Campionari di articoli apparsi sulla Padania quando  Berlusconi era "mafioso" e "pregiudicato".

Gli articoli sono in ordine cronologico.

Alcune perline

08-07-98 : Berlusconi mafioso? 11 domande al Cavaliere per negarlo - Oltre gli "anonimi" flussi finanziari, c'e' un altro mistero da svelare  Un impero di prestanome Caro Silvio, perche' li ha usati dal '68 all'84?

21-07-98 : Riciclaggio: sequestrata la contabilita'. Il Cavaliere mette le mani avanti: potrebbero mancare i riscontri A nudo le holding di Berlusconi

21-07-98 : Berlusconi: "Bossi e' un capobanda"   - Nessun accordo con Bossi

22-07-98 : articolo dell'Economist  in cui "Berlusconi veniva definito senza mezzi termini un "criminale condannato tre volte"

22-07-98 : Bossi : <<La caduta del suo governo? Berlusconi venga da me, che gliela spiego io...! Sono stato io a metter giu' il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto>>

30-07-98 : il 27 marzo del 1994, il Cavaliere entro' direttamente in pista, utilizzando gli organi di informazione di sua proprieta' e riuscendo a trasformare un uomo amico di Craxi, in una verginella politica che avrebbe rappresentato il "nuovo che avanza".

30-07-98 : Il curriculum giudiziario del Cavaliere farebbe invidia a un boss della mala.

30-08-98 : Berlusconi risponde in maniera scomposta. A chi gli domanda pubblicamente spiegazioni , oppone l'ira dei suoi fedelissimi e l'azione dei suoi legali. A chi testimonia presso i magistrati, vedi Rapisarda, querele amplificate da potenti campagne televisive e della carta stampata (tutti mezzi da lui controllati) e infine direttamente ai giudici impressionanti pressioni concentriche a cui portano man forte "legioni" di deputati e senatori di Forza Italia in Parlamento. Di fronte a questo esercito formidabile, che dire? Golia sembrava invincibile.

13-09-98 : Dalla Laguna, Bossi risponde al Cavaliere: un palermitano che parla meneghino. <<Il Berlusca sparira'>>. Invece di attaccare, spieghi da dove vengono i suoi soldi

29-09-98 : Svelato il primo grande segreto di Silvio Berlusconi: ecco le Holding fantasma del suo impero - Le sedici casseforti occulte - Ruggeri, autore di saggi sul Cavaliere, racconta la clamorosa scoperta

29-09-98 : Cavaliere, avete risposto ufficialmente, circa 10 giorni fa, alle indiscrezioni di stampa sull'esistenza delle "38 Holding Italiane" dichiarando che tale notizia e' falsa e priva di ogni fondamento.Male, signor Berlusconi, molto male. Come le ben sa, avete detto una menzogna.

29-09-98 : Scoperto questo dedalo sotteraneo, nascosto da lei, Cavaliere, per tutti i 17 anni indietro da oggi, sia certo che non molleremo l'inchiesta, anzi. Ossequi alla "famiglia". - MAX PARISI.

13-10-98 : Ma dietro a Berlusconi si vedono chiaramente i fili che fanno muovere il pupazzo di Arcore: sono quelli dei poteri occulti in odor di mafia, le cui radici si innestano a Palermo, mentre i rami fanno ombra su tutto il Nord.

27-10-98 :    Bossi rincara la dose dal Congresso federale della Lega: il capo di Forza Italia parla meneghino ma nel cuore e' palermitano <<La Fininvest e' nata da Cosa Nostra>> Lo tengono in piedi perche' rappresenta i loro interessi al Nord, e' il loro "figlio di buona donna"

24-02-99 : Il Senatur replica duramente alle affermazioni del Cavaliere che torna ad attaccare la Lega - Bossi: il piduista non ci fermera' - Berlusconi in Veneto straparla: "I leghisti sono il mio popolo"

24-03-99 : C'e' anche questo - Silvio: Scalfaro dica che non sono mafioso

03-10-99 : Roberto Maroni replica al Cavaliere che aveva attaccato i ministri leghisti del suo esecutivo - Berlusconi, metodi mafiosi - "Se gli si tolgono gli strumenti della politica-fiction, si sgonfia subito"

25-11-99 : Par Condico Ante Litteram: drastico decreto del '57 - C'e' una legge inapplicata: Berlusconi e' ineleggibile

29-02-2000 : Giulio Tremonti sgombra ogni equivoco: non esistono patti segreti Accordo Lega-Polo: tutto alla luce del sole

http://www.lapadania.com/1998/maggio/05/050598p04a4.htm

Rivelazioni di un teste al processo Dell'Utri. Fu Craxi a spingere Berlusconi in politica

<<Fu Craxi a spingere Berlusconi a muoversi in politica, per creare un movimento al Nord, pensando che al Sud avrebbero avuto successo le liste <<fai-da-te>> con gli ex Dc e Psi>>: a tracciare questa ricostruzione di eventi e' stato Ezio Cartotto, ex dirigente Dc a Milano, ma anche ex consulente Fininvest. Lo ha detto deponendo al processo al deputato di Forza Italia Marcello Dell'Utri, accusato di concorso in associazione mafiosa, e al presunto mafioso Gaetano Cina'. La sua testimonianza ha animato l'udienza ed ha spinto Dell'Utri, per la prima volta in sei mesi, a parlare in processo. Cartotto ha raccontato che quando si occupava di Enti locali per la Dc, aiuto' Berlusconi a perfezionare licenze ed adempimenti per la costruzione di "Milano due". Negli anni '80 tenne lezioni di storia della politica per i dirigenti di Publitalia. Nel '92 un <<Berlusconi preoccupatissimo di perdere le concessioni televisive>> gli commissiono' uno studio sulla crisi politica italiana.

Ora, chiusi i rapporti con Fininvest, ha in pubblicazione un libro in cui ricostruisce i rapporti con il Cavaliere e con il suo gruppo, che conterrebbe anche "rivelazioni pepate" sui retroscena della nascita di Forza Italia, di cui ha dato un assaggio in aula riferendo del presunto incontro, nell'aprile del '93, Craxi-Berlusconi che indusse l'imprenditore ad impegnarsi in politica. Ed ha aggiunto: <<Berlusconi mi aveva promesso un mandato parlamentare. Poi, visto il mio contributo alla formazione del governo, chiesi almeno il posto di sottosegretario per un mio amico milanese. Non ho mai saputo perche' le mie richieste non ebbero risposta>>.E Dell'Utri? <<Lui non c' entra- ha risposto il teste- non gli porto rancore>>, ed ha confermato che durante un congresso Dc, tra il '72 e il '73, Dell'Utri gli chiese informazioni su Ciancimino <<che voleva fondare una sua corrente>>, e ha aggiunto di aver "interpretato" quella curiosita' come <<un interesse favorevole>>.

Il teste ha riferito che quando Dell'Utri apprese dalla Tv del suicidio di Domenico Signorino, avvenuto il 4 dicembre del '92, <<scaglio' il telecomando spiegandogli di essere amico del giudice>>. Riferendosi <<ad una violenta campagna di stampa contro Dell'Utri accusato di collusioni mafiose>>, Cartotto ha detto che Berlusconi era molto preoccupato e che Dell'Utri un giorno commento': <<Silvio non deve dimenticare che io so tante cose...>>. Il teste (indagato a Torino per false fatturazioni), ha sostenuto infine che <<Berlusconi voleva favorire un conglomerato di centro che prendesse i voti dei partiti in crisi>> e che <<i primi ad essere contattati furono Amato, Martinazzoli e Segni>>.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/02/020798p15a1.htm

La procura antimafia di Palermo: tramite Dell'Utri capitali illeciti per le holding del Cavaliere <<Soldi sporchi nei forzieri del Berlusca>> I legali del presidente di FI si oppongono alla perquisizione: e' un parlamentare

PALERMO

La procura antimafia di Palermo sospetta che capitali di provenienza illecita siano finiti, tramite Marcello Dell'Utri, nelle holding di Silvio Berlusconi e ne vuole aprire i forzieri. Ma i legali del presidente di FI, Giuseppe De Luca ed Ennio Amodio, si oppongono al decreto di perquisizione, per le <<prerogative riconosciute all'onorevole Berlusconi quale appartenente alla Camera dei Deputati>>. Dunque un invito a chiedere autorizzazione a Montecitorio. La Procura replica con <<richiesta di esibizione e consegna di copia degli atti>>, motivata da improrogabili <<esigenze processuali>> nell'ambito dell'indagine per riciclaggio contro Dell'Utri. Il primo atto di questa schermaglia processuale e' un decreto di perquisizione del 16 giugno. I pm Antonio Ingroia e Nico Gozzo, titolari anche dell'indagine sull'ipotesi di concorso in riciclaggio contro Dell'Utri (parallela al processo per concorso esterno in fase dibattimentale) chiedono di acquisire copia dei documenti contabili di alcune societa', le cosiddette "Holding", che controllano l'intero capitale della Fininvest. In particolare, si chiede l'esibizione degli atti costitutivi, dei libri-soci e dei libri-giornale delle societa': dalla "Holding Italiana prima" alla "Holding Italiana ventitreesima".

Sei giorni dopo, il 24 giugno, giunge a Palermo notifica di opposizione degli avvocati De Luca e Amodio. <<Nelle holding - scrivono i legali - si trova concentrato il patrimonio personale dell'onorevole Berlusconi che costituisce punto di riferimento e strumento della sua attivita' imprenditoriale, come tale quindi protetto dalla tutela costituzionale accordata a tutti i rapporti riconducibili alla attivita' personale del cittadino investito di funzioni parlamentari>>. Gli avvocati invitano percio' la procura di Palermo a chiedere l'autorizzazione alla Camera per acquisire le informazioni richieste su ventidue delle Holding citate nel provvedimento, quelle detenute <<direttamente o indirettamente dall'onorevole Berlusconi>>. Via libera, invece, per la "Holding Italiana Ventitreesima" che fa capo, spiegano i legali, <<ad altre persone della stessa famiglia>> non coperte dalla tutela accordata ai parlamentari. La Procura replica allora rinnovando la richiesta di esibizione degli atti che le interessano, motivandola con <<esigenze processuali determinate dalla sussistenza di gravi indizi in ordine ai reati ascritti a Marcello Dell'Utri>>. La Procura sostiene infatti che nell'acquisizione di "pacchetti film" da parte della societa' "Reteitalia spa", negli anni '70 e '80, sarebbero confluiti capitali illeciti.

Http://www.lapadania.com/1998/luglio/07/070798p13a6.htm

Pentito inguaia Berlusconi al processo Dell'Utri. oggi a Milano, sentenza per le mazzette Gdf <<Silvio riciclava i soldi della mafia>>

PALERMO

<<I soldi della banda della Magliana e quelli della mafia siciliana sono stati dati a Silvio Berlusconi per finanziare la speculazione edilizia in Sardegna>>. Lo ha detto ieri in aula il collaboratore di giustizia Antonio Mancini, 50 anni, ex componente della banda della Magliana, deponendo a Palermo nel processo a Marcello Dell'Utri, accusato di concorso in associazione mafiosa. <<A parlarmi per la prima volta di Berlusconi - ha detto Mancini - e' stato Francis Turatello verso la fine degli anni Settanta, quando eravamo rinchiusi nel carcere di Trani. Turatello mi disse che attraverso l'imprenditore, i milanesi riciclavano i soldi provenienti dai sequestri di persona e dal traffico della droga. Berlusconi faceva muovere il denaro della criminalita' organizzata>>. Mancini ha parlato dei rapporti che esistevano fra la banda della Magliana e boss come Pippo Calo' e Stefano Bontade. <<Il riciclaggio dei soldi della mafia e della criminalita' - ha detto - avveniva attraverso Silvio Berlusconi e Flavio Carboni; la banca usata per ripulire il denaro che arrivava a Berlusconi era il Monte dei Paschi di Siena>>.

Rispondendo alle domanda del pm Nico Gozzo sulla differenza di ruoli, Mancini ha detto: <<Entrambi erano uguali perche' ci servivamo di loro per ripulire il denaro, solo che uno metteva i tacchi alti e il parrucchino, l'altro era terra-terra...>>. Mancini ha parlato poi di presunti contatti fra la banda della Magliana e uomini delle istituzioni. <<Ricordo - ha detto - che avevamo rapporti con Vitalone e l'onorevole Evangelisti. Non li ho mai visti di persona ma fra di noi sapevamo che potevamo contare su di loro>>. Ha poi deposto un altro pentito, il cosentino Francesco Pino: <<Marcello Calvano mi avvicino' nella primavera del '94 - ha detto il teste - per invitarmi a votare Forza Italia perche' era una forza politica garantista e avrebbe fatto qualcosa per modificare il 41 bis e la legge sui collaboratori di giustizia>>. <<Assisto nauseato all'interminabile tiro al bersaglio contro la mia persona>>, ha risposto Silvio Berlusconi. <<Mancano solo le stragi della Banca dell'Agricoltura, dell'Italicus e della stazione di Bologna, ma forse - ha proseguito - basta aspettare>>. Oggi intanto a Milano e' prevista la sentenza al processo per le mazzette alle Fiamme Gialle. La procura aveva chiesto 3 anni per  Berlusconi. E sempre a Milano ieri, al processo "All Iberian" la difesa del Cavaliere ha chiesto l'assoluzione. Sentenza il 13 luglio.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/08/080798p02a1.htm

Berlusconi mafioso? 11 domande al Cavaliere per negarlo Dai miliardi per comprare il terreno della futura Milano2, alle societa' siciliane con parenti di Buscetta: al Signore di Arcore la parola. Spieghi, e sia chiaro

di max parisi

Basta. Basta con questa indicibile manfrina messa in piedi dai mezzi di comunicazione di massa sulle vicende giudiziarie - specialmente quelle palermitane - di Silvio Berlusconi. E' arrivata l'ora delle certezze definitive. Di seguito presento al signor Berlusconi una serie di domande invitandolo pubblicamente a rispondere nel merito con cristallina chiarezza affinche' una volta per tutte sia lui in prima persona a dimostrare - se ne e' capace - che con Cosa Nostra non ha e non ha mai avuto nulla a che fare. A scanso di equivoci e strumentalizzazioni, gia' da ora - signor Berlusconi -  le annuncio che nessuna delle notizie sul suo conto che leggera' in questo articolo e' frutto di "pentimenti", e nessuna delle domande che le sto per porre si basa o prende spunto anche fosse in modo marginale dalle parole dei cosiddetti "pentiti". Tutto al contrario, esse si basano su personali indagini e su documenti amministrativi che in ogni momento - se lo riterra' - potro' inviarle perche' si sinceri della loro autenticita'. Detto questo, prego, legga, e mi sappia poi dire.Partiamo da lontano, perche' lontano inizia la sua storia imprenditoriale, signor Berlusconi.

