Corriere della Sera del 04-10-2000

RIMBORSI / Mussi: tutto regolare, tentativo di delegittimare i partiti

Ds, sfida alla Corte dei conti Spese elettorali, la Quercia chiede l'intervento di Violante

ROMA - Ds contro la Corte dei conti per l'inchiesta sui rimborsi elettorali ricevuti dai partiti per le Europee del '99, pubblicata ieri dal Corriere , da cui risulta che quasi tutte le formazioni politiche hanno incassato piu' di quanto abbiano speso. <<I conti elettorali sono regolari - protestano i capigruppo della Quercia, Fabio Mussi e Gavino Angius -, la legge si basa sul principio oggettivo per cui, per ogni voto ricevuto, ciascun partito riceve 4 mila lire. E cosi' e' stato>>. Il Corriere avrebbe dunque fatto un <<uso politico-propagandistico dell'informazione>>, pubblicando una relazione della magistratura contabile che, secondo Mussi, <<e' stata inviata al giornale prima che ai presidenti delle due Camere>>. Ma che risulta essere stata protocollata alla Camera addirittura il 26 luglio scorso.

Secondo i Ds la Corte dei conti, che avrebbe gia' <<ingiustamente condannato>> il sindaco di Roma Francesco Rutelli <<per aver applicato la legge sulle consulenze>>, in questo caso avrebbe <<sovrastimato i propri poteri>>, ponendosi <<al di sopra del Parlamento>>. <<La Corte - spiega il deputato Angelo Soda - dovrebbe limitarsi a verificare i conti in base alla conformita' alla legge e alla regolarita' della documentazione prodotta. Ora quei rendiconti sono regolari. Qui la Corte si doveva fermare. Invece si e' inventata un parametro di valutazione: la rilevazione del rapporto tra le spese rendicontate e i rimborsi, criterio che serve solo a creare elementi di delegittimazione dei partiti>>. Dopo l'attacco, l'appello: <<Il presidente della Camera dovra' dire qualcosa sui limiti di esercizio del potere della Corte dei conti, altrimenti si crea una continua invasione di potere>>. Il riferimento e' al caso Rutelli, il candidato-premier del centrosinistra, condannato dallo stesso organo per alcune consulenze assunte dal Comune di Roma: <<Rutelli ha soltanto applicato la legge che consente ai Comuni di dotarsi di collaboratori propri - dice Angius -.

Mi chiedo se si sia indagato anche sul Comune di Milano. In ogni caso se la Corte dei conti considera illegittima una legge deve rivolgersi alla Corte costituzionale>>. Sul piano politico Mussi pungola An, chiedendo se abbia rispettato l'impegno assunto di devolvere i rimborsi in beneficenza. Per tutta risposta An fa sapere che gli inviera' <<l'elenco delle associazioni, tutte rigorosamente apartitiche, che hanno ricevuto un contributo per la loro attivita'>>.

Angius invece se la prende con Berlusconi senza mai nominarlo: <<C'e' un candidato, l'ex piduista, il quale solo per affiggere manifesti spende dai 18 ai 20 miliardi di lire. Su questo si deve indagare. Non esiste Paese democratico e civile al mondo in cui a capo del governo si candidi l'uomo piu' ricco del Paese. Finira' che la classe dirigente verra' selezionata per censo, come nell'800>>. La replica e' del capogruppo di FI al Senato, Enrico La Loggia: <<Il presidente Berlusconi non e' mai stato "piduista". Quanto ai 30 miliardi anche la cifra e' falsa. Come si puo' facilmente riscontrare nei bilanci di FI, fa parte del normale rimborso previsto dalla legge sul finanziamento ai partiti>>. Ma e' giusta una legge che da' ai partiti molto piu' di quanto abbiano speso in campagna elettorale, configurandosi di fatto come una fonte di finanziamento? <<Un partito vive tutto l'anno e i rimborsi non attengono strettamente alla campagna elettorale>> dice Angius. E Mussi: <<Sono risorse significative, ma di certo non esorbitanti rispetto al resto d'Europa>>.

Antonella Baccaro

Politica

Stampa del 04.10.2000

IL VERTICE DELLA CASA DELLE LIBERTA' SI E' STRETTO ATTORNO AL LEADER

Ugo Magri

ROMA LA sorte della riforma elettorale si e' decisa alle 18,05 di ieri pomeriggio, cioe' esattamente sessanta secondi dopo che l'agenzia Ansa aveva trasmesso una dichiarazione di Gavino Angius, presidente dei senatori Ds, cosi' concepita: <<Quando noi abbiamo il partito dell'ex piduista Silvio Berlusconi che e' in grado di spendere circa 30 miliardi soltanto per l'affissione dei manifesti con il suo volto, abbiamo una grave anomalia>>, eccetera eccetera. L'occhio di Paolo Bonaiuti, portavoce del Cavaliere, si e' posato su quell'<<ex-piduista>> riferito al capo dell'opposizione.

Il tempo di stampare la notizia, di precipitarsi nella sala da pranzo di via del Plebiscito (adibita a stanza delle riunioni con Fini, Bossi e gli altri), di porgere il foglietto al padrone di casa che l'ha fatto circolare tra i presenti, ed i giochi erano fatti. Bossi ha sventolato il pezzo di carta arrivato tra le sue mani e ha tuonato: <<Vedi, Silvio, come ti trattano quelli la'? Come puoi dialogare con chi dice agli italiani che sei un massone della P2?>>. Lui, scurissimo in volto, ha annuito.

Riforma elettorale, addio per sempre. E pensare che, fino a un attimo prima, la partita non poteva dirsi ancora definitivamente conclusa. E' vero che Berlusconi s'era parecchio irritato per gli attacchi di Francesco Rutelli al Maurizio Costanzo Show della sera prima (<<mi ha dato del bugiardo sulla Finanziaria>>), e certo non gli avevano fatto piacere neppure gli eleganti sfotto' di Vincenzo Visco. Pero' il timore di trovarsi il cerino spento tra le dita, e di compromettere i rapporti con il Capo dello Stato che come tutti sanno preme per una nuova legge elettorale, lo avevano fin li' trattenuto.

Prova ne sia la discussione all'ora di pranzo con i due capigruppo, Pisanu e La Loggia: il primo pessimista sulla possibilita' di trovare un accordo con la sinistra, il secondo viceversa speranzoso, Berlusconi nel mezzo a spezzare una lancia vuoi in favore dell'uno, vuoi dell'altro. E quando il vertice del centrodestra e' cominciato intorno alle tre e mezza, con le relazioni tecniche di Fisichella, Castelli e Scajola, i presenti giurano che il dado era tutt'altro che tratto. Berlusconi si e' limitato a poche caute parole, Fini si e' tenuto sul problematico, solo Bossi ha detto chiaro e tondo che questa legge non s'aveva da fare.

Ha usato un argomento forte, il capo del Carroccio: <<E' immorale>>, si e' scaldato, <<cambiare i collegi alla vigilia delle elezioni. Ma come, un deputato o un senatore passano anni a costruire un rapporto col territorio, e poi poco prima del voto glielo cambiano sotto i piedi? Le regole del gioco>>, ha avvertito, <<non debbono essere garantite solo nei rapporti tra i poli, ma anche tra i parlamentari e la loro gente>>. Parole pesanti. Eppure, nemmeno l'intervento di Bossi era riuscito a far pendere la bilancia sul piatto della rottura. Berlusconi non era convinto, Scajola aveva studiato bene la questione e gli aveva garantito che (a certe condizioni) l'accordo con la maggioranza si poteva fare. Finche', appunto, e' sceso in campo Angius.

Da quell'istante, narrano concordi i testimoni, nella sala dove a malapena si riusciva a respirare per colpa del fumo, e' stato tutto un crescendo. Angius si e' sommato a Rutelli, Rutelli a Visco, e' scattato il cortocircuito. Da rischiosa opportunita', la legge elettorale e' diventata una trappola (<<chissa' che scherzi potrebbero tirarci alla Camera, nel segreto dell'urna>>). Buttiglione, che nel vertice precedente era schierato tra le colombe, e' passato armi e bagagli nella corrente dei falchi. Fini, rotti gli indugi, ha menato fendenti terribili. Perfino Casini e il cossighiano Sanza, fautori di una linea felpata, hanno ammesso che <<con una sinistra cosi' non si puo' trattare>>. E il Cavaliere ne ha preso atto con la formula piu' canonica:

<<Vedo che siamo tutti d'accordo...>>. Adesso i sussurri che filtrano da via del Plebiscito parlano di imminente e spettacolare show down , di guerriglia parlamentare scatenata su tutti i fronti, di <<maggioranza alla quale non ne faremo piu' passare una>>. In realta', per come e' andato il vertice della Casa delle liberta', Berlusconi ha piu' che pilotato la scelta di rompere l'ultimo filo di dialogo. <<Ma non poteva far altro>>, lo giustificano i fedelissimi.

Con la trattativa arenata su voto congiunto, premio di maggioranza e mappa dei collegi, con l'insofferenza di Bossi sempre piu' visibile, con la campagna elettorale virtualmente lanciata, il Cavaliere s'e' accorto che non poteva indossare oltre le vesti di Quinto Fabio Massimo, meglio noto come il Temporeggiatore. Tra l'altro, oggi comincia l'esame della legge al Senato, e scadono i tempi per presentare altri emendamenti. Insomma, era arrivato il tempo di prendere o lasciare. A malincuore, l'uomo dei rilanci questa volta ha lasciato.

Mercoledi' 4 Ottobre 2000

<<E' offeso? Ma se ci insulta ogni giorno>>

Il capogruppo Ds: una decisione sconsiderata I ds sono decisi ad andare avanti: gia' oggi chiederanno alla commissione Affari costituzionali del Senato di votare la legge elettorale, per poi passarla subito in aula. <<Non solo e' un diritto della maggioranza, ma un  dovere dare modo al Paese di raggiungere la stabilita'>>, dice un arrabbiatissimo Gavino Angius, capogruppo della Quercia a Palazzo Madama, al termine di una giornata concitata.

Senatore Angius, cosa pensa di questa rottura? <<La considero una decisione sconsiderata, che getta a mare anche quest'ultimo estremo tentativo che abbiamo fatto di dare al Paese una legge elettorale, con grande e incontrovertibile apertura. Abbiamo modificato piu' volte le nostre posizioni>>.

E' stata una sorpresa?

<<Pensavamo di essere vicini ad un accordo, anche se temevano una rottura. Ci siamo mossi per evitarla in tutti i modi. E devo confessare che non ho capito le motivazioni di merito del loro "no". Ho capito quelle politiche, elettorali: forse credono che convenga loro di piu'>>.

Il Presidente Ciampi ha fatto ogni tentativo per convincere anche l'opposizione a votare questa riforma, ma non e' stato ascoltato.

<<Con grande sensibilita' e discrezione il Capo dello Stato ha fatto sapere la sua opinione perche' questo tentativo non naufragasse, credo sollecitando tutti per cercare di dare al Paese una legge che portasse stabilita'. Purtroppo le cose sono andate cosi'. La rottura e' stata determinata da una scelta freddamente calcolata da parte del Polo per puro interesse di parte. Di questo se ne assumono la responsabilita'>>.

Nel tardo pomeriggio, il segretario del Ccd Casini, quando il vertice dell'opposizione era ancora in corso, ha detto che <<a malincuore la legge rischia una archiviazione>>. Pensa vi siano divisioni nella Casa delle Liberta'?

<<Basta prendere i verbali della commissione Affari costituzionali del Senato. Forza Italia ha votato contro emendamenti che contenevano pezzi interi della loro proposta di legge Urbani-Tremonti. C'e' stato un vero e proprio ricatto della Lega, dopo il patto di ferro tra Bossi e Berlusconi, del quale probabilmente erano all'oscuro anche An e Ccd. Forse l'hanno capito oggi>>.

A questo punto che succedera'? Andrete avanti da soli anche per un riforma cosi' rilevante?

<<Vede, c'e' una questione di principio. La maggioranza ha non solo il dovere, ma il diritto, quando ritiene una sua proposta valida, di farla discutere e approvare dal Parlamento. Non sarebbe la prima volta che si vota a maggioranza una legge elettorale. D'altra parte vorrei sapere perche' il Polo nega a noi cio' che arroga a se' nella prossima legislatura. Il centrosinistra deve portare avanti in commissione la riforma e poi votarla al Senato. A quel punto il passaggio alla Camera sara' una decisione politica>>.

Lei in una conferenza stampa sui rimborsi elettorali ha fatto riferimento al <<candidato ex piduista>>, e La Loggia le ha replicato dicendo che Berlusconi non e' mai stato iscritto alla P2, ma ha solo ricevuto la tessera. Uno scontro durissimo, il clima e' tornato arroventato?

<<Non ho molto da replicare a La Loggia. Ho definito Berlusconi "l'ex piduista" perche' egli stesso aveva dichiarato ai magistrati di Verona nel 1988 la sua iscrizione alla Loggia P2. Dunque, poiche' questo signore insulta continuamente i Democratici di sinistra definendone i suoi dirigenti come "boss comunisti", d'ora in avanti io definiro' il leader di Forza Italia "ex piduista">>.

 

Repubblica del 04-10-2000

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Angius: Silvio, ex piduista ricco Botta e risposta tra il diessino e La Loggia

ROMA - Attacco frontale di Gavino Angius a Silvio Berlusconi (anche se il leader di Fi non viene mai nominato) sulle spese elettorali. "C'e' un candidato, l'ex piduista, il quale solo per affiggere manifesti spende dai 18 ai 20 miliardi di lire", denuncia il capogruppo ds. Immediata la replica del collega forzista La Loggia: "Come Angius sa bene, il presidente Berlusconi non e' mai stato piduista. In mancanza di argomenti, Angius continua ad insultare". Ma non e' che l'inizio. Angius controreplica: "Proprio Berlusconi affermo' che "essere piduista non e' un titolo di demerito" e ammise la sua iscrizione alla P2 definendo Gelli "persona stimata"".

Contro-controreplica del presidente dei senatori di Forza Italia: "Fai disinformazione. Berlusconi non e' mai stato iscritto alla P2. Chi dice questo dice il falso". Angius, sostiene La Loggia, ha estrapolato alcune frasi di Berlusconi in modo tendenzioso. Ma Angius non molla e rilancia, citando testualmente la deposizione del Cavaliere davanti al tribunale di Verona nell'88: "Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2", disse allora Berlusconi. La Loggia insiste: "Berlusconi restitui' al mittente la tessera che gli era stata inviata. La verita' storica e' questa".