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da IL MANIFESTO - 9 Dic 2000
Silvieide, uno Stato per amico
di ALESSANDRO ROBECCHI

Ha fatto bene Silvio Berlusconi ad aiutare la povera signora Filomena.
Ci ha dato una grande lezione di quel che intende per welfare state, o meglio, come ama dire, per Stato Amico.
Disoccupata, madre di un bimbo ("milanista", precisano ciniche le cronache), Filomena vorrebbe separarsi ma non può: uno di quei casi di divorzio in cui la povertà è più efficace del Vaticano.
E in più ha il timore che in qualche modo non le venga affidato il figlio. Incrocia Silvio nei corridoi di palazzo di giustizia e si avvicina per chiedere il miracolo, lui promette una telefonata, che arriva puntuale alle 9 della mattina seguente.
Convocazione al fortino di Arcore, regali a iosa, cinque milioni in contanti, già un appuntamento per una casa e forse un lavoro.
Bingo! Notazione en passant: mentre il governo ingaggia Lino Banfi per lo spot della famiglia, Silvio aiuta la gente a divorziare. Attenzione: che non sembri il solito pistolotto tardomoralista su Silvio e gli albanesi, Silvio e i terremotati, Silvio e i poveri.
E per dimostrare che non si tratta della solita demagogia da "politicanti" ci rifacciamo alla Silviologia ufficiale: quel libro (L'Italia che ho in mente, Mondadori) che contiene due cose importanti: la summa del pensiero arcoriano e gli applausi, tra parentesi e in corsivo, nei passaggi più toccanti.
Testuali parole. "Quello è questo che noi abbiamo sempre messo in pratica e portato nel cuore e mettiamo al primo punto nel nostro programma politico: l'Italia dei poveri... a cui vogliamo dare anche l'aiuto di uno Stato che non chiamiamo Stato Sociale, a noi piace chiamarlo Stato Amico, che aiuta davvero chi ha bisogno (applausi)".
Dunque, alla luce degli scritti teorici la pratica è coerente. Se uno stato sociale ti obbliga a regole, controlli, garanzie, lo stato amico ti incontra per caso, ti invita a casa, ti dà una mano sincera, mica tutte quelle scartoffie.
Dico, vuoi mettere uno sportello dell'Inps con il salotto a piano terra di villa San Martino, dove lo Stato Amico in persona ti accoglie "in tuta sportiva"?
"Poverino - chiosa tenerissima la signora Filomena - avrà ricevuto diecimila telefonate, non ha neanche cinque minuti per sé". Ci mancherebbe! Fare lo Stato Amico è un lavoraccio che non concede tregua.
Ma la teoria parla chiaro e il libretto azzurro viene in soccorso ancora una volta: "Il problema della povertà può essere risolto solo da un'economia lasciata libera dicrescere e produrre ricchezza". Ineccepibile: più Silvio si arricchisce e più signore Filomene potranno essere aiutate. "Questo è il finale dell'equazione del benessere", conclude Silvio nel libro dei suoi discorsi, come dire che il cerchio si chiude qui, e passiamo ad altro.
Lo Stato Amico, come si sa, ha molto da fare, riceve diecimila telefonate, dovrà pure (si prende, poverino, questo fardello) indirizzare le priorità della magistratura, indicando qual è il delinquente più impopolare del momento.
E tutto nel salotto al piano terra e in tuta sportiva, rassicurante, informale.
Insomma, non sociale! Amico!


 
 

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