Primo quesito: lei certamente ricorda che il 26 settembre 1968 la sua  societa' - l'Edilnord Sas - acquisto' dal conte Bonzi l'intera area dove di li' a breve lei costruira' il quartiere di Milano2. Lei pago' l'area circa 4.250 lire al metro quadrato, per un totale di oltre 3 miliardi. Questa somma, nel 1968 quando lei aveva appena 32 anni e nessun patrimonio familiare alle spalle, e' di enorme portata. Oggi, tabelle Istat alla mano, equivarrebbe a 38 miliardi, 739 milioni e spiccioli. Dopo l'acquisto - intendo dire nei mesi successivi - lei apri' un gigantesco cantiere edilizio, il cui costo arrivera' a sfiorare 500 milioni al giorno, che in circa 4-5 anni portera' all'edificazione di Milano2 cosi' come e' oggi. Ecco la prima domanda: signor Berlusconi, a lei, quando aveva 32 anni, gli oltre 30 miliardi per comprare l'area, chi li diede? Inoltre: che garanzie offri' e a chi per ricevere tale ingentissimo credito? In ultimo: il denaro per avviare e portare a conclusione il super-cantiere, chi glielo forni'? Vede, se lei non chiarisce questi punti, si e' autorizzati a credere che le due misteriose finanziarie svizzere amministrate dall'avvocato di Lugano Renzo Rezzonico "sue finanziatrici", cosi' come altre finanziarie elvetiche che entreranno in scena al suo fianco e che tra poco incontreremo, sono paraventi dietro i quali si sono nascosti soggetti tutt'altro che raccomandabili. Si', perche' - mi creda signor Berlusconi - nel 1998, oggi, se lei chiarisse una volta per tutte, con nomi e cognomi, chi le presto' tale gigantesca fortuna facendo con questo crollare ogni genere di sospetto e insinuazione sul suo conto, nessuno e dico nessuno si alzerebbe per criticarla sostenendo che lei opero' con capitali sfuggiti, per esempio, al fisco italiano e riparati in Svizzera, poi rientrati in Italia grazie alla sua attivita' imprenditoriale. Sarei il primo ad applaudirla, signor Berlusconi, se la realta' fosse questa. Se invece di denaro frutto di attivita' illecite, si tratto' di risparmi onestamente guadagnati e quindi sottratti dai rispettivi proprietari al fisco assassino italiota che grazie a lei ridiventarono investimenti, lei sarebbe da osannare. Parli, signor Berlusconi, faccia i nomi e il castello di accuse di riciclaggio cadra' di schianto.                                                                                                                                              Secondo quesito: il 22 maggio 1974 - certamente lo ricorda, signor Berlusconi - la sua societa' "Edilnord Centri Residenziali Sas" compi' un aumento di capitale che cosi' arrivo' a 600 milioni (4,8 miliardi di oggi, fonte Istat). Il 22 luglio 1975 la medesima societa' esegui' un altro aumento di capitale passando dai suddetti 600 milioni a 2 miliardi (14 miliardi di oggi, fonte Istat). Anche in questo caso, vorrei sapere da dove e da chi sono arrivati queste forti somme di denaro in contanti.                                                                                                                                                                                                                  Terzo quesito: il 2 febbraio 1973 lei fondo' un'altra societa', la Italcantieri Srl. Il 18 luglio 1975 questa sua piccola impresa divento' una Spa con un aumento di capitale a 500 milioni. In seguito, quei 500 milioni diventeranno 2 miliardi e lei fara' in modo di emettere anche un prestito obbligazionario per altri 2 miliardi. Signor Berlusconi, anche in questo caso le chiedo: il denaro in contanti per queste forti operazioni finanziarie, chi glielo diede? Fuori i nomi.      Quarto quesito: lei non puo' essersi scordato che il 15 settembre 1977 la sua societa' Edilnord cedette alla neo-costituita "Milano2 Spa" tutto il costruito del nuovo quartiere residenziale nel Comune di Segrate battezzato "Milano2" piu' alcune aree ancora da edificare di quell'immenso terreno che lei compero' nel '68 per l'equivalente di piu' di 32 miliardi in contanti. Tuttavia quel 15 settembre di tanti anni fa, accadde un altro fatto: lei, signor Berlusconi, decise il contemporaneo cambiamento di nome della societa' acquirente. Infatti l'impresa Milano2 Spa inizio' a chiamarsi cosi' proprio da quella data. Il giorno della sua fondazione a Roma, il 16 settembre 1974, la futura  Milano2 Spa - come lei senza dubbio rammenta - viceversa rispondeva al nome di Immobiliare San Martino Spa, "forte" di un capitale di lire 1 (un) milione, il cui amministratore era Marcello Dell'Utri. Lo stesso Dell'Utri che lei, signor Berlusconi, sostiene fosse a quell'epoca un <<mio semplice segretario personale>>. Sempre il 15 settembre 1977, quel milione venne portato a 500 e la sede trasferita da Roma a Segrate. Il 19 luglio 1978, i 500 milioni diventeranno 2 miliardi di capitale sociale. Ecco, anche in questo caso, vorrei sapere dove ha preso e chi le ha fornito tanto denaro contante e in base a quali garanzie.                                                                                                                                                                                                     Quinto quesito: signor Berlusconi, il cuore del suo impero, la notissima Fininvest, certamente ricorda che nacque in due tappe. Partiamo dalle seconda: l'8 giugno 1978 lei fondo' a Roma la "Finanziaria d'Investimento Srl" - in sigla Fininvest - dotandola di un capitale di 20 milioni e di un amministratore che rispondeva al nome di Umberto Previti, padre del noto Cesare di questi tempi grami (per lui). Il 30 giugno 1978 il capitale sociale di questa sua creatura venne portato a 50 milioni, il 7 dicembre 1978 a 18 miliardi, che al valore d'oggi sarebbero 81 miliardi, 167 milioni e 400 mila lire. In 6 mesi, quindi, lei passo' dall'avere avuto in tasca 20 milioni per fondare la Fininvest Srl a Roma, a 18 miliardi. Fra l'altro, come lei certamente ricorda, la societa' in questo periodo non possedeva alcun dipendente. Nel luglio del 1979 la Fininvest Srl, con tutti quei soldi in cassa, venne trasferita a Milano. Poco prima, il 26 gennaio 1979 era stata "fusa" con un'altra sua societa' dall'identico nome, signor Berlusconi: la Fininvest Spa di Milano. Questa societa' fu la prima delle due tappe fondamentali di cui dicevo poc'anzi alla base dell'edificazione del suo impero, e in realta' di milanese aveva ben poco, come lei ben sa. Infatti la Fininvest Spa venne anch'essa fondata a Roma il 21 marzo del 1975 come Srl, l'11 novembre dello stesso anno trasformata in Spa con 2 miliardi di capitale, e quindi trasferita nel capoluogo lombardo. Tutte operazioni, queste, che penso', decise e attuo' proprio lei, signor Berlusconi.Dopo la fusione, ricorda?, il capitale sociale verra' ulteriormente aumentato a 52 miliardi (al valore dell'epoca, equivalenti a piu' di 166 miliardi di oggi, fonte Istat). Bene, fermiamoci qui.  Signor Berlusconi, i 17 miliardi e 980 milioni di differenza della Fininvest Srl di Roma (anno 1978) chi glieli forni'? Vorrei conoscere nomi e cognomi di questi suoi munifici amici e anche il contenuto delle garanzie che lei, signor Berlusconi, offri' loro. Lo stesso dicasi per l'aumento, di poco successivo, a 52 miliardi. Naturalmente le chiedo anche notizie sull'origine dei fondi, altri 2 miliardi, della "gemella" Fininvest Spa di Milano che lei fondo' nel 1975, anno pessimo per cio' che attiene al credito bancario e ancor peggio per i fondamentali dell'economia del Paese.                                                                                                                                                                                                  Sesto quesito: lei, signor Berlusconi, almeno una volta in passato tento' di chiarire il motivo dell'esistenza delle 22 (ma c'e' chi scrive, come Giovanni Ruggeri, autore di "Berlusconi, gli affari del Presidente" siano molte di piu', addirittura 38) "Holding Italiane" che detengono tuttora il capitale della Fininvest, esattamente l'elenco che inizia con Holding Italiana Prima e termina con Holding Italiana Ventiduesima. Lei sostenne che la ragione di tale castello societario sta nell'aver inventato un meccanismo per pagare meno tasse allo Stato. Cosi' pure, signor Berlusconi, lei ha dichiarato che l'inventore del marchingegno finanziario, che ripeto detiene - sono sue parole - l'intero capitale del Gruppo, fu Umberto Previti e l'unico scopo per il quale l'invento' consisteva - e consiste tutt'oggi - nell'aver abbattuto di una considerevole percentuale le tasse, ovvero il bottino del rapinoso fisco italiota ai suoi danni, con un meccanismo assolutamente legale. Queste, mi corregga se sbaglio, furono le ragioni che addusse a suo tempo, signor Berlusconi, per spiegare il motivo per cui il capitale della Fininvest e' suddiviso cosi'. E' una motivazione, pero', che a molti appare quanto meno curiosa, se raffrontata - ad esempio - con l'assetto patrimoniale di un altro big dell'imprenditoria nazionale, Giovanni Agnelli, che viceversa ha optato da molti anni per una trasparentissima societa' in accomandita per detenere e definire i propri beni e quote del Gruppo Fiat. In sostanza lei, signor Berlusconi, piu' volte ha ribadito che "dietro" le 22 Holding c'e' soltanto la sua persona e la sua famiglia. Non avro' mai piu' motivo di dubitare di questa sua affermazione quando lei spieghera' con assoluta chiarezza le ragioni di una sua scelta a dir poco stupefacente. Questa: c'e' un indirizzo - a Milano - che lei, signor Berlusconi conosce molto bene. Si tratta di via Sant'Orsola 3, pieno centro cittadino. A questo indirizzo nel 1978 nacque una societa' fiduciaria - ovvero dedita alla gestione di patrimoni altrui - denominata Par.Ma.Fid.A fondarla furono due commercialisti, Roberto Massimo Filippa e Michela Patrizia Natalini. Detto questo, certo rammenta, signor Berlusconi, che importanti quote di diverse delle suddette 22 Holding verranno da lei intestate proprio alla Par. Ma.Fid. Esattamente il 10 % della Holding Italiana Seconda, Terza, Quarta, Quinta, Ventunesima e Ventiduesima, piu' il 49% della Holding Italiana Prima, la quale - in un perfetto gioco di scatole cinesi - a sua volta detiene il 100% del capitale della Holding Italiana Sesta e Settima e il 51% della Holding Italiana Ventiduesima. Vede, signor Berlusconi, dovrebbe chiarirmi per conto di chi la Par.Ma.Fid. gestira' questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perche' lei decise di affidare proprio a questa societa' tale immensa fortuna. Infatti lei - che e' un attento lettore di giornali e ha a sua disposizione un ferratissimo nonche' informatissimo staff di legali civilisti e penalisti - non puo' non sapere che la Par.Ma.Fid. e' la  medesima societa' fiduciaria che ha gestito - esattamente nello stesso periodo - tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e grande riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss - di area corleonese e non - operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona. Quindi, signor Berlusconi, a chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle quote delle Holding in mano alla Par.Ma.Fid.? Per conto di chi la Par.Ma.Fid. incassava i dividendi e gestiva le quote in suo possesso? Chi erano - mi passi il termine - i suoi "soci", signor Berlusconi, nascosti dietro lo schermo anonimo della fiduciaria di via Sant'Orsola civico 3? Capisce che in assenza di una sua precisa quanto chiarificatrice risposta che faccia apparire il volto - o i volti - di coloro che per anni incasseranno fior di quattrini grazie alla Par.Ma.Fid., ovvero alle quote della Fininvest detenute dalla Par.Ma.Fid. non si sa per conto di chi, sono autorizzato a pensare che costoro non fossero estranei all'altro "giro" di clienti contemporaneamente gestiti da questa fiduciaria, clienti i cui nomi rimandano direttamente ai vertici di Cosa Nostra.                                                                                                                                                                                                                 Settimo quesito: e' universalmente noto che lei, signor Berlusconi, come imprenditore e' "nato col mattone" per poi approdare alla televisione. Proprio sull'edificazione del network tivu' e' incentrato questo punto. Lei, signor Berlusconi, certamente ricorda che sul finire del 1979 diede incarico ad Adriano Galliani di girare l'Italia ad acquistare frequenze tivu'. Lo scopo - del tutto evidente - fu quello di costituire una rete di emittenti sotto il suo controllo, signor Berlusconi, in modo da poter trasmettere programmi, ma soprattutto pubblicita', che cosi' sarebbe stata "nazionale" e non piu' locale. La differenza dal punto di vista dei fatturati pubblicitari, ovviamente, era enorme. Fu un piano perfetto. Se non che, Adriano Galliani invece di buttarsi a capofitto nell'acquisto di emittenti al  Nord, inizio' dal Sud e precisamente dalla Sicilia, dove entro' in societa' con i fratelli Inzaranto di Misilmeri (frazione di Palermo) nella loro Retesicilia Srl, che dal 13 novembre 1980 vedra' nel proprio consiglio di amministrazione Galliani in persona a fianco di Antonio Inzaranto. Ora lei, signor Berlusconi, da imprenditore avveduto qual e', non puo' non avere preso informazioni all'epoca sui suoi nuovi soci palermitani, personaggi molto noti da quelle parti per ben altre questioni, oltre la tivu'. Infatti Giuseppe Inzaranto, fratello di Antonio nonche' suo partner, e' marito della nipote prediletta di Tommaso Buscetta. No, sia chiaro, non mi riferisco al "pentito Buscetta" del 1984, ma al super boss che nel '79 e' ancora braccio destro di Pippo Calo' e amico intimo di Stefano Bontate, il capo dei capi della mafia siciliana. Quindi, signor Berlusconi, perche' entro' in affari - tramite Adriano Galliani - con gente di questa risma? C'e' da notare, oltre tutto, che i fratelli Inzaranto sono di Misilmeri. Le dice niente, signor Berlusconi, questo nome? Guardi che glielo sto chiedendo con grande serieta'. Infatti proprio di Misilmeri sono originari i soci siciliani della  nobile famiglia Rasini che assieme alla famiglia Azzaretto - nativa di Misilmeri, appunto - fondo' nel 1955 la banca di Piazza Mercanti, la Banca Rasini. Giuseppe Azzaretto e suo figlio, Dario Azzaretto, sono persone delle quali lei, signor Berlusconi, con ogni probabilita' sentiva parlare addirittura in casa da suo padre. Gli Azzaretto erano - con i Rasini - i diretti superiori di suo padre Luigi, signor Berlusconi. Gli Azzaretto di Misilmeri davano ordini a suo padre, signor Berlusconi, che per molti anni fu loro procuratore, il primo procuratore della Banca Rasini. Certo non le vengo a chiedere con quali capitali - e di chi - Giuseppe Azzaretto riusci' ad affiancarsi nel 1955 ai potenti Rasini di Milano, tenuto conto che Misilmeri e' tutt'oggi una tragica periferia della peggiore Palermo, pero' che a lei Misilmeri possa risultare del tutto sconosciuta, mi appare inverosimile. Ora le ripeto la domanda: si informo' sulla "serieta'" e la "moralita'" dei nuovi soci - il clan Inzaranto - quando tra il 1979 e l'80 diverranno parte fondamentale della sua rete tivu' nazionale?                                                Ottavo quesito: certo a lei, signor Berlusconi, il nome della societa' Immobiliare Romana Paltano non puo' risultare sconosciuto. E' impossibile non ricordi che nel 1974 la suddetta, 12 milioni di capitale, fini' sotto il suo controllo amministrata da Marcello Dell'Utri, perche' proprio sui terreni di questa societa' lei dara' corso all'iniziativa edilizia denominata Milano3. Cosi' pure ricordera' che nel 1976 l'esiguo capitale di 12 milioni aumentera' a 500, e che il 12 maggio del 1977 salira' ulteriormente a 1 (un) miliardo, e che cambiera' anche la sua denominazione in Cantieri Riuniti Milanesi Spa. Come al solito, vengo subito al dunque: anche in questo ennesimo caso, chi le forni', signor Berlusconi, questi forti capitali per aumentare la portata finanziaria di quella che era una modestissima impresa del valore di soli 12 milioni quando la acquisto'?                                                                                                                                                                   Nono quesito: lei, signor Berlusconi, certamente rammenta che il 4 maggio 1977 a Roma fondo' l'Immobiliare Idra col capitale di 1 (un) milione. Questa societa', che oggi possiede beni immobili pregiatissimi in Sardegna, l'anno successivo - era il 1978 - aumento' il proprio capitale a 900 milioni. Signor Berlusconi, da dove arrivarono gli 899 milioni (4 miliardi e 45 milioni d'oggi, fonte Istat) che fecero la differenza?                                                                                   Decimo quesito: signor Berlusconi, in piu' occasioni lei ha usato per mettere in porto affari di vario genere - l'acquisto dell'attaccante Lentini dal Torino Calcio, ad esempio - la finanziaria di Chiasso denominata Fimo. Anche in questo caso, come nel precedente riferito alla Par.Ma. Fid., lei ha scelto una societa' fiduciaria - questa volta domiciliata in Svizzera - al cui riguardo le cronache giudiziarie si erano largamente espresse. Tenuto conto della potenza dello staff informativo che la circonda, signor Berlusconi, mi appare del tutto inverosimile che lei non abbia saputo, circa la Fimo di Chiasso, che e' stata per lungo tempo il canale privilegiato di riciclaggio usato da Giuseppe Lottusi, arrestato il 15 novembre del 1991 mentre "esportava" forti capitali della temibile cosca palermitana dei Madonia. Cosi' pure non le sara' sfuggito che Lottusi venne condannato a 20 anni di reclusione per quei reati. Tuttora e' in carcere a scontare la pena. Ebbene, signor Berlusconi, se quel gangster fini' in galera il 15 novembre del '91, nella primavera del 1992 - cioe' pochi mesi dopo quel fatto che campeggio' con dovizia di particolari, anche circa la Fimo, sulle prime pagine di tutti i giornali - il suo Milan "pago'" una forte somma "in nero" - estero su estero - per la cessione di Gianluigi Lentini, e uso' per la transazione proprio la screditatissima Fimo, fiduciaria di narcotrafficanti internazionali. Perche', signor Berlusconi?Ecco, queste sono le domande. Risponda, signor Berlusconi. Presto. Come ha visto, di "pentiti" veri o presunti non c'e' traccia negli 11 quesiti. Semmai c'e' il profumo di  centinaia di miliardi che tra il 1968 e il 1979 finirono nelle sue mani, signor Berlusconi. E tuttora non si sa da dove arrivarono. Poiche' c'e' chi l'accusa che quell'oceano di quattrini provenne dalle casse di Cosa Nostra e sta indagando proprio su questo, prego, schianti ogni possibile infamia dicendo semplicemente la verita'. Punto per punto, nome per nome. E' un'occasione d'oro per farla finita una volta per tutte. Sappia che d'ora in poi il silenzio non le e' piu' consentito ne' come imprenditore, ne' come politico, ne' come uomo.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/08/080798p04a1.htm

