Corriere della Sera del 25-07-2000.

Milano, le motivazioni della sentenza d'appello che, concedendo le attenuanti, ha fatto scattare la prescrizione. E su Telepiu': indizi scarni, e' innocente

<<Berlusconi autorizzo' tangenti, ma erano diffuse>> I giudici spiegano l'assoluzione per le mazzette alla Finanza. La difesa: non ci sono prove

MILANO - Silvio Berlusconi ha fatto corrompere tre volte la Guardia di Finanza in altrettante verifiche fiscali in societa' Fininvest, ma lo ha fatto in un periodo nel quale <<l'illegalita' diffusa>> e il <<mercanteggiamento>> della funzione pubblica erano <<elevati a vero e proprio sistema>>. Per questo, e anche per <<la remota datazione degli episodi (l'ultimo nel 1991)>>, i giudici d'appello gli riconoscono ugualmente le attenuanti generiche che, dimezzando i tempi massimi di prescrizione, la fanno scattare per i reati sanzionati in primo grado con una condanna a 2 anni e 9 mesi di reclusione. Berlusconi deve invece essere assolto dalla corruzione imputatagli per la verifica a Telepiu' nel 1994: il direttore dei servizi fiscali Fininvest, Salvatore Sciascia, pago' la tangente, ma sono troppo <<scarne>> le prove per attribuire a Berlusconi <<un concorso morale>>.

In 248 pagine la seconda Corte d'Appello spiega perche' il 9 maggio ha riformato la sentenza del tribunale. <<Una motivazione bifronte - protestano i difensori di Berlusconi Ennio Amodio e Giuseppe De Luca -. Per tre episodi una giustizia senza prove indica in Berlusconi la fonte di una autorizzazione "virtuale" su presunzioni e verosimiglianze, per Telepiu' assolve e bolla come prive di capacita' dimostrativa quelle stesse congetture: c'e' una frattura>>.

La procura generale ha gia' annunciato il ricorso in Cassazione.

Sulle tre tangenti che Sciascia ammette di aver pagato (Videotime nel 1989, Mondadori nel 1991 e Mediolanum nel 1992), i giudici danno atto <<che non risultano acquisite prove dirette (o storiche)>>, ma poggiano <<il giudizio di colpevolezza su molteplici elementi indiziari, certi univoci, precisi e concordanti>>. Sicche' <<non si tratta di attribuire a Berlusconi una (inammissibile) responsabilita' di natura oggettiva in ragione di una mera presunzione di conoscenza e di autorizzazione al mercimonio, derivante unicamente dalla sua posizione di vertice in sen o alla Fininvest; ma di prendere atto che gli elementi acquisiti, valutati nel loro nesso logico, danno la sicura certezza di una sua autorizzazione alle illecite dazioni>>. E <<la confessione>> di Paolo Berlusconi (io ho autorizzato Sciascia a pagare) e' <<maldestra e funzionale al salvamento del fratello>>, cioe' <<chiaramente destinata a provocare un notevole vantaggio al coimputato e al partito politico di cui quest'ultimo era, all'epoca come tuttora, esponente di rilievo>>.

I giudici ammettono di non essere <<in grado di indicare se e in quali circostanze di tempo e di luogo, Silvio Berlusconi abbia autorizzato Sciascia ai pagamenti>>: ma, a loro avviso, <<non puo' destare sconcerto>> una volta <<dimostrato che quelle autorizzazioni siano tutte riconducibili all'imputato>>.

A estinguere la corruzione in 7 anni e mezzo, anziche' in 15, e' il beneficio delle attenuanti generiche concesse a Berlusconi <<in considerazione della sua sostanziale incensuratezza>>, della <<remota datazione degli episodi>> e del fatto che si sono verificati <<in un contesto di illegalita' diffusa, ove il mercanteggiamento di pubbliche funzioni, la messa a disposizione dell'Ufficio pubblico per il soddisfacimento di interessi privati e la violazione dei doveri di imparzialita', correttezza e fedelta' erano elevati a vero e proprio sistema>>. Cio' non toglie che <<il previo accertamento

della responsabilita' dell'imputato>> ne imponga la condanna a risarcire il Ministero delle Finanze.

