,
nell´indifferenza di un pubblico intontito dall´afa. Ecco una breve antologia.
Intervista alla ´Bild
Zeitung´, 4 agosto. Berlusconi spiega ai tedeschi la genesi della
super-gaffe su Martin Schulz, paragonato in pieno Parlamento europeo a un kapò
nel lager. "Sulle mie reti televisive", racconta, "erano andate
in onda centinaia di puntate di ´Hogans Heroes´, una serie su un campo di
prigionia; mentre parlavo l´espressione di Schulz, le sue smorfie, il suo
gesticolare mi hanno fatto venire in mente il sorvegliante.". Balla. A
Strasburgo il 2 luglio il premier ha testualmente detto al malcapitato: "In
Italia un produttore sta montando un film sui campi di concentramento nazisti.
La suggerirò per il ruolo di kapò". Un film italiano in lavorazione, non
un vecchio serial importato. È una bugia premeditata, non una reazione
istintiva. Ma il direttore della ´Bild´ prende per buona la falsa versione.
Poi si beve l´autoritratto del Berlusconi stakanovista: "In vita mia non
ho mai fatto vere e proprie ferie. Anche da studente ho sempre lavorato,
l´unica vacanza è stata alla Sorbona per frequentare dei corsi". A parte
il legittimo sospetto sugli asseriti studi parigini, si può credere alla
storiella delle non-ferie? Cosa fa il nostro eroe a Porto Rotondo se non
riposarsi e tentare una dieta per buttare giù la pancetta? Come usa il villone
di Bermuda, dove si faceva fotografare a coscette nude durante il jogging, se
non per spassarsela? Perché cerca nuove residenze in luoghi ameni da Montalcino
a Positano?
Conferenza stampa, 1 agosto.
"Sto lottando con Giulio Tremonti per far scendere l´aliquota Irpef".
Una rissa fra amiconi! Sarà. Ma il vero scoop arriva dopo: "C´è
un´immunità che riguarda tutta la magistratura, mentre i politici sono senza
difesa". È una doppia fandonia. Se i parlamentari sono protetti
dall´articolo 68 della Costituzione, i giudici sono soggetti alla legge al 100
per cento. Berlusconi ne conosce benissimo due che hanno subìto arresti e
condanne: Diego Curtò, Renato Squillante. Di quale immunità parla?
Intervista alla radio
´Europe 1´, 30 giugno. "La stampa italiana per l´85 per cento sta
con la sinistra contro i moderati". Davvero? Di sinistra quotidiani fra i
maggiori come ´Corriere della Sera´, ´Sole-24 Ore´, ´Stampa´,
´Messaggero´? Ridicolo. Altra panzana: il lodo per bloccare i processi alle
alte cariche "è stato un´iniziativa sostenuta dal presidente della
Repubblica". Stavolta il Quirinale smentisce e il premier ritratta.
Intervista a ´Time´, 28
luglio. "Le mie tv sono molto critiche nei miei confronti". Ma
quando? Mai a memoria d´uomo un tg Mediaset ha pubblicato alcunché di scomodo
per il proprietario. Ancora: "Da quando sono in politica non ho fatto una
sola telefonata al mio gruppo". Beh, soltanto un imbecille può pensare che
il padrone di un´azienda da 9,2 miliardi di euro, quanti ne vale il Biscione,
se ne disinteressi e non scambi parola con Fedele Confalonieri.
Ma la specialità di Berlusconi
è appunto la capacità di prendere la gente per scema. Egli stesso se ne vanta:
"Ho senso dell´umorismo". Il problema non è suo, è dei cittadini.
Come è possibile che le bugie attecchiscano con tanta facilità? Certo le
caratteristiche nazionali contano: il diffuso deficit di cultura, la voglia di
spensieratezza, la segreta ammirazione per ciarlatani e ribaldi in genere.
Berlusconi sa sfruttare questi vizi. Il suo obiettivo è ispirare con ogni mezzo
una superficiale simpatia. Le sue bubbole sono quelle dell´infedele colto in
fallo che nega l´evidenza e intanto ostenta una devozione fasulla. Trucchetti,
non menzogne epocali alla Richard Nixon. Peccatucci furbi che si possono
perdonare. Nel bene e nel male le berlusconate non hanno nulla di grandioso.
Alla lunga però la quantità si trasforma in qualità: lo stillicidio di
piccole bugie scava un abisso nella credibilità di un politico e del suo paese.
Che alla ´Bild´ o a ´Time´ se ne freghino è ovvio.
Che i giornali italiani continuino a stampare qualsiasi bufala senza avvertire
che bufala è, si capisce un po´ di meno. |