Dopo oltre sei ore di camera di consiglio il Tribunale ha emesso il verdetto per il boss di Forza Italia Mazzette GdF, Berlusconi condannato Due anni e nove mesi in primo grado. La difesa: <<Una sentenza politica>>

di EMILIO PARODI

MILANO (MILÀN)

Niente piu' giudici a Berlino per il Cavaliere. La settima sezione penale del Tribunale di Milano, dopo piu' di sei ore di camera di consiglio, ha condannato ieri sera Silvio Berlusconi a due anni e nove mesi di reclusione per le mazzette alle Fiamme Gialle. Appena un mese meno di quel che aveva chiesto il pm Gherardo Colombo al termine della sua requisitoria il 30 gennaio scorso. I suoi difensori contano di trovarne qualcuno, di giudice, nella cara vecchia Roma. Uno dei suoi avvocati infatti, il professor Giuseppe De Luca, qualche attimo dopo la lettura della condanna, preso dallo  conforto, dopo aver parlato di <<sentenza ingiusta>>, evita a pie' pari di citare il ricorso in Appello e si "rifugia" direttamente in Cassazione, a Roma, <<che non potra' che confermare la sua giurisprudenza, derubricando la corruzione in concussione>>. L'avvocato fa riferimento ad una sentenza della Suprema Corte che alcuni mesi fa annullo' tutte le condanne per corruzione degli stilisti alla Gdf, riformando il reato in concussione e mandando quindi assolti tutti gli imprenditori della moda. Quasi contemporaneamente, qualche metro piu' in la', l'altro difensore di Silvio Berlusconi, il professor Ennio Amodio, sta appoggiato col telefonino all'orecchio a un finestrone del "palazzaccio" fra la pioggia scrosciante. Comunica al Cavaliere la ferale notizia, e poi attacca i giudici milanesi con una veemenza che in tre anni aveva sempre lasciato al suo assistito. <<Questa e' una sentenza politica. E' una decisione in cui non c'e' alcun interesse per la giustizia e la legalita': e' una sentenza che ratifica la costruzione dell'accusa, cioe' il nulla>>. E poi, dopo aver preso fiato: <<Si tratta di un atto autoritario che trasferisce non gli atti del processo, ma il pensiero dei giudici. Tutto cio' diventa una sopraffazione delle ragioni della difesa, che ha provato e documentato come non ci fosse nulla nei confronti di Silvio Berlusconi e, nonostante questo, i magistrati lo hanno condannato. E' una sentenza di regime: per Silvio Berlusconi non c'e' giustizia a Milano.

Non aveva tutti i torti quando chiedeva che i suoi processi fossero trasferiti>>.Punto. Quando alle 18,20, in un'aula che scoppia di avvocati, cronisti di mezzo mondo, giudici e curiosi, il presidente Francesca Manca inizia a leggere la sentenza - <<In nome del popolo italiano, visti gli articoli...>> - si capisce che il processo piu' incerto per il Pool, quello che gli esperti definivano - in caso di assoluzione - la possibile "pietra tombale" di Mani pulite, quello del famoso avviso di garanzia al vertice di apoli, si e' concluso con un semaforo verde per il lavoro della procura, almeno in primo grado. E a stabilirlo, piu' che la condanna di Silvio, e' un'assoluzione, quella di Paolo. Quel fratello minore che aveva cercato di prendere su di se' tutta la colpa. Che aveva confessato di aver preso lui la decisione di pagare le tangenti alle pattuglie di finanzieri per le verifiche fiscali.

Quel Paolo Berlusconi che gli stessi coimputati avevano indicato come colui che aveva accettato di aprire la borsa, sottostando ad una concussione. I giudici, assolvendolo, sembrano sancire di non aver creduto al suo ruolo, e di considerarlo una sorta di "vittima sacrificale". Tanto da far dire all'avvocato Amodio: <<Mi rallegro per la sua assoluzione, ma essa suona come un segnale: non e' stato ritenuto attendibile quel che ha detto>>. Non sembra soddisfatto neppure il difensore di Paolo Berlusconi, Vittorio Virga, che dopo essersi rallegrato anche lui, dice di <<ritenere impossibile motivare la condanna di Silvio Berlusconi. Gli elementi di accusa sono tanto labili che la Corte d'Appello la cancellera'>>. Oltre al Cavaliere, i  giudici hanno condannato l'ex direttore amministrativo della Finivest Alfredo Zuccotti, a un anno e 4 mesi; il responsabile dei servizi fiscali, Salvatore Sciascia a due anni e mezzo, il consulente Giovanni Maria Berruti, deputato forzista, a 10 mesi, i tre marescialli della Finanza a pene dai 2 ai 3 anni. Assolto il colonnello Vincenzo Tripodi. Silvio Berlusconi e i tre marescialli dovranno anche rifondere i danni al ministero delle Finanze, con una provvisionale di 200 milioni. I giudici hanno trasmesso le deposizioni dei segretari di Berlusconi, Nicolo' Querci e Marinella Brambilla e dell'ex ministro psi delle Finanze Rino Formica, per aprire un'inchiesta per falsa testimonianza. Si conclude cosi' il primo capitolo del processo per le mazzette - 100 milioni per Videotime, 100 per Mediolanum, 130 per Mondadori, 50 per Telepiu' - versate alla Gdf. Ne sono previsti almeno altri due. Questo, il direttore del Tg4 Emilio Fede lo ha sentito in diretta, attraverso il telefonino acceso in aula da un suo cronista al momento della sentenza. Che la Fininvest definisce <<Una cattedrale di congetture: a Milano si sta scrivendo la pagina piu' nera della subordinazione della magistratura giudicante a quella inquirente>>.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/08/080798p02a2.htm

Oltre gli "anonimi" flussi finanziari, c'e' un altro mistero da svelare  Un impero di prestanome Caro Silvio, perche' li ha usati dal '68 all'84?

di Max Parisi

L'altra faccia della medaglia. Signor Berlusconi, certo che abbia letto l'articolo della pagina a fianco, ora vengo ad affrontare con lei un'altra questione - per nulla marginale - che sta alla base dei sospetti di riciclaggio su cui i magistrati palermitani stanno indagando. Nella sua scalata all'empireo dell'imprenditoria nazionale c'e' una costante che sconcerta, anzi, allarma: e' l'inconcepibile, continuo, inarrestabile uso di prestanome che lei ha fatto dal primo giorno della sua carriera imprenditoriale. Vuole che le rinfreschi la memoria? Mi spieghi il senso, tanto per cominciare, della nascita della sua prima societa', costituita il 29 settembre 1968 a Milano. Col nome di "Edilnord centri residenziali Sas di Lidia Borsani & C.", laddove la signorina Borsani - se non dico male una sua cugina, signor Berlusconi - era il socio d'opera, mentre il socio di capitale era la "Aktiengesellschaft fur Immobilienanlagen in Residenzzentren Ag" di Lugano che infatti forni' i 50.000 franchi svizzeri del capitale, prese vita l'impresa che di li' a poco sborsera' piu' di 3 miliardi per comprare l'area dove verra' costruita la citta' satellite di Milano2 nel Comune di Segrate. Era una bellissima iniziativa imprenditoriale, signor Berlusconi. Un'iniziativa di cui andare fieri, che qualsiasi altro imprenditore avrebbe firmato col proprio nome a caratteri cubitali. Lei no. Lei rimase nell'ombra, tanto quanto restarono nell'ombra i veri fornitori di quei primi 3 miliardi in contanti del 1968. Una bella somma, sa? Oggi varrebbero piu' di 32, proprio il numero che segna gli anni che lei aveva quando questa gigantesca fortuna fini' nelle sue mani. Ecco, se questo fu il primo caso di prestanomi al suo servizio, i successivi che la riguardano denunceranno uno stile che rimarra' costante per almeno 10 anni, i suoi primi 10 anni d'attivita', signor Berlusconi. Ricorda? La Italcantieri Srl, uno dei suoi bracci operativi nell'edilizia, nasce il 2 febbraio 1973 a Milano avendo come soci Renato Pironi, un giovane praticante notaio, ed Elda Brovelli, una casalinga senza alcuna occupazione o titolo di studio  inerente l'attivita' della societa' che va a fondare e per la cui "opera" percepira' solo 600.000 lire. Eppure lei usa questi due perfetti sconosciuti - nonche' incompetenti - per far muovere un'impresa che dovra' affrontare un progetto colossale: l'edificazione e l'ultimazione di Milano2. Perche'? Inoltre, mi permetta signor Berlusconi, i due suddetti - la casalinga e il praticante notaio - nell'atto di costituzione della Italcantieri risultano essere rappresentanti di due potenti quanto discutibili societa' svizzere: rispettivamente la "Eti Ag Holding" di Chiasso per la signorina Brovelli, e la Cofigen Sa per il giovane Pironi.I suoi due prestanome, signor Berlusconi, a loro volta rappresentavano i finanziatori? Lei non puo' non sapere chi si celasse dietro la Eti Holding e la Cofigen, due societa' finanziarie svizzere. Dica, faccia i nomi, perche' altrimenti rimane solo quello di Ercole Doninelli, finanziere elvetico primo fondatore della famigerata Fimo Sa di Chiasso, societa' di riciclaggio di capitali di mafia, che proprio nella Italcantieri - in seguito - entrera' in rapporti e affari. Anche la Sogeat Sas, che lei certamente conosce perche' vantava un credito nei suoi confronti - che immagino lei pago' - di 22,5 miliardi nel 1978 (101,5 miliardi di oggi), e'   un altro soggetto finanziario inquietante, mi permetta. Come fu possibile che ad amministrare la Sogeat Sas di Walter Donati & C., fondata il 4 luglio 1972 con un capitale di 400.000 lire, fu messo appunto il signor Donati, ovvero un suo impiegato, signor Berlusconi?  E poi: chi forni' al signor Donati 1 miliardo, 999 milioni e 600.000 lire per finanziare l'aumento di capitale della Sogeat deliberato ed attuato non molto dopo la fondazione? Guardi che stiamo parlando di una somma che oggi equivarrebbe a oltre 22 miliardi, mica noccioline. Fu un prestanome al fulmicotone, questo signor Donati. Gli ballavano in tasca i miliardi come a me le monetine. Tra l'altro, signor Berlusconi, eviti di dire - casomai - che della Sogeat sa poco e nulla, perche' se Walter Donati fu il socio d'opera, l'altro socio, il finanziatore, documenti alla mano fu l'avvocato Renzo Rezzonico di Lugano, lo stesso che amministrava le due finanziarie svizzere di cui sopra. Insomma, un personaggio che lei conosce e conosceva benissimo. Ora intendiamoci bene. Seppure possa sembrare irrazionale, la sua scelta di tenere costantemente per piu' di 10 anni un profilo imprenditoriale cosi' basso da risultare inesistente potrebbe essere giustificata da un riserbo caratteriale, da innata timidezza e modestia di cui pero' dal 1980 per tutto il tempo a venire fino a oggi non si trovera' piu' traccia.

D'accordo, proviamo a prendere per buona questa ipotesi.Se e' cosi' signor Berlusconi, mi usi la cortesia di spiegare all'opinione pubblica la "faccenda Berruti".  Quale?Le rammento i fatti. Il 12 novembre 1979, a Milano, il capitano della Guardia di Finanza Massimo Maria Berruti si presento' negli uffici di Foro Bonaparte della sua Edilnord, signor Berlusconi, e interrogo' proprio lei sui complicati giri societari e finanziari - farciti di prestanome, come abbiamo visto - che le avevano permesso di edificare Milano2. Certo ricorda, signor Berlusconi, che lei rispose al capitano Berruti a questo modo: <<Non sono il proprietario della Edilnord e tanto meno della Sogeat. Io sono un semplice consulente esterno>>. Nella relazione su questa ispezione, scritta e firmata da Berruti, risulta cosi'. Formalmente, la sua, fu una risposta ineccepibile, ma nella sostanza una menzogna tonante. Perche', signor Berlusconi, nego' l'evidenza? Di chi e che cosa ebbe paura? Non certo di Berruti, visto che pochi mesi dopo si dimettera' dalle Fiamme Gialle e presto diventera' consulente della Fininvest. Le ripeto la domanda: perche' sostenne di essere un "semplice consulente" delle societa' che avevano appena finito di edificare Milano2? A quale retroscena temette di essere associato? Forse si spavento' pensando che qualcuno avrebbe potuto domandarle chi realmente si celasse dietro i formidabili flussi finanziari arrivati dalla Svizzera alla Edilnord e alla Sogeat?Se non e' cosi', spieghi, dica come stanno le cose.Anche perche', vede, l'allora capitano Berruti (e attuale deputato Berruti di Forza Italia) nel pomeriggio di quel 12 novembre 1979 torno' a cercarla nei suoi uffici, signor Berlusconi, e le pose una domanda spiazzante. Berruti le chiese di spiegare come mai lei, che si era appena dichiarato "consulente esterno della Edilnord e della Sogeat", ovvero dell'intero affare Milano2, viceversa aveva garantito personalmente - tramite fideiussioni a diverse banche per importi monumentali - la solidita' di entrambe quelle societa'. Ma come, le fece notare la Gdf, i soci di capitale della Edilnord e della Sogeat erano ufficialmente svizzeri, cioe' i loro capitali erano svizzeri, e per loro garantiva un italiano, Berlusconi?

D'altra parte i fatti erano questi e cosi' la Gdf sospetto' - ma per poco, fintanto che Berruti non si dimise per mettersi a lavorare per lei, Cavaliere - che in realta' dietro le finanziarie elvetiche c'era ancora lei, Berlusconi. Sospetto piu' che legittimo direi, visto che ancora oggi non si sa, e appunto vengo a domandarle, chi c'era dietro le varie Eti Holding, Cofigen, Aktiengesellschaft & company. Capisce che se le Fiamme Gialle erano in qualche modo convinte che alle spalle di quelle sigle spuntava ancora lei, signor Berlusconi, la questione si complica, e di molto. Si', perche' a questo punto l'intera rete finanziaria da cui lei ricevette qualcosa come 200 miliardi in contanti quasi 30 anni fa, anziche' in Svizzera va collocata in Italia. E' cosi'? Dica, e' cosi' o si tratta di una mera fantasia? Non penso di poter tollerare il suo silenzio su questo punto centrale, perche' altrimenti entrerebbero in scena ben altri personaggi e situazioni. D'improvviso si materializzerebbero i fantasmi che circondano Marcello Dell'Utri, sotto processo a Palermo per mafia. Lugubri scenari che lei ha un solo modo per cancellare: raccontare tutto, nome per nome.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/08/080798p02a4.htm

E' facile: convochi una conferenza stampa

Max Parisi

Non molleremo. Insisteremo con ogni mezzo a disposizione di chi fa il nostro mestiere per avere, una volta per tutte, risposte certe e definitive. Silvio Berlusconi accusa i "pentiti" di essere dei mentitori prezzolati, accusa i magistrati - al minimo - di strumentalizzare dichiarazioni di delinquenti che in cambio dei loro "racconti" ottengono benefici di ogni genere, primo dei quali il piu' prezioso di tutti: la liberta', nonostante costoro siano responsabili di reati gravissimi, quasi sempre omicidi. Ebbene, c'e' un modo sicuro in mano a Berlusconi per far tacere questa gente e contemporaneamente far si' che le loro accuse si trasformino in un boomerang: svelare tutti i misteri che circondano - da sempre - in maniera impenetrabile la sua carriera imprenditoriale. I capitali "svizzeri" che alimentarono dal '68 in poi le iniziative edilizie del futuro Cavaliere sono limpidi come l'acqua di fonte? Prego, dica di chi erano, signor Berlusconi. Chi glieli affido' era integerrimo? Prego, faccia i nomi, cosi' sapremo quali onesti, laboriosi e lungimiranti italiani si fidarono di lei tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Ottanta permettendo - grazie all'enorme fiducia che lei riusci' a ispirar loro - la creazione della Fininvest e di cio' che ne e' seguito. Se lei insiste a tacere su questi fondamentali riscontri che accrediterebbero immediatamente la sua sincerita' facendo sprofondare in un abisso di menzogna tutti coloro l'accusano, lei di fatto dona il crisma della verita' a chi "ricorda" i suoi incontri milanesi con Stefano Bontate, a chi "rammenta" i suoi contatti finanziari con Francis Turatello, a chi "spiega" la presenza di Mangano a villa San Martino con ben diverse ragioni dalla cura delle stalle, a chi "parla" di vorticosi giri di capitali di eroina nella Banca Rasini e altro perfino di peggio. Ha capito, signor Berlusconi? E' facile. E' l'azione piu' semplice che si possa immaginare. Una bella conferenza stampa affiancato da qualcuno dei suoi antichi finanziatori sorridente come non mai che stringe in mano vecchi documenti bancari, e il gioco e' fatto. Sappia che se dovesse accadere, saro' in prima fila a plaudire un galantuomo.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/10/100798p13a3.htm

<<Dell'Utri chiese a Bontade venti miliardi da girare a Berlusconi che si trovava in difficolta' economiche>> Cosi' il Biscione si mise la coppola Rapisarda: quei soldi servivano per acquistare film e programmi. La Fininvest: tutto falso

ROMA

Un incontro a Parigi, nel 1980, tra Marcello Dell'Utri, Stefano Bontade e Filippo Alberto Rapisarda, nel corso del quale Dell'Utri chiese a Bontade, allora al vertice di Cosa Nostra, 20 miliardi da girare a Berlusconi, in difficolta' economica. Lo avrebbe rivelato ai magistrati di Palermo lo stesso Rapisarda, secondo quanto scrive "L'Espresso" in un articolo che sara' pubblicato sul prossimo numero e di cui e' stato anticipato il testo. <<Rapisarda - scrive il settimanale - dopo un primo interrogatorio dell'estate del '96 in cui aveva sostenuto che Bontade gli parlo', nel 1979, di 10 miliardi richiesti da Berlusconi e Dell'Utri alla mafia palermitana per entrare in societa' nel nascente Canale 5, si e' presentato in procura il 6 ottobre 1997>>. Rapisarda ricostruisce quindi l'incontro con Bontade e Dell'Utri e la richiesta dei 20 miliardi, quasi 80 miliardi ai valori di oggi: <<Con quei soldi - sostiene il finanziere siciliano, che non e' un pentito, sottolinea "l'Espresso", - il gruppo Biscione avrebbe acquistato diritti televisivi di film e programmi da ritrasmettere sulla sua tv commerciale>>. Il settimanale scrive quindi che sono cominciati i controlli sui documenti, <<partendo da quelli sequestrati alla Parmafid, una fiduciaria milanese cui fa capo il capitale sociale della Fininvest>>.La Parmafid ha sostanziali partecipazioni nelle 23 Holding Italiane, cui fa capo il capitale sociale della Fininvest. <<La Parmafid pero' - continua ancora "L'Espresso" - non veniva utilizzata solo da Berlusconi. La fiduciaria aveva anche altri clienti, tra cui gli imprenditori milanesi Joe Monti e Antonio Virgilio, due colletti bianchi al centro dell'inchiesta Pizza Connection, assolti dalle accuse di mafia da una provvidenziale sentenza dell'ex presidente della prima sezione della Cassazione Carnevale. Cosi' a partire dal 1997 gli investigatori della Dia hanno ricostruito gli acquisti di pacchetti di film avvenuti negli anni incriminati. Tutti contratti - scrive sempre il settimanale - conclusi a colpi di miliardi di ignota provenienza>>. "L'Espresso" ricorda poi che i legali di Berlusconi si sono opposti alla consultazione dei libri contabili delle Holding Italiane sostenendo che si tratta del capitale personale di Berlusconi, e che quindi bisogna chiedere l'autorizzazione al Parlamento. <<E' inaudito e indegno di uno Stato di diritto che in pieno svolgimento di processo certa stampa debba conoscere verbali di interrogatori tenuti nascosti alla difesa>>. Lo afferma in una nota il collegio difensivo dell'onorevole Marcello Dell'Utri a proposito delle anticipazioni dell'Espresso. <<Le rivelazioni del Rapisarda, per quanto frammentariamente concessoci dalle Agenzie - proseguono i legali - sono state smentite dalle acquisizioni finora compiute, e costituiscono solo la conferma della dedizione alla menzogna di tale soggetto, ancora in debito di gratitudine per la archiviazione della sua posizione da parte della Procura palermitana>>. <<Al fine di sgomberare il campo da ulteriori equivoci>> gli avvocati di Dell'Utri ribadiscono che <<i colleghi difensori dell'onorevole Berlusconi si sono opposti, per doveroso rispetto alle prerogative del loro cliente, al sequestro di atti comunque estranei agli acquisti cui si riferisce il Rapisarda, in ogni caso prestandosi alla esibizione degli stessi alla Autorita' giudiziaria, a riscontro della assoluta trasparenza delle operazioni finanziarie riferibili alla holding>>.  E la Fininvest smentisce in una nota <<di aver avuto relazioni finanziarie o di qualunque altro tipo con personaggi come Bontade o Rapisarda per l'acquisto di diritti televisivi o per altre operazioni>>.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/21/210798p15a2.htm

Riciclaggio: sequestrata la contabilita'. Il Cavaliere mette le mani avanti: potrebbero mancare i riscontri A nudo le holding di Berlusconi

PALERMO

Investigatori della Dia di Palermo e di Milano hanno sequestrato ieri mattina la documentazione contabile delle ventidue holding che custodiscono i capitali della Fininvest di Silvio Berlusconi. Il sequestro e' stato disposto con decreto della Procura di Palermo. Il provvedimento di sequestro e' stato disposto nell'ambito dell'indagine, condotta dalla Procura di Palermo, contro il deputato di Forza Italia Marcello Dell'Utri e l'imprenditore Carlo Bernasconi, 55 anni, dirigente della societa' "Rea", "Rete Emittenti Associate", entrambi indagati per riciclaggio in concorso con i boss Stefano Bontate e Mimmo Teresi. La Procura intende accertare se capitali mafiosi siano finiti, tramite Dell'Utri, nelle holding di Silvio Berlusconi.

