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REPUBBLICA - 20 Gen 2001
Vestire alla revisionista
di NATALIA ASPESI

QUALE sarà la nuova immagine maschile dei prossimi mesi oscuri non l'hanno detto solo le sfilate di moda chiuse giovedì a Milano, ma anche l'incoronazione da 100 miliardi di Bush a Washington, rallegrata dalla massima icona della virilità ibrida, il cantante Ricky Martin, un tempo esemplare di marginalità sudamericana, ora chiamato a sculettare davanti al massimo potere, quello americano; e nel suo piccolo, in Italia, il congresso socialista aperto ieri (nella stessa città della moda appena svuotata da passerelle e modelli), che pretende la beatificazione di personaggi che parevano persi nei pasticci del passato e che invece oggi appaiono ovunque, molto richiesti, più di Raffaella Carrà o di Taricone.
 
Anche sulla moda maschile per il prossimo inverno postelettorale si è abbattuto il revisionismo, quello che vuole riscrivere la storia, il Risorgimento, la lotta partigiana, l'Olocausto, raccontando che la presa di Porta Pia fu una disgrazia, che Pio IX adorava gli ebrei, che a Salò si riunirono gli ultimi eroi, che Franco salvò la democrazia in Spagna.
 
E CHE Craxi "donò la sua vita alla Patria e alla Chiesa" come ha detto l'altro giorno ad Hammamet il vescovo di Tunisi. Eccolo dunque alle sfilate della grande moda, dei grandi stilisti, davanti alle televisioni (incantate) e ai compratori (dubbiosi) per tanta opulenza, l'uomo 2002 perfettamente in linea con la cancellazione della realtà storica. Quindi fuori gli scheletri dagli armadi, e tutto ciò che sembrava indicibile e improponibile, per buon gusto, saggezza, senso del ridicolo, magari pure moralismo: l'uomo adesso sculetta infaticabile, con più malizia di Naomi Campbell, e senza neppure un'ombra di omosessualità, condizione che da decenni aborre ogni sculettamento.
 
Porta i capelli con le punte platinate come certi innocenti e mogi cagnolini vittime di padrone dementi, si capisce subito che deve dormire coi i bigodini, e per ottenere certe cotonature alte, che sfidano ogni legge fisica, passare ogni mattina dal parrucchiere. Non disdegna la parrucca folta e spettinata perché non c'è tempo per rimediare in fretta alla zucca pelata che tanto ha imbruttito uomini di ogni età in questi mesi e che è ormai completamente "out". La camicia di raso da illusionista, il golfone di lana da pastore, la pelliccia da Zsa Gabor, si spalancano su un torace nudo sin sotto l'ombelico, completamente depilato. Cade anche l'ultimo steccato ideologico: la pelliccia lussuosa, di visone o chincilla, quella che orrifica animalisti e ecologisti, è entrata in grande nell'abbigliamento maschile, come cappotto, fodera di giaccone, bolero, sciarpa, gilet, maglione.
 
Riderà felice della sua scemenza l'uomo nuovo tanto impegnato a curarsi da non aver tempo per pensare? No, come ci hanno suggerito le sfilate, sarà tristissimo e ciondolone, lento e sperduto, una pizza senza seduzione, senza malizia, sia che i pantaloni siano imbottiti esageratamente davanti, sia che invece appaiono esigui come quelli di un neonato. Dice l'eclettico Quirino Conti, architetto, stilista, scenografo, costumista: "La moda ha capito che oggi tutti possono avere libertà di parola e licenza di pernacchio e come succede agli storici, agli studiosi d'arte o di letteratura, ha deciso di mostrare cose di cui ci si vergognava, di legittimare concetti abominevoli, mostruosità, oggetti scadenti da teatranti, contro ogni intelligenza e verità. Il sapere è diventato talk show, il vestire un travestimento senza qualità, una maschera per partecipare al quotidiano carnevale che è diventato il paesaggio della nostra vita. La moda che abbiamo visto è perfetta per i giovani uomini che sognano di posare nudi per i calendari, di diventare valletti della Carrà, di entrare in una compagnia di spogliarello, di partecipare a una qualche edizione di un fintissimo reality show. In un tempo in cui uno come Bossi può entrare nel governo, perché un ragazzo non dovrebbe andare in giro con una coperta di pelliccia sulle spalle o con un cappotto bordato di lince?"
 
Cita Chanel: "La moda è sempre riflesso del suo tempo ma purtroppo ce ne scordiamo quando è stupida." E anche Wilde: "Solo i superficiali non giudicano dalle apparenze." La moda, dicono gli storici, nasce a sinistra e muore a destra, così durante la rivoluzione francese gli estremisti, i sanculotti, sostituirono le aristocratiche braghe aderenti con i pantaloni lunghi, che dopo la restaurazione furono adottati da Carlo X. Più modestamente le sciarpe shatoosh di finissimo cachemere portate dai ragazzi che tornavano dai buddismi in Tibet, oggi adornano il maschio collo di Gasparri. E gli stilisti preveggenti, in queste collezioni, hanno preso il simbolo della falce e martello riducendolo a sciocca decorazione paillettata per magliette, hanno ripresentato la venerata tuta militare del Che però stretch e tessuta d'oro. Mentre ai giovani che, in passato si definivano anticonformisti e per i quali la Ferrari era un simbolo di colpevole spreco, si offre oggi la possibilità di vestirsi come Schumaker, con magnifici (e costosi) giubbotti di pelle completi di cavallino rampante.
 
Naturalmente la moda revisionista non riguarda i veri revisionisti, che pur continuando a revisionare a loro vantaggio politico e finanziario, non cambieranno un bottone, un'asola, un'imbottitura, una camicia fatta su misura, del loro guardaroba tradizionale e quindi di massimo potere. Può anche essere che solo una piccola folla giovanile e fragile finisca per comprarsi le scarpe a punta di vernice color crema, i jeans col risvolto e la mantellina da piccola italiana. Però è lo stesso curioso che anche la moda abbia imparato a strepitare come i divi televisivi e a comunicare attraverso uno sciocchezzaio estetico che toglie agli uomini ogni identità. Dice Conti: "In passato, Armani aveva cambiato la faccia della mascolinità, l'aveva spogliata da ogni machismo e anche da ogni ambiguità, rendendola armoniosa e democratica. Adesso molte sfilate parevano fatte apposta per vestire il figlio cretino di cui una madre si lamentava in una lettera a Repubblica. L'importante oggi è riempirsi la vita di sciocchezze, perché pensare ormai è di sinistra, quindi pericoloso, e massimo peccato, fuori moda."

 
 

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