Diverso il discorso per la quarta <<accertata>> tangente per la verifica a Telepiu' nel 1994. Qui <<le emergenze processuali>> sono <<scarne>>: Sciascia nega, il fatto e' successivo al sistema visto nelle altre tre verifiche e <<allo stato degli atti non puo' ritenersi provato che la dismissione della proprieta' di Telepiu', da parte di Fininvest, sia stata soltanto apparente e che Silvio Berlusconi abbia sostanzialmente conservato il ruolo di "proprietario" della societa'>>. Sono infatti <<seriamente ipotizzabili interessi di altri soci di Telepiu'>>, ad esempio <<dello stesso Della Valle ( Renato, ndr) ad impedire approfondimenti di indagini>>.

L. Fer.

IL PROCURATORE GENERALE

Borrelli: reato piu' grave se fa parte del costume - <<Quando agiscono cosi' imprenditori di alto livello ci troviamo di fronte a un male nazionale>>

MILANO - Dottor Borrelli, nei tre episodi in cui hanno stabilito che Berlusconi e' colpevole di corruzione, i giudici d'appello lo hanno ritenuto meritevole delle attenuanti generiche (che hanno fatto scattare la prescrizione) perche' i reati si sarebbero verificati <<in un contesto di diffusa illegalita' dove il mercanteggiamento di pubbliche funzioni era statoelevato a vero e proprio sistema>>.

<<Non mi sembra che la responsabilita' di un imprenditore di alto livello e di grande peso, quale Berlusconi in questo caso, possa essere attenuata dall'esistenza di un diffuso costume di corruzione, posto che un costume di corruzione tanto piu' e' diffuso nella societa' quanto piu' vi si dispongono a praticarlo anche imprenditori di alto livello. Finche' la corruzione e' un fatto individuale e di basso livello, e' un fenomeno che va censurato e perseguito ma che resta pur sempre circoscritto. Quando invece la prassi corruttiva viene adottata da operatori economici di alto livello e con importanti responsabilita', allora diventa un male nazionale. E non vedo come questo tipo di imprenditori possa adottare, a propria difesa, argomenti del tipo "lo facevano tutti". Lo puo' usare chi vende fiori all'angolo di strada, ma non un imprenditore di alto livello>>.

Ma ad usare questo argomento, adesso, non e' Berlusconi. Sono i giudici d'appello.

<<La disciplina normativa della concessione delle attenuanti e' talmente ampia e lata che si presta ad accogliere qualsiasi tipo di previsione rientri nell'opinione del magistrato giudicante>>.

Anche lei, come il procuratore D'Ambrosio, ritiene che il regime delle attenuanti vada modificato?

<<Si', credo si debba rivederlo perche' ormai incide sulla tutela della legalita'>>.

Addirittura?

<<Un margine di applicazione cosi' largo si presta a operazioni che finiscono per togliere certezza alla pretesa punitiva dello Stato>>.

Perche' e' cosi' drastico?

<<Perche', quale che sia il cumulo criminoso giudicato, basta un ragionamento di questo tipo sulla concessione delle attenuanti per spazzare via tutte le aggravanti e ridurre drasticamente la reale data di prescrizione che e' stampata su ogni fascicolo, facendolo quindi cestinare molto prima di quanto sarebbe previsto>>.

Le attenuanti, cancellate dal codice fascista Rocco, sono state reintrodotte dopo la guerra e via via ampliate: come ritiene che oggi dovrebbero essere modificate? Riformulate o abolite?

<<Non ho mai condiviso, e non condivido nemmeno adesso che rispunta ad ogni drammatico fatto di sangue, questa corsa isterica all'aggravamento delle pene, perche' e' storicamente dimostrato che serve a poco. Penso invece che sarebbe utile rendere piu' serio il sistema delle pene>>.

Anche con una sorta di <<disarmo>> bilaterale?

<<Magari riducendo pure la soglia delle pene edittali previste per i reati. Ma assicurando maggiori efficacia e certezza all'esecuzione di queste pene>>.

Ancora sui tempi: l'altra ragione per concedere le attenuanti a Berlusconi, secondo la Corte d'Appello, e' il fatto che le tre tangenti sarebbero <<remote>>, l'ultima risalendo alla fine del 1991.

<<Fermo restando che nel merito preferisco non addentrarmi perche' tocchera' proprio ad un sostituto del mio ufficio decidere se impugnare o no la sentenza, anche questo argomento mi pare difficile da condividere, perche' puo' finire per essere un premio alle manovre dilatorie nei processi. Pone le premesse perche' un imputato si convinca che, se riesce a tirare per le lunghe i dibattimenti con le eccezioni, con i cavilli o con i certificati medici (secondo i casi), allora sfuma nel tempo il ricordo del fatto-reato ed egli puo' contare sulla concessione di attenuanti che a loro volta accelerano la prescrizione>>.

Luigi Ferrarella

E su quella visita a Palazzo Chigi i magistrati non credono a Berruti

MILANO - La visita dell'avvocato Berruti a Palazzo Chigi l'8 giugno 1994, il rebus del pass, il tentativo di far tacere un colonnello sulla tangente Mondadori? Berruti, secondo la corte d'appello, <<ha agito per far conseguire pl'impunita' a persone responsabili>>. Dice che voleva tutelare la stabilita' del governo? <<La positiva immagine di una coalizione di governo non puo' certamente ritenersi minacciata dal legittimo e doveroso esercizio dell'azione penale>>.

La Stampa del 25-07-2000

TANGENTI FINANZA PRESCRITTO IL <<CONCORSO MORALE>>

MILANO. <<Concorso morale>>. Secondo la seconda Corte di Appello di Milano, presieduta da Francesco Nese, e' questa la posizione d i Silvio Berlusconi nella vicenda delle tangenti pagate ai finanzieri impegnati nelle verifiche fiscali a Mondadori, Videotime e Mediolanum. Il reato e' comunque prescritto. Per quanto riguarda l'indagine analoga condotta su Telepiu', invece, Berlusconi va assolto perche' - sebbene risulti <<accertato il fatto contestato agli imputati e l'avvenuta consegna in denaro>> - le risultanze istruttorie <<non consentono di ritenere sicuramente provato un concorso morale>>. Queste in sintesi, le motivazioni - racchiuse in 248 pagine piu' sette allegati - della sentenza al processo di secondo grado. depositate ieri a Milano. Per la difesa, e' <<una sentenza bifronte>>, che <<da un lato mostra il profilo arcigno della giustizia di Tangentopoli in cui il verosimile si trasforma in certezza e, dall'altro, esibisce invece i segni del recupero di una legalita' che spazza via ipotesi e congetture>>.

Messaggero del 25-07-2000

Milano/L'assoluzione del Cavaliere Tangenti alla Finanza: le motivazioni dei giudici

MILANO - Chi autorizzo' i manager Fininvest a versare 330 milioni di tangenti alla Guardia di Finanza? <<Silvio Berlusconi>> dicono i giudici della Corte d'Appello di Milano. E u' strano ma vero u' sono gli stessi che settanta giorni fecero uscire indenne il Cavaliere dal processo per le mazzette alle Fiamme Gialle: <<Berlusconi assolto>> disse frettolosamente qualcuno. In realta', il capo di Forza Italia era stato "prescritto". Che significa? Che e' colpevole di tre dei quattro reati per cui era finito sotto processo, ma che il troppo tempo passato gli consente di non essere condannato.

La motivazione della sentenza e' stata resa nota ieri. E se non ha conseguenze sulla situazione giudiziaria del Cavaliere, ne ha sul piano politico. La vicenda delle tangenti alla GdF, infatti, e' la stessa per cui il presidente di Forza Italia, nel 1994, ricevette l'avviso di garanzia di cui ancora tanto si discute. Affermando che Berlusconi fu responsabile di quel pagamento di mazzette, i giudici dicono anche che quell'avviso di garanzia era piu' che legittimo.

Le ragioni del Tribunale sono spiegate in quasi trecento pagine. E dopo aver stabilito che a pagare materialmente i trecentotrenta milioni agli agenti delle Fiamme Gialle fu il manager della Fininvest Salvatore Sciascia, i giudici dicono che la decisione non venne presa dal solo Sciascia. I vertici del gruppo, all'epoca, erano due soli: <<Silvio e Paolo Berlusconi>>. Pero', aggiungono, <<l'autonomia decisionale di Paolo era ben poca cosa>>. E la sua <<maldestra confessione di aver autorizzato Sciascia al pagamento all'insaputa del fratello e' quindi falsa>>. Conseguenza: a dare il nulla osta <<fu proprio Silvio>>.

Tuttavia, nel processo conclusosi due mesi fa, si discuteva anche di una quarta tangente. Quella versata per la vicenda "Telepiu'". Su questa questione i giudici ritengono che non vi siano prove per incolpare il Cavaliere: perche' Telepiu' aveva piu' di un proprietario e, quindi, altre persone oltre a lui potevano avere interesse ad ammorbidire i contenuti della verifica fiscale della Guardia di Finanza.