La Procura ha disposto in particolare il sequestro di "atti costitutivi, libri-soci e libri-giornale" di ventidue societa' (dalla "Holding Italiana Prima" alla "Holding Italiana Ventiduesima") superando con un "atto autoritativo" l'opposizione dei legali di Berlusconi, avvocati Ennio Amodio e Giuseppe De Luca, per i quali la consegna dei documenti doveva essere subordinata ad una autorizzazione da richiedere al Parlamento. <<Nelle holding - avevano sostenuto i legali - e' concentrato il patrimonio di Berlusconi, che e' protetto dalla tutela costituzionale accordata a tutti i cittadini investiti di funzioni parlamentari>>. I legali ieri mattina si sono opposti formalmente al sequestro e hanno poi consegnato "le carte" annunciando che impugneranno il provvedimento. <<La magistratura non riuscira' ad addebitare alcuna vicenda di mafia>>: Silvio Berlusconi ha "tranquillizzato" i suoi, al consiglio nazionale, annunciando la 364/a perquisizione nei confronti della Fininvest. <<C'e' qualcuno, compresi certi famosi editorialisti, che sostiene che da parte del nostro gruppo non c'e' stata accettazione delle regole, che non abbiamo messo a disposizione tutto cio' di cui disponevamo affinche' fosse accertata la verita'!>>. Berlusconi ha spiegato che questa perquisizione si riferisce alla contabilita' degli ultimi 15 anni delle societa' al vertice del gruppo e che da cio' deriva un pericolo: <<Avranno le indicazioni di tante operazioni che essendo cosi' lontane nel tempo non troveranno piu' riscontro nelle scritture contabili, nelle banche. Bastera' dare qualche soffiata, magari attraverso un giornalista amico, a qualche calunniatore o pentito di professione ed ecco che da una operazione annunciata potra' far capolino, un morto di mafia, magari di 20 anni prima. Ecco come si diffonde un clima di sospetto>>. <<Per fortuna non ho mai avuto un rapporto, un incontro, una conoscenza. Mai una telefonata a qualcuno in Sicilia che possa essere presa a pretesto. Certo, se si prendono 10 pentiti, se da 10 conigli si tira fuori un leone, da 10 menzogne una verita', allora tutto e' possibile. Ma siamo certi che non potra' succedere>>. E la Procura ritiene "infondate" le ragioni dell'opposizione dei legali di Berlusconi all'acquisizione dei documenti. <<Nelle norme richiamate dai difensori di Berlusconi a tutela delle prerogative parlamentari - osservano i magistrati - non rientra la nostra richiesta di esibizione delle copie degli atti, in specie per la natura giuridica dei soggetti destinatari della richiesta, tutte societa' di capitali aventi personalita' giuridica di  diritto privato, assolutamente distinta dalla personalita' giuridica degli eventuali soci>>.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/21/210798p04a4.htm

E' l'amara certezza emersa da un sondaggio di Datamedia L'Italia? Corrotta fino all'osso. Ne e' convinto ben il 93% degli intervistati

di GIANLUCA ROSELLI

L'Italia e' un paese corrotto. Non e' una frase fatta e nemmeno uno slogan, ma e' quello che pensano il 93 % delle persone. Un sondaggio effettuato dalla Directa, infatti, rivela che il 93 % degli italiani crede che nel Paese esistano ancora zone inesplorate di corruzione, mentre solo il 5 % e' convinto che il fenomeno sia stato totalmente scoperto. In particolare, gli italiani sono convinti che il settore in cui e' piu' presente la corruzione sia la politica (38 %), seguita dalla pubblica amministrazione (25 %), gli affari (16 %), la magistratura (9 %) e la societa' civile (7 %).Il dato assume un certo rilievo se collegato anche ad un altro sondaggio effettuato in questi giorni secondo cui ben il 52 % delle persone dichiara di non avere fiducia nella magistratura, risultato in netta controtendenza rispetto ai consensi ottenuti da giudici in questi anni. Forse Silvio Berlusconi sta riuscendo nell'intento di convincere italiani del cattivo operato dei suoi inquisitori? O forse l'illegalita' e la corruzione sono ancora talmente diffusi che anche i risultati di Tangentopoli sono gia' stati dimenticati?Ma il sondaggio della Directa testimonia anche una forte perdita di fiducia nelle istituzioni come del resto si e' visto dalla basse percentuali di votanti nelle recenti elezioni amministrative. Il 76 % degli intervistati infatti, crede che lo Stato non difenda adeguatamente il cittadino dall'intimidazione della criminalita' e solo il 20 % reputa la risposta delle istituzioni sufficienti.Inoltre , secondo il 52 % dei cittadini, quasi tutti i reati contro il patrimonio restano impuniti. Infine, l'85 % degli intervistati pensa che la corruzione abbia un costo molto elevato per la societa', mentre per l'11 % il costo e' accettabile. E proprio su quest'ultimo dato si sofferma Nando della Chiesa intervenuto insieme ad altri politici, magistrati e rappresentanti della societa' civile alla tavola rotonda organizzata da <<Transparency International Italia>>, l'associazione contro la corruzione promotrice del sondaggio. <<In Italia sono anni che si parla di giustizia e ormai il Paese e' spaccato tra garantisti, ovvero i difensori di Berlusconi e i cosiddetti giustizialisti, che stanno dalla parte dei giudici afferma Dalla Chiesa - Questa divisione ideologica porta ad una distorsione della realta'. Per questo motivo alcuni pensano che la corruzione faccia funzionare meglio le cose, oppure che, come dice il cavaliere, il finanziamento illecito o il falso in bilancio non siano reati cosi' gravi>>.Di questa opinione e' anche Elio Veltri, ex-portavoce di Antonio Di Pietro. <<In questo Parlamento ci si potra' mettere d'accordo su tutto, ma non sulla giustizia - afferma Veltri - D'altronde e' difficile dialogare e scrivere delle regole con chi pensa solo a salvare la pelle. La commissione d'inchiesta su Tangentopoli, ad esempio, in un altro contesto si poteva fare e sarebbe stata utile per fare un inventario sul fenomeno della corruzione nel nostro Paese. Ma se chiedere e' proprio un inquisito e pluricondannato di Tangentopoli, allora inattuabile>>. E Veltri, bocciando anche la commissione dei saggi proposta da D'Alema, fa uso di metafora per rappresentare la situazione: <<La democrazia e' un'arena in cui si entra senza portafogli e senza pistola. Berlusconi ci e' entrato con tutte e due>>.Ma se per i due rappresentanti del centrosinistra per  riprendere il discorso sulla giustizia bisogna uscire dal paradosso-Berlusconi, per Corrado Tomassini Consigliere regionale della Lega Nord, la corruzione e' insita nei geni di questo tipo di Stato. <<Il potere si autoprotegge per sopravvivere prevaricando i diritti dei cittadini - afferma - Ma se lo Stato non riesce a fare rispettare le leggi perde credibilita' ed e' destinato a distruggersi>>.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/21/210798p04a7.htm

Berlusconi: "Bossi e' un capobanda"

Nessun accordo con Bossi e quanto ai comunisti e' inutile difinirli "post'' o "ex" perche' rimangono sempre e solo comunisti. Lo ha ribadito Silvio Berlusconi, nel suo intervento conclusivo al Consiglio nazionale di Forza Italia. <<Va continuata la nostra politica sulla Lega - ha detto - Nessun accordo coi dirigenti. Bossi e' un capobanda  che ha a cuore solo il suo interesse: quello di restare capobanda, non certo il bene del Paese. Per fortuna gli ultimi sondaggi li danno dimezzati, sono sotto il cinque per cento. Dobbiamo continuare a parlare agli elettori della Lega. Bossi si e' comportato ed e' un infiltrato della sinistra nel campo dei moderati>>. Poi, un "rimprovero" ai suoi per le tante "etichette" attaccate al termine "comunisti". <<Sono i comunisti di sempre, cio' che e' successo e sta succedendo ci fa veder chiaro che il metodo non e' cambiato. Qualcuno qui ha detto che D'Alema andrebbe denunciato per crimini contro l'umanita' per quello che hanno fatto i comunisti. Non arrivo a dire questo, ma dico che la loro concezione e' rimasta quella di sempre. Non dico che i neo-comunisti sono gli stessi che hanno le mani bagnate dal sangue dei crimini del comunismo - ha proseguito - Ma mi limito a registrare i fatti. E questi dimostrano che la loro concezione della giustizia ancora oggi e' del tutto lontana da quella liberal democratica. Basta  con gli infingimenti: la maggioranza degli italiani non voleva, non vuole e non vorra' mai i comunisti al governo>>

http://www.lapadania.com/1998/luglio/22/220798p04a5.htm

Berlusconi "kaputt" per la stampa tedesca Der Spiegel: "Cavaliere e furfante". Frankfurter Allgemeine: "Miglior aiuto per Prodi"

di gianluca savoini

Cavaliere, ma anche "furfante". Ecco come viene visto Silvio Berlusconi in Germania, secondo il settimanale Der Spiegel. "Ritter und Gauner" infatti e' il titolo di un articolo che lo riguarda, apparso pochi giorni fa sulla popolare rivista tedesca. <<Frode fiscale, corruzione, contatti con la mafia, questi i guai con la giustizia che riguardano il presidente di Forza Italia>>, recita lo Spiegel, ripercorrendo tutte le tappe della carriera imprenditoriale e politica del leader del Polo.Non c'e' quindi da meravigliarsi, si legge, se alcuni "ex partner dell'alleanza governativa", come il "caparbio" Umberto Bossi, capo della Lega Nord, si siano allontanati dal "Mafioso".Le vicende del Cavaliere "sceso in politica" continuano a suscitare grande interesse nella stampa internazionale. Dopo l'attacco dell'inglese Economist della scorsa settimana (in cui Berlusconi veniva definito senza mezzi termini un "criminale condannato tre volte"), adesso sono i giornali tedeschi a segnalare le grane berlusconiane. Ieri, in un ampio articolo apparso sul quotidiano conservatoreFrankfurter Allgemeine Zeitung, il corrispondente da Roma Hans-Joachim Fischer ha tratto la conclusione che il leader di Forza Italia lavori proprio per il re di Prussia, ovvero per Romano Prodi.

Tenendo l'opinione pubblica italiana impegnata con le sue vicende giudiziarie - ha scritto Fischer - Berlusconi consente al governo di <<lavorare in tutta tranquillita'>>. Altro che opposizione al regime comunista dell'Ulivo, come ama ripetere in ogni occasione il Cavaliere: la sua figura e' il miglior aiuto offerto al governo di Prodi, questa la constatazione del Frankfurter. <<Credo di non aver scritto nulla di nuovo - ha precisato a la Padania l'autore dell'articolo -, da tempo conosciamo il conflitto di interessi riguardante la persona di Berlusconi. Da imprenditore il Cavaliere e' sempre apparso decisionista, adesso che e' leader dell'opposizione non puo' comportarsi nella stessa  maniera>>.Per Fischer il presidente forzista dovrebbe rendersi conto che fare politica e' cosa ben diversa dal guidare un'azienda privata. <<Si trova in contrasto con se stesso, desidererebbe guidare l'azienda Italia come ha fatto con la Fininvest e tutte le altre imprese da lui possedute. Devo ammettere che, come oppositore del governo delle sinistre, Berlusconi mi ha deluso, si e' dimostrato inadatto al ruolo>>.Sarebbe meglio che si facesse da parte? <<Non voglio dire una cosa del genere - risponde il   giornalista tedesco -. Basterebbe seguisse l'esempio del vero leader della coalizione ulivista, che non e' Prodi, ma Massimo D'Alema. Il segretario dei Ds lascia governare Prodi, ma e' evidente che il vero Deus ex machina della maggioranza e' lui, il capo del partito piu' importante. Ecco, Berlusconi dovrebbe fare la stessa cosa, lasciare la leadership del Polo delle liberta', rappresentare il suo partito e indicare una persona valida e capace di svolgere il ruolo di responsabile dell'alleanza di centrodestra.   Altrimenti l'Ulivo governera' in eterno>>.L'entrata di Forza Italia nel gruppo europeo del Ppe, elogiato dal Cancelliere tedesco Helmut Kohl, non esalta Fischer. <<E' stata sopravvalutata dalla vostra stampa, non aggiungo altro>>.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/22/220798p05a1.ht

Bossi su Berlusconi: <<Il suo fine era quello di distruggere la Lega. Voleva comprarci tutti quanti>> <<Parla meneghino ma e' di Palermo>>  <<Silvio venga da me, cosi' gli spiego perche' nel '94 l'ho silurato>> 

<<La caduta del suo governo? Berlusconi venga da me, che gliela spiego io...! Sono stato io a metter giu' il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto>>. Umberto Bossi commenta con il piglio di sempre le polemiche di questi sulla ricostruzione della crisi del '94. <<Io - spiega Bossi parlando con un cronista dell'Ansa - per quella che fu allora la mia visione della situazione politica considerai che il presidente Scalfaro aveva capito una cosa e cioe' che la Lega era gagliarda e in caso di elezioni sarebbe tornata in forze. Certamente, tutti volevano la morte della Lega. Berlusconi aveva creato Forza Italia per questo. Ma Berlusconi e Scalfaro facevano due ragionamenti diversi>>. <<Per semplificare diciamo che in Italia c'erano tre poli - prosegue il segretario federale leghista - il polo di Roma, rappresentato dalla sinistra e   dalla ex Dc, quello di Palermo rappresentato da Berlusconi, e il polo del Nord. Nel '94 ci fu uno scontro tra il Polo del Palermitano e il Polo romano e il Polo romano fu piu'  cauto e capi' che non serviva a niente andare ad elezioni. Che la Lega avrebbe preso ancor piu' forza di fronte al consolidamento del debito pubblico. Il presidente della Repubblica fece un ragionamento logico, almeno io lo interpretai cosi' allora, e penso' che occorreva aspettare ancora per snervarci>>.

<<Berlusconi invece e' un irrazionale - continua Bossi - questo e' il suo problema. Aveva ricevuto l'ordine di distruggere la Lega. Io ero stato costretto all'alleanza e durante i comizi di quel periodo continuai a ripeterlo. Dicevo infatti, e tutti possono ricordarlo, che lui era comunque un nemico. Dicevo che era stato inventato il maggioritario per fregare la Lega. E dicevo anche che se un nemico non puoi abbatterlo subito devi prima abbracciarlo. Piu' chiaro di cosi'...>>. <<Il dramma di Berlusconi - aggiunge il leader leghista - e' che e' un palermitano che parla in meneghino, mandato apposta per fregare il Nord. Io questo lo compresi subito, compresi che bisognava evitare l'annientamento della Lega e mi comportai di conseguenza>>.

Intanto Bossi da' un appuntamento per settembre: il suo ritorno "nel gioco politico". <<Ormai il sistema padano e' pronto - spiega - la Lega ha dato una mano importante alla sua creazione. Adesso se ne occupa il governo della Padania, e' roba loro. Io tornero' dopo l'estate - conclude - a lavorare sulla protesta contro Roma. Torno ad occuparmi di politica partitica e del consenso>>.

http://www.lapadania.com/1998/luglio/30/300798p03a3.htm

L'irresistibile ascesa del boss delle Tv amico di Craxi Silvio il palermitano

di Gianluca Savoini

Vi ricordate il 1993? Da Mario Chiesa, passando per Bettino Craxi (accolto a fischi e monetine dalla folla all'uscita dall'Hotel Raphael il 30 aprile), fino ai vari Balzamo (Psi), Citaristi (Dc), Poggiolini(Dc), Altissimo (Pli), De Lorenzo (Dc) e via elencando: il ciclone Tangentopoli stava decimando a ritmo impressionante il regime partitocratico italiano, fondato sulle mazzette e sul malaffare.La Lega Nord, unico movimento politico pulito rimasto sulla scena, era pronta a fare il pieno di consensi e procedere al "repulisti" e alle riforme istituzionali che avrebbero cambiato la storia del Paese (in meglio).Arrivo' pero' il mese di novembre, con le elezioni amministrative a Roma, Napoli e altre citta'. E, in una serata memorabile e preparata perfettamente dalla Fininvest, giunse nelle case di milioni di telespettatori che guardavano il Tg5 (ma anche il Tg1) la figura di un sorridente Silvio Berlusconi mentre inaugurava un supermercato dalle parti di Bologna. <<Tra Fini e Rutelli (in corsa per la poltrona di sindaco di Roma, ndr) voterei sicuramente per Fini>>, annuncio' l'imprenditore che ormai era pronto a diventare un politico. Il suo partito, Forza Italia, era gia' bell'e pronto, infarcito di manager commerciali berlusconiani e di personaggi del vecchio regime costretti a nascondersi.In vista delle elezioni politiche, fissate per il 27 marzo del 1994, il Cavaliere entro' direttamente in pista, utilizzando gli organi di informazione di sua proprieta' e riuscendo a trasformare un uomo amico di Craxi (come da lui stesso ammesso piu' volte) in una verginella politica che avrebbe rappresentato il "nuovo che avanza". La Lega, per non essere stritolata da un meccanismo perverso, fu costretta ad allearsi con il Cavaliere e persino con i nazionalisti e meridionalisti di An. Intanto Berlusconi, anche dopo la caduta del suo breve governo, ha continuato a chiedere i voti del Nord facendo pero' gli interessi dei capataz meridionali che lo sostengono (palermitani soprattutto).In questo periodo di tempesta giudiziaria il leader del Polo cerca di passare per un povero perseguitato dai giudici, peraltro assai meno decisi quando si tratta di indagare dalle parti del Pds. Purtroppo ci sono ancora padani che cascano nella trappola mediatica del Cavaliere e non riescono a capire che proprio Berlusconi e' uno dei grandi ostacoli per il cambiamento. La finta opposizione del Polo in Parlamento e' una prova eclatante. Silvio Berlusconi, ostaggio del potere palermitano, non fa gli interessi del Nord.

http://www.lapadania.com/1998/agosto/30/300898p02a1.htm

Il curriculum giudiziario del Cavaliere farebbe invidia a un boss della mala. Le gesta di Lucky Berlusca Per salvarlo un plotone di parlamentari, avvocati e giornalisti

di Max Parisi

In realta', i cosiddetti "guai giudiziari" di Silvio Berlusconi non appartengono tutti al medesimo ceppo (da intendersi come blocco...).Berlusconi infatti, ha molteplici e differenti fronti aperti con   la giustizia - piu' qualcuno appena chiuso con pesanti condanne - che in qualche modo rappresentano, dal punto di vista del codice penale, la sua intera carriera di imprenditore.Andiamo a ritroso.

RICICLAGGIO SOLDI DELLA MAFIA

Attualmente Silvio Berlusconi e' sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Palermo - magistrato delegato alle indagini il sostituto procuratore Domenico Gozzo - per l'ipotesi di reato di riciclaggio di capitali provenienti dalla mafia siciliana, la meglio nota Cosa Nostra. Questa indagine nasce, per cosi' dire, come "costola" del processo in corso  sempre a Palermo contro Marcello Dell'Utri, a sua volta accusato diconnivenza con questa organizzazione criminale (vedi articolo in pagina).Stando alle scarne informazioni raccolte in ambienti giudiziari palermitani, a dare impulso a quest'azione della magistratura contro il Cavaliere e' stato un testimone, Filippo Alberto Rapisarda, potente finanziere siciliano operante a Milano dai primi anni Settanta. Rapisarda - hanno riferito alcuni giornali fra luglio e agosto - avrebbe reso a piu' riprese testimonianze il cui contenuto sarebbe di estrema gravita'. Avrebbe riferito di miliardi ottenuti da Berlusconi dalla "famiglia" (in senso mafioso) dei Salvo, boss di Salemi. Nino e Ignazio Salvo, oggi entrambi deceduti, entrarono nel mirino di Giovanni Falcone gia' a meta' degli anni Ottanta, tanto che vennero rinviati a giudizio nel primo maxi processo alla mafia istruito proprio da Falcone. Nino non fece a tempo a vedere la fine del dibattimento, mori' di cancro in un ospedale di Bellinzona, in Svizzera, la notte del 18 gennaio 1986. Ignazio verra' ucciso in un agguato teso da Leoluca Bagarella e altri sicari, tra i quali - pensate - anche Gaetano Sangiorgi, marito di sua nipote, Angela Salvo, la sera del 17 settembre 1992.Ebbene, stando alle dichiarazioni di Rapisarda, sentito - ripeto - in qualita' di testimone dalla Procura palermitana, il Cavalier Berlusconi avrebbe ottenuto dai cugini Salvo tramite i "buoni uffici" di Marcello Dell'Utri un ingentissimo capitale.Il "prestito", sempre che si possa chiamare cosi', sarebbe stato erogato a cavallo tra il 1977 e il 1978, la somma era di 5 miliardi (25 miliardi e 353 milioni di oggi - fonte Istat). Vero, falso? I magistrati, coadiuvati dalla Direzione Investigativa Antimafia e da esperti della Guardia di Finanza, stanno verificando. Sempre quest'estate, la Procura di Palermo ha sequestrato i libri societari delle 22 Holding (Dalla Holding Italiana Prima alla Ventiduesima) che detengono il capitale della Fininvest. Anche in questo caso, sono in corso accertamenti. Soprattutto, si cerca di capire la ragione per la quale Silvio Berlusconi per una larga parte degli anni Settanta e Ottanta fece amministrare in maniera fiduciaria forti quote di queste societa'-cassaforte alla finanziaria Par.Ma.Fid di Milano, societa' che contemporaneamente amministrava parte dei beni di pericolosi gangster e finanzieri di mafia operanti all'ombra della Madonnina. Come vedete, al di la' delle parole di molti "pentiti", non ultimo Francesco Di Carlo, che ha "narrato" di incontri diretti avvenuti a Milano fra Silvio Berlusconi, Stefano Bontate e Mimmo Teresi, - questi ultimi due all'epoca dei fatti (meta'-fine anni Settanta) ai vertici dell'organizzazione mafiosa - c'e' ben altro su cui i magistrati vogliono fare chiarezza. E per la verita', anche noi.

CORRUZIONE DI MAGISTRATI ROMANI

Naturalmente non sono solo questi - come si diceva - i "guai giudiziari" del Cavaliere di Arcore. Ricordate il clamoroso caso Previti, Squillante, Pacifico, Acampora? Ebbene, a Milano i magistrati sospettano fortemente - anzi, hanno carte bancarie in tal senso - che le ingentissime somme "girate" da Cesare Previti ad "amici" magistrati romani (leggermente corrotti...) in realta' provenissero non dai "risparmi" dell'avvocato della Fininvest, bensi' dalle tasche di Berlusconi tramite la vasta ragnatela societaria estera nelle sue mani. Anche in questo caso specifico, la posta e' altissima. Se venisse dimostrato processualmente il ruolo di "mandante" di Berlusconi nei confronti di Previti, l'impero finanziario del Cavaliere crollerebbe di schianto. In ballo c'e' - niente di meno che - la Mondadori, rimasta per un lungo periodo al centro di una ferocissima battaglia legale fra De Benedetti e il Signore della Fininvest.Se Previti agi' per corrompere - riuscendoci - i magistrati capitolini che alla fine in effetti diedero "ragione" al Cavaliere, e per farlo uso' proprio i soldi del Cavaliere, sarebbe un disastro immane per Silvio. Dal punto di vista economico, si innescherebbe una causa per danni che in pratica lo porterebbe diritto alla rovina, dal punto di vista dell'immagine neanche a parlarne, sotto il profilo strettamente giudiziario poi, nel caso venisse condannato, il reato di corruzione di magistrati ha una rilevanza assai pesante, quanto ad anni di carcere.

VIOLAZIONE LEGGI ANTITRUST IN SPAGNA

Se questi due eventi giudiziari gia' bastano per capire quale "futuro" potrebbe aspettare Berlusconi in Italia, c'e' da aggiungere che perfino in Spagna i giudici vogliono vederci molto chiaro sulla gestione patrimoniale della televisione impiantata in quella nazione dal signor Fininvest. L'ipotesi al vaglio dei giudici spagnoli circa le "azioni" di Berlusconi e' di aver bellamente violato le leggi sia sull'antitrust, sia per cio' che attiene piu' semplicemente alla tassazione. Tra l'altro, Berlusconi deve prestare la massima attenzione a quello che fa, rispetto la magistratura iberica. La', l'immunita' parlamentare italiana non vale, sia ben chiaro. In ogni caso, questi sono solo i primi nodi che stanno venendo al pettine.

CAPITOLO BANCA RASINI

Quando qualcuno si prendera' la briga di "aprire" il capitolo Banca Rasini, magari sequestrandone l'archivio tutt'oggi esistente, magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt'oggi in pensione (non al cimitero), e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt'oggi facilmente rintracciabili, si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia. Certi comportamenti, certa spregiudicatezza, certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina. Bisogna avere dei maestri, e il giovane Silvio di allora ne ebbe piu' d'uno, nella banca dove lavoro' suo padre per vent'anni.

E LUI?

A tutto cio', comunque, Berlusconi risponde in maniera scomposta. A chi gli domanda pubblicamente spiegazioni - ad esempio il sottoscritto -, oppone l'ira dei suoi fedelissimi e l'azione dei suoi legali. A chi testimonia presso i magistrati, vedi Rapisarda, querele amplificate da potenti campagne televisive e della carta stampata (tutti mezzi da lui controllati) e infine direttamente ai giudici impressionanti pressioni concentriche a cui portano man forte "legioni" di deputati e senatori di Forza Italia in Parlamento. Di fronte a questo esercito formidabile, che dire? Golia sembrava invincibile.

http://www.lapadania.com/1998/agosto/30/300898p02a2.htm

Sospettato di essere dagli Anni 60 il collante fra economia milanese e mafia ...e del fido Dell'Utri La lista di accuse parte dalla giovinezza dell'imputato

di Tiziana Lenzo

E' il quarto processo palermitano a un uomo di peso nel mondo delle istituzioni o dell'imprenditoria accusato di aver flirtato con Cosa Nostra. Dopo Bruno Contrada, Giulio Andreotti e Calogero Mannino, e' il momento di Dell'Utri. Il primo titolo sull'inchiesta compare nel giugno '96 quando i quotidiani aprono con "Palermo indaga su Dell'Utri", ma l'ex numero di Publitalia respinge le insinuazioni "E' tutto ridicolo". A tirare in ballo il manager sono le dichiarazioni del pentito Tullio Cannella, che in un interrogatorio del novembre '95 riferisce un episodio che lo porterebbe a dedurre contatti tra Dell'Utri e i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Il 30 ottobre, nove mesi dopo, la Procura di Palermo ne chiede il rinvio a giudizio mentre nello stesso procedimento viene archiviata la pozione di Berlusconi. Il 20 maggio '97 il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Palermo, Gioacchino Scaduto, dispone il rinvio a giudizio. In 57 punti la montagna di accuse che si riassumono in ruolo di <<collegamento tra Cosa Nostra, il mondo economico milanese, e il sistema istituzionale, ruolo che avrebbe svolto ininterrottamente dagli Sessanta al '95>>. Dell'Utri parla di "un disegno perverso contro di lui ordito dagli untori della giustizia, i cosiddetti collaboratori, ruffiani per calcolo>>. Insieme con lui dovra' presentarsi anche i presunti boss Gaetano Cina', rinviato a giudizio dell'ambito della stessa inchiesta da cui invece e' stato prosciolto Silvio Berlusconi. Il 5 novembre '97 la prima udienza davanti alla seconda sezione del Tribunale, presieduta da Leonardo Guarnotta. Alla vigilia del processo con 36 pentiti si innestano nuovi scenari: in procura si sentono anche il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Indagini senza fine. E vige il top secret sulla nuova inchiesta collegata a Dell'Utri, quella di riciclaggio che vedrebbe indagato anche Berlusconi, anche se i magistrati smentiscono. Il faldone di accuse parte dalla giovinezza dell'imputato Dell'Utri Marcello, nel lungo elenco dei testi che saliranno sul pretorio citati dai pm, nomi di richiamo come lo stesso Berlusconi, e giornalisti come Mentana, Giuliano Ferra, Michele Santoro, Emilio Fede. Trentasei i collaboratori di giustizia, tra loro Francesco Di Carlo e Angelo Siino. Gli scenari ricostruiti dai magistrati richiamano un contesto nel quale l'ombra di Dell'Utri graverebbe come il "cervello" al servizio dei boss. Gli affari immobiliari nel centro di Palermo, il riciclaggio del denaro sporco delle "famiglie", gli incontri con mafiosi del calibro di Stefano Bontade o Antonino Calderone, la protezione del presunto boss Vittorio Mangano, sono i passaggi cruciali dell'inchiesta sul deputato azzurro che tra anni fa senza il mandato parlamentare avrebbe rischiato l'arresto.La prima assunzione di Dell'Utri: i rapporti con la Banca Rasini.

All'inizio degli anni Sessanta, nel mezzo di un'attivita' edilizia fiorente, comincia l'attivita' dell'imprenditore Silvio Berlusconi, con le prime realizzazioni edilizie a Brugherio. Fondamentale in questo primo periodo e' l'aiuto ricevuto alla Banca Rasini, dove lavorava il padre dell'attuale leader di Forza Italia, e dal suo proprietario Carlo Rasini. Berlusconi costituisce la Edilnord sas, di cui e' socio accomandatario. Risalgono a questo periodo i primi rapporti di tipo economico e professionale tra Berlusconi e Dell'Utri. Quest'ultimo viene assunto una prima volta da Berlusconi, dal '64 al '65, presso la Edilnord sas, in qualita' di suo segretario. Indagini svolte dalla Procura della repubblica di Milano negli anni '70 hanno avvalorato l'ipotesi che la Banca Rasini in quel periodo fosse crocevia di interessi della malavita milanese in genere. Subito dopo questa prima esperienza lavorativa, Marcello Dell'Utri, va via da Milano, per stare a Roma negli anni '65-66 e '67, dove lavora come direttore sportivo del centro Sportivo Elis, e successivamente a Palermo dove lavora, con le stesse mansioni, presso la societa' sportiva "Athletic Club Bagicalupo". Rapisarda, il grande amico.Da amico di Marcello Dell'Utri, ne diventa il suo piu' grande accusatore. Il finanziere Filippo Alberto Rapisarda racconta ai magistrati di Palermo di un presunto finanziamento di venti miliardi nell'80 che sarebbe stato "erogato" dal boss perdente Stefano Bontade e che avrebbe lasciato qualche traccia nella contabilita' di Reteitalia spa, ma anche in quella delle ventitre' holding tutte di Berlusconi.Rapisarda, dopo un primo interrogatorio dell'estate del '96 in cui aveva sostenuto che Bontade gli avrebbe parlato, nel '79, di dieci miliardi richiesti da Berlusconi e Dell'Utri alla mafia palermitana per entrare in societa' nel nascente Canale 5, parla ai giudici palermitani di una presunta compagna denigratoria nei suoi confronti che sarebbe stata effettuata dal quotidiano Il Giornale nel'97. Poi ricorda ai pm di essere stato vittima di minacce ricevute da parte di un "uomo" di statura piccola, tarchiato e con una forte inflessione dialettale siciliana>>. Rapisarda ricostruisce anche un presunto summit che sarebbe avvenuto intorno all'80 a Parigi. Un incontro riservato con il Boss Stefano Bontade e Marcello Dell'Utri.

E sarebbe stato proprio durante questo summit mafioso, che Dell'Utri avrebbe chiesto al capomafia una cifra stratosferica: 20 miliardi da girare al Cavaliere. Un "prestito" che sarebbe dovuto servire ad aiutare il gruppo Fininvest, allora in difficolta'. Rapisarda racconta ai magistrati di un altro viaggio con l'ex manager di Publitalia. Un volo aereo che risale al '93, con destinazione Catania, a bordo di un aereo della Far."All'arrivo a Catania", racconta Rapisarda, <<Dell'Utri venne preso da una macchina che l'aspettava ed e' stato per i fatti suoi tutto il giorno. Alla fine, quando siamo ripartiti, Dell'Utri mi disse che era andato ad assicurarsi il "loro" apporto di voti e anche un apporto finanziario. Mi disse anche che i soldi da dove vengono, vengono, non hanno matrice...>>. Sollecitato a spiegare che cosa significasse quel "loro", Rapisarda chiarisce che <<il tenore delle sue parole fu per me una chiara allusione al fatto che egli aveva avuto quelle assicurazioni da uomini di mafia>>. Dice ancora di avere appreso in quell'occasione di un altro "finanziamento" siciliano. Questa volta di sette miliardi. Rapisarda cita anche l'ex ministro Carlo Vizzini. <<Dell'Utri e' andato a trovare il padre del ministro Vizzini, perche' vi erano dei problemi per le difficolta' del gruppo. Sempre in quel caso mi disse che per risolvere le difficolta' gli erano stati richiesti venti miliardi>>. E aggiunge: <<Non so se il denaro sia stato effettivamente consegnato, certo e' che le concessioni vennero rilasciate>>. Rapisarda sara' sentito in aula il 22 settembre, data di ripresa del processo.Il sequestro delle contabilita' delle 22 holding.Il 20 luglio scorso la Dia esegue il sequestro disposto con decreto dalla procura palermitana.

Un provvedimento che suscita sconcerto e stupore fra i parlamentari del Polo. Secondo i sostituti procuratori Nico Gozzo, Antonio Ingroia, Mauro Terranova e Umberto De Giglio, nelle ventidue holding del Cavaliere sarebbe finito, tramite Marcello Dell'Utri, il denaro sporco dei boss di Cosa Nostra, Stefano Bontade e Girolamo "Mimmo" Teresi. L'inchiesta e' quella sul riciclaggio dei soldi della mafia. Il fascicolo della Procura della Repubblica di Palermo non ha intestazione, solo un numero, "5677" che nasconde un'indagine su vent'anni di vita finanziaria delle societa' milanesi di Berlusconi. Il sequestro riguarda tutte le scritture contabili delle ventidue holding che controllano l'intero capitale della Fininvest. Diciotto anni in cui Berlusconi ha accresciuto il suo capitale in maniera vertiginosa. Ma lui, il Cavaliere, da tutta questa storia, continua a restarne fuori. I pm palermitani dicono che il leader di Forza Italia non risulta iscritto nel registro degli indagati, il protagonista e' sempre Dell'Utri. Il provvedimento di sequestro, disposto con decreto della Procura di Palermo, e' stato infatti disposto nell'ambito dell'indagine condotta dalla Procura di Palermo contro l'ex manager di Publitalia. Ma anche contro l'imprenditore Carlo Bernasconi, dirigente della societa' "Rea", la Rete emittenti associate, entrambi sotto inchiesta per riciclaggio in concorso con i boss di Cosa Nostra Stefano Bontade e Girolamo "Mimmo" Teresi.

http://www.lapadania.com/1998/settembre/08/080998p11a3.htm

I Rapisarda denunciano Berlusconi

PALERMO

Per i reati di associazione per delinquere, calunnia, subornazione di testi, diffamazione a mezzo stampa il finanziere Filippo Alberto Rapisarda ha denunciato alla Procura di Palermo gli onorevoli Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri e altre "30 persone circa", tra i quali l'avvocato Giovanni Maria Dedola. Accompagnato dalla moglie, Paola Mora, che e' anche suo legale, ed assistito dall'avvocato Silvio Romanelli, Rapisarda ha presentato una denuncia- querela di 53 pagine, con oltre 90 allegati, ai pm Nico Gozzo, Antonio Ingroia e Umberto De Giglio, titolari dell'inchiesta per riciclaggio su Dell'Utri. Autore di dichiarazioni su una presunta origine mafiosa dei capitali di Berlusconi Filippo Alberto Rapisarda venne querelato per diffamazione e   calunnia nel luglio da Berlusconi e Dell'Utri. <<Denunciamo fatti legati alle vicende giudiziarie di Berlusconi e Dell'Utri>> ha detto l'avvocato Mora. Rapisarda e la moglie hanno detto di avere "paura per le minacce ed il tentativo di sabotaggio all'aereo subito", episodi sui quali e' stata gia' avviata un'inchiesta. <<Se le cose che diciamo sono vere - ha concluso Rapisarda - e' la volta buona che li arrestano>>.

http://www.lapadania.com/1998/settembre/13/130998p04a1.htm

Dalla Laguna, Bossi risponde al Cavaliere: un palermitano che parla meneghino. <<Il Berlusca sparira'>> Invece di attaccare, spieghi da dove vengono i suoi soldi

di Matteo Mauri

Onorevole Bossi, Berlusconi (come riportato anche a pag. 5, ndr.) ha invitato gli elettori della Lega a votare per Forza Italia, visto che le loro proteste sono le stesse degli azzurri..

<<C'e' qualche differenza tra noi e lui... Peccato che lui sia un mafioso. Il problema e' che al Nord la gente e' ancora divisa tra chi sa che Berlusconi e' un mafioso e chi non lo sa ancora>>.

Dice anche che la Lega e' in crollo vertiginoso.

<<E' lui che dovra' sparire dalla circolazione, non la Lega>>.

Pero' dai sondaggi che il Cavaliere possiede, sembrerebbe che la Lega sia sotto il 5 per cento.

<<Quante volte ha gia' detto queste cose! Anche tre anni fa parlava di sondaggi catastrofici. Continua a ripetere le stesse cose>>.

E cosa risponde alle accuse di Berlusconi che afferma che lei e' un infiltrato della sinistra?

<<Proprio lui che con la sinistra ci traffica! Il suo scopo e' dimostrare che il voto dato a noi e' un voto perso. Ma il Nord lo  caccera' via. Di Berlusconi non ce ne fotte niente>>.

Quindi non ci sono possibilta' d'incontro con Berlusconi?

<<Lui e' un palermitano nato nella terra sbagliata>>.

Nemmeno quando parla di riforme?

<<E' un palermitano che parla meneghino, e' il meno adatto a parlare di riforme. L'unica riforma che veramente sta a cuore a Berlusconi e' che non vengano toccate le sue televisioni. Invece io dico che bisogna portargliele via, perche' le sue televisioni sono contro la Costituzione. La prima riforma da attuare e' quella di mettere in circolazione l'informazione. Berlusconi e' tutto tranne che un democratico>>.

Cos'e', allora, Berlusconi?

<<Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Ce lo spieghi, il Cavaliere. Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani al Nord che sono morti a causa della droga>>.

Bossi dunque scalda l'atmosfera di una vigilia che altrimenti scorre via nella desolazione. I nuvoloni neri che invadono la Laguna e minacciano di restarci fanno preoccupare le avanguardie delle truppe leghiste, che gia' fin dalle prime ore del sabato hanno fatto incursione in quella che molti definiscono la citta' piu' bella del mondo. Il quartier generale dell'organizzazione leghista e' stato impiantato a Jesolo, localita' turistica sul mare, che dista pochi chilometri da Venezia. Da li' i leghisti che si stanno adoperando affinche' la macchina organizzativa che e' stata messa in moto per il giorno della grande festa, non hanno un minuto di tregua. C'e' poi da tener conto che quest'anno l'evento verra' ripreso da Telepadania che nasce proprio oggi con una non stop in diretta di undici ore. E allora c'e' chi deve preoccuparsi che l'allestimento del palco sia a posto, chi segue invece le prove dell'orchestra sinfonica della Padania, chi si preoccupa di trovare un gondoliere a cui affidare Miss Padania e Miss Camicia Verde per un giro in Laguna, chi pensa alle sfilate che faranno da cornice all'evento politico.

A Venezia oggi sono previste centomila persone, che arriveranno con pullman (ne sono stati riempiti centinaia e centinaia), treni, e auto. Si mischieranno alla folla di "normali" turisti, alla quale in questi giorni si e' aggiunta quella che e' stata richiamata in Laguna per il Festival del Cinema. E gia' durante la giornata del sabato e' possibile notare questo cocktail un po' strano: leghisti (qualcuno anche con la bandiera del Sole delle Alpi, altri col fazzoletto verde), turisti stranieri, turisti italiani, "vip" che dovranno sfilare o hanno gia' sfilato sulla passerella del Festival, curiosi o  addirittura fans di questi vip a caccia di autografi. Un mondo estremamente eterogeneo, unito solo dalle maledizioni che mandano contro la pioggia che batte. Un fastidio per tutti. Ma quando sulla Laguna cala il buio, e finalmente non piove piu', i "vip" si ritrovano nei posti piu' chic di Venezia, mentre le piccole truppe leghiste, con le bandiere inzuppate fanno ritorno alla base. Oggi e' il grande giorno: si festeggia il secondo anniversario della Dichiarazione d'indipendenza della Padania.

http://www.lapadania.com/1998/settembre/16/160998p10a7.htm

Dai verbali di Brescia, favori miliardari di Silvio a D'Adamo In tutto quasi venti miliardi di finanziamenti. Interventi di Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio per far ottenere fidi da istituti bancari. Cambiali che poi il gruppo di Paolo Berlusconi sceglie di non riscuotere. Il tutto a favore del costruttore milanese Antonio D'Adamo, ex amico di Antonio Di Pietro, ex socio della Edilnord di "Berluschino", e attuale  grande accusatore del senatore ulivista a Brescia. Una serie di strettirapporti fra i fratelli Berlusconi e D'Adamo che emergono dalle carte dell'incidente probatorio svolto a febbraio al Tribunale di Brescia, durante il quale il costruttore ha confermato le sue accuse a Di Pietro, imputato in udienza preliminare per concussione. Secondo l'accusa, l'ex pm fece ottenere un trattamento di favore a Pacini in cambio di un finanziamento da 12 miliardi all'allora amico D'Adamo. Quattro e mezzo di quei miliardi, secondo i pm bresciani, sarebbero stati destinati a Di Pietro.Proprio da quell'incidente probatorio pero', sono emersi i rapporti coi Berlusconi, con finanziamenti fatti avere al "grande accusatore" alla vigilia dei primi interrogatori di D'Adamo a Brescia, tra il '94 e il '95. E' lo stesso D'Adamo a ricordare al gip quando nel '94, l'allora presidente del Consiglio sollecito' i vertici della Comit a far avere un finanziamento di 12 miliardi al suo gruppo. Altro intervento avvenne poi presso la Banca Popolare di Novara. In questo caso, secondo i verbali, Silvio Berlusconi ricevette ad Arcore D'Adamo e l'amministratore delegato della banca per favorire il finanziamento.

Em. P.

http://www.lapadania.com/1998/settembre/18/180998p11a3.htm

Berlusconi si sfoga: <<Danno retta ai banditi>> Rapisarda & Dell'Utri soci d'affari a Milano

di Max Parisi

<<Sono andato in vacanza con la sensazione di non essere in uno Stato democratico. Correva addirittura voce che volessero sequestrarmi il patrimonio, dopo una vita di lavoro, solo perche' qualcuno si e' sognato di dire che ho avuto vent'anni fa una vicinanza con la mafia. Io non mi sento di stare in uno Stato democratico se possono succedere cose del genere, con dei banditi che possono dire queste cose avendo una opinione giornalistica che le sostiene e amplifica>>.Non si fosse capito, questa dichiarazione l'ha espressa Silvio Berlusconi ieri a Roma.Cavaliere, non ci siamo proprio. In via preliminare, inizierei col domandarle - senza le prenda un attacco di cimurro - se il termine "banditi" e' riferito, in plurale maiestatis, alla figura di Filippo Alberto Rapisarda, al momento testimone d'accusa della Procura della Repubblica di Palermo a carico di Marcello Dell'Utri nel noto processo che lo riguarda per associazione mafiosa.Se e' Rapisarda il "bandito", definizione perfino aggraziata del personaggio che mi trova in sintonia con lei, Cavaliere, mi tocca pero' segnalarle, signor Berlusconi, che il suddetto "bandito" fino a non piu' tardi del 1996 era amministratore unico di societa' a responsabilita' limitata del settore immobiliare fondate e di proprieta' di Marcello Dell'Utri, il medesimo Dell'Utri che lei, Cavaliere, difende tutt'oggi a spada tratta. Quindi delle due l'una: per ovvieta' logica l'appellativo va esteso anche al suo braccio destro, signor Berlusconi, oppure - sempre riferito a Dell'Utri - siamo di fronte a un plateale caso clinico. E' il caso di un uomo che nomina amministratori "banditi", ma non sa, che va alle nozze di mafiosi, ma non se ne rende conto, che fa assumere "stallieri gangster", ma non se ne avvede, che... che faccio, Cavaliere, vado avanti o basta? Ha capito cosa sto dicendo? Le sto cercando di far comprendere che con l'esternazione suddetta, lei s'e' tirato una zappata sui piedi da far paura. Nel frattanto che ci riflette, signor Berlusconi, l'aggiorno sulle ultime notizie del "bandito": Rapisarda ha presentato al tribunale di Milano istanza di fallimento per una delle sue societa', la compagnia aerea Far Airlines Spa. Nell'atto di fallimento, Rapisarda punta il dito ancora una volta contro di lei, signor Berlusconi. Sostiene che lei si sarebbe vendicato - dopo le note deposizioni palermitane - facendo perdere alla compagnia aerea tutti gli appalti e i rapporti di lavoro. Davvero ha fatto queste brutte cose a Rapisarda, Cavaliere? Ah, scordavo. Mi auguro, signor Berlusconi, che il plurale di cui sopra sia proprio "maiestatis", altrimenti mi toccherebbe credere che abbia voluto allargare la rosa - oltre i confini dell'amministratore delle societa' del suo braccio destro, Cavaliere -  inglobando qualcun altro. Nel caso, chi? La codardia e' rivoltante. Vuol tirare il sasso? Mostri la mano.

http://www.lapadania.com/1998/settembre/23/230998p10a1.htm

PALERMO / Cronaca di un'amicizia tra mafiosi finita con le accuse in un'aula di tribunale  -  Rapisarda spara su Dell'Utri Il finanziere siciliano conferma che i boss diedero soldi alla Fininvest

di TIZIANA LENZO

PALERMO <<Fu Gaetano Cina' a presentarmi Marcello Dell'Utri. Un giorno Cina' venne a trovarmi invitandomi ad assumere i fratelli Dell'Utri. E io non dissi di no. Sapevo bene, infatti, che era vicino se non addirittura parente di Stefano Bontate, noto mafioso, che io stesso avevo conosciuto, e fu solo per questo che acconsentii alla richiesta>>.Davanti ai magistrati della seconda sezione del Tribunale di Palermo, che dovranno giudicare l'ex manager di Publitalia, il racconto di un'amicizia trasformata in accuse giudiziarie: quella tra Dell'Utri e Filippo Alberto Rapisarda.Entrambi siciliani, uno di Palermo, l'altro della provincia di Caltanissetta, si conoscono a Milano al numero 7 di via Chiaravalle dove hanno sede l'"Inim" e la "Bresciano", societa' di proprieta' di Rapisarda. E' il 1977. Rapisarda e' a Milano gia' da qualche anno.<<Nel 1956, avevo 18 anni, mi trasferii a Roma. Successivamente, tra il '62 e il '63, andai a Milano e solo saltuariamente tornavo in Sicilia>>. Cosi' sul pretorio il "grande accusatore", assistito dagli Silvio Romanelli e Paola Mora (che e' anche sua moglie), inizia il suo racconto. Nelle sue parole sfila la "Milano da bere", la citta' vista come l'Eldorado dai giovani del Sud in cerca di successo, ma sfilano anche capitali mafiosi che alla fine degli anni '70 sarebbero finiti nelle aziende di Berlusconi con la mediazione di Dell'Utri. In quegli anni Berlusconi diventa uno dei piu' importanti imprenditori milanesi e si espone, quindi, alla pericolosa attenzione di gruppi criminali operanti in citta', e anche della stessa Cosa Nostra>>.In quest'ottica si inserirebbero anche le "trattative", riferite da Rapisarda, condotte da Dell'Utri. E in quest'ottica rientrerebbe la sua assunzione alle dipendenze di Rapisarda e successivamente la riassunzione da parte di Berlusconi. Marcello Dell'Utri rimane con Rapisarda cinque anni, fino a quando l'imprenditore si rifugia in Venezuela per sfuggire a un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta. <<Prima di andare via, incontrai Bontate e Teresi che avevano un appuntamento con Marcello e mi chiesero un'opinione sulle tv commerciali. Dopo alcuni giorni li trovai in via Chiaravalle con i soldi nei sacchi: avevano consegnato i primi dieci miliardi a Dell'Utri>>. Parole pesanti, accuse tremende. Dal Sudamerica all'Europa, Rapisarda racconta la sua latitanza: <<Dal Venezuela tornai in Europa e mi stabilii a Parigi. Abitai prima in casa di un'amica bulgara, poi mi spostai in un appartamento affittato da Dell'Utri in Rive Gauche a circa cento metri dall'Etoile. Ma li' rimasi solo due, tre mesi, perche' cominciai ad avere sospetti su Dell'Utri e decisi di trasferirmi in un altro edificio, anche perche' la mia latitanza mi imponeva di non rimanere a lungo nello  stesso posto. Cosi' mi trasferii in un appartamento di proprieta' di Omar Sharif, e successivamente in un edificio dove abitavano anche Sophia Loren e Carlo Ponti>>.Rapisarda ricostruisce anche un presunto summit che arebbe avvenuto intorno all'80 a Parigi. Un incontro riservato con il boss Stefano Bontate e Marcello Dell'Utri. E sarebbe stato proprio durante questo "summit" che Dell'Utri avrebbe chiesto al capomafia 20 miliardi. Un "prestito" che sarebbe dovuto servire ad aiutare il gruppo Fininvest, allora in difficolta'. Ancora Rapisarda: <<A Parigi ricevetti la visita di Marcello Dell'Utri. Avevamo appuntamento al bar del "George V" ma con mia grande sorpresa li' vidi anche Bontate e Mimmo Teresi con cui Dell'Utri di apparto' per discutere. Quindi andammo nell'appartamento dove Dell'Utri chiese di avere del denaro per  acquistare un pacchetto di film per Canale5, dal momento che non avevano liquidi neppure per pagare gli stipendi. Il finanziamento venne proposto come un prestito per lo sviluppo delle tv>>.

Il teste racconta anche delle minacce ricevute dal boss Alfredo Bono per ritrattare le accuse all'ex manager di Publitalia: <<Conosco Alfredo Bono dal '58, eravamo ragazzi, correvamo insieme con le auto, poi mi spiegarono chi era, capii che apparteneva ad un certo ambiente. Ero sempre gentile con lui perche' non volevo mettermi contro questa gente. Ma dopo la mia prima deposizione del primo agosto 1996, Bono venne a minacciarmi. E questo non accadde una sola volta. Venne piu' volte con la scusa di chiedere dei soldi, ma poi mi chiedeva sistematicamente di ritrattare>>. Finita la latitanza e tornato in Italia, Rapisarda trova un potente Dell'Utri alla "corte" di Berlusconi, viene coinvolto nel crac miliardario dell'impresa di costruzioni Bresciano, e punta l'indice contro Dell'Utri e il suo gemello Alberto. Ai magistrati Rapisarda racconta dei rapporti tra il manager, Berlusconi e Cosa Nostra. L'inchiesta pero' viene archiviata e tra i due torna il sereno. <<Capii che loro erano talmente forti nel mercato che dovevo per forza ingraziarmeli, cosi' feci finta di niente. Con Dell'Utri ritornammo ad essere amici, addirittura sua moglie battezzo' mia figlia, che oggi ha nove anni>>. Nel '93 viene aperta la prima sede di Forza Italia. Rapisarda: <<Dell'Utri mi disse che bisognava costituire un movimento politico per contrastare l'eventuale ascesa della sinistra. Mi sottolineo' che se il partito di Occhetto fosse salito al potere, noi saremmo finiti in galera e ci sarebbe stato tolto tutto. Cosi' diedi i soldi a Forza Italia e successivamente anche a Gianfranco Micciche' (coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia, ndr)>>.Il manager accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ascolta impassibile. Alla sospensione dell'udienza, Dell'Utri si lascia andare, e dichiara: <<Ultimamente lo capisco. Per fare dichiarazioni simili Rapisarda deve davvero essere arrivato al limite della sua esistenza. E' nei guai fino al collo, e' disperato, queste sue accuse sono un estremi tentativo di salvataggio. I Pm certo devono fare il loro lavoro, ma mi meraviglia ugualmente il fatto che gli stiano ancora dietro>>. Sui presunti incontri con Bontate e Teresi e sui finanziamenti di Cosa Nostra, Dell'Utri e' laconico: <<Non e' vero niente>>. Sul club di Forza Italia aperto in via Chiaravalle a Milano, Dell'Utri invece commenta: <<Il club lo ha aperto lui spontaneamente, nel suo interesse e tornaconto>>.Ma cosa ha spinto Rapisarda ad accusarlo? <<Questo non so e non posso dirlo, so solo che mente>>.Gia', mente...

http://www.lapadania.com/1998/settembre/29/290998p03a1.htm

Svelato il primo grande segreto di Silvio Berlusconi: ecco le Holding fantasma del suo impero - Le sedici casseforti occulte - Ruggeri, autore di saggi sul Cavaliere, racconta la clamorosa scoperta

di Max Parisi

Signor Berlusconi, abbiamo novita' per lei. Ha letto i giornali, ultimamente? Ha saputo che da Palermo e' iniziata a circolare la notizia che le "famose" holding del suo impero finanziario non sarebbero 22 - come lei giura e stragiura - ma molte di piu', esattamente 38? Ebbene... sorpresina, Cavaliere: abbiamo le prove della loro esistenza. Guardi, per non toglierle il piacere di assaporare la notizia, diamo la parola direttamente a chi le ha individuate, ne ha documentato ogni caratteristica amministrativa, e di tutto cio' detiene ampia certificazione a prova di ogni verifica. Inclusa la sua, signor Berlusconi, e' ovvio.

Giovanni Ruggeri, lei e' autore di alcuni libri d'inchiesta su Silvio Berlusconi, mi pare.

<<Si', due per l'esattezza>>

Il primo quando lo scrisse?

<<Il primo, intitolato "Berlusconi, