Corriere della Sera del 06-03-2001

GIUSTIZIA

Rogatorie svizzere Non c’è ancora accordo per il via alla ratifica

Contestabile: possiamo tentare di discuterne, ma l’approvazione di questo trattato non risolve il problema

ROMA - La Svizzera, che poi è il Paese meno interessato al problema dei processi lumaca, ha già ratificato l’accordo bilaterale che accelera le rogatorie presentate dai magistrati italiani alle autorità elvetiche. A Roma, invece, a ridosso dello scioglimento delle Camere, il progetto di legge 6499 ancora ieri sera non compariva nell’ordine del giorno del Senato che, impiegando poco più di una manciata di minuti, potrebbe approvare il provvedimento già passato a larga maggioranza alla Camera. Tecnicamente c’è tempo fino all’ultimo giorno utile della legislatura: basterebbe dunque, tra oggi e venerdì, uno scatto di volontà da parte dell’Ulivo e del Polo in modo da trovare un’intesa, come ha auspicato ieri sul Corriere Vittorio Grevi. E quindi mettere in condizione l’ufficio di presidenza di poter inserire le rogatorie con la Svizzera nel pur fitto calendario dei lavori di Palazzo Madama. Il provvedimento di ratifica del trattato firmato nel settembre del ’98 dal guardasigilli Flick, che introduce anche molte innovazioni sulla videoconferenza con l’estero, è ormai merce di scambio. Il senatore Antonio Di Pietro (quando era pubblico ministero a Milano istruì da solo 600 processi con rogatorie) accusa la maggioranza: "Il governo poteva cadere sul federalismo se l’"Italia dei valori" non avesse votato a favore. Bene, in cambio di quel voto noi avevamo chiesto di non portare avanti la legge sul terzo mandato dei sindaci e il via libera sulle rogatorie: che cosa fa la maggioranza, perché non conduce in porto la ratifica del trattato? C’è forse un "polo trasversale" a cui non interessa questo provvedimento?".
In realtà, prima ancora che il senatore Di Pietro assesti i suoi fendenti, a Palazzo Madama è già stato bruciato un altro giorno utile nella lotta contro il tempo. Spiega il vicepresidente del Senato, l’azzurro Domenico Contestabile: "Questa è l’ultima settimana e c’è lo scoglio della riforma sul federalismo. Non credo che si possano fare le due cose insieme ma se la maggioranza preferisce mettere all’ordine del giorno le rogatorie noi saremmo d’accordo. Anzi, per l’Ulivo potrebbe essere un buona via d’uscita dopo aver tentato di cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza". Il senatore di Forza Italia non concede nulla di più: "E’ vero, il provvedimento è passato alla Camera con una larga maggioranza ma ratificare questo trattato non risolve mica il problema perché, molto spesso, le rogatorie proposte dai magistrati italiani non sono sufficientemente motivate. E per questo rimangono ferme".
Gavino Angius, capo dei senatori Ds, respinge la proposta al mittente: "Sulla convenzione tra Italia e Svizzera a proposito delle indagini giudiziarie anche sui reati fiscali, si fa sapere, dalla destra, che questo provvedimento può essere approvato in Senato solo se la maggioranza non vota il federalismo. Questo è un vero ricatto ed è evidente la totale inaffidabilità della destra". E Guido Calvi, avvocato e senatore diessino, dice chiaro e tondo che con tempi così stretti è impossibile che la maggioranza ce la faccia da sola: "Vogliono boicottare una legge utile per tutti e questo dimostra il loro scarso senso dello Stato. Ma se non c’è l’accordo è inutile tentare: possiamo anche mettere le rogatorie all’ordine del giorno ma poi il Polo fa ostruzionismo anche su questo. Con mille emendamenti".

Dino Martirano