Assolvendolo per questo episodio, i giudici hanno fatto uscire il leader di Forza Italia dal processo senza danni. Come? I tre episodi per il quale lo hanno ritenuto colpevole risalgono a un periodo di tempo superiore ai sette anni, e avendogli concesso le attenuanti generiche (perche' incensurato) hanno fatto scattare la prescrizione dei reati. Che, va ripetuto, non equivale a una assoluzione. Uno degli avvocati del Cavaliere, il professor Amodio, giudica la sentenza "bifronte": <<Da un lato mostra il profilo arcigno della giustizia di Tangentopoli, dall'altro esibisce i segni di un recupero della legalita'>>. La Procura generale, invece, ha fatto sapere che ricorrera' in Cassazione contro la prescrizione.

Re. Pez.

Repubblica del 25-07-2000

Pagina 22

"Tangenti, Berlusconi sapeva" - Ma per tre capi d'accusa e' scattata la prescrizione Depositate le motivazioni della sentenza sulle mazzette alla Guardia di finanza

di LUCA FAZZO

MILANO - Se quel che conta e' il risultato finale, allora l'entusiasmo con cui il 9 maggio scorso Silvio Berlusconi e i suoi legali accolsero la sentenza della Corte d'appello di Milano nel processo per le tangenti alla Guardia di finanza non viene scalfito: le motivazioni depositate ieri dai giudici di secondo grado spiegano passo per passo perche', valutati prove, indizi ed attenuanti, il Cavaliere sia uscito immacolato dal processo. Ma il percorso attraverso cui si arriva a questo risultato e' tale da lasciare l'amaro in bocca al leader di Forza Italia.

Per tre delle quattro accuse contestategli dal pool Mani Pulite, infatti, la Corte d'appello ribadisce che e' stata raggiunta la prova della sua colpevolezza sulla base di "elementi indiziari certi, univoci, precisi e concordanti". Berlusconi viene assolto per una sola accusa, quella relativa alla tangente Telepiu' : ma basta questo piccolo successo ad azzerare di fatto l'intero processo, perche' tutte le altre accuse vengono coperte dalla prescrizione.

Un impianto che lascia decisamente scontenta la Procura generale della Repubblica, che ora si prepara a ricorrere in Cassazione contro il proscioglimento di Berlusconi, ma che non soddisfa neppure i difensori dell'ex presidente del Consiglio, che in un comunicato accusano le motivazioni di essere "contraddittorie" e la sentenza "bifronte".

Secondo questo impianto, era senza ombra di dubbio Silvio Berlusconi, e non suo fratello Paolo (che se ne era assunto il carico con quella che viene liquidata come una "maldestra confessione") a ordinare il pagamento di circa 300 milioni di tangenti ai militari della Guardia di finanza che dovevano verificare la regolarita' dei conti della Mondadori, Mediolanum e Videotime, tutte societa' Fininvest. A convincere i giudici d'appello della colpevolezza del Cavaliere c'e', tra l'altro, la totale inconsistenza delle spiegazioni fornite da Berlusconi sull'utilizzo delle centinaia di milioni in contanti che uscivano dai suoi libretti di risparmio al portatore attraverso un meccanismo "anomalo, complesso ed equivoco".

Per arrivare, nonostante queste pesanti conclusioni, ad azzerare la condanna di Berlusconi la sentenza d'appello deve superare due scogli : l'affare Telepiu', cioe' l'unica tangente che il gruppo Fininvest ha sempre negato di avere pagato, e le attenuanti generiche, che il tribunale aveva rifiutato a Berlusconi in considerazione della gravita' del suo comportamento prima e dopo il processo. Sul primo punto, la sentenza di primo grado scritta dal giudice Francesca Manca viene pesantemente criticata dai giudici d'appello che - con quello che suona come un brusco cambiamento di registro - definiscono "mere presunzioni" gli indizi che avevano portato a condannare il Cavaliere anche per la tangente Telepiu' (di cui i giudici d'appello preferiscono indicare il mandante piu' probabile in uno dei soci di Berlusconi nella pay tv, Renato Della Valle).

Quanto ai motivi che avevano portato a rifiutare le attenuanti generiche i giudici d'appello li definiscono "element i privi di significazione" stante la "sostanziale incensuratezza" dell'imputato: e "il comportamento processuale improntato alla negazione dei fatti costituisce esercizio legittimo del diritto di difesa e non e' tale da evidenziare elementi negativi per definire deteriore la personalita' morale dell'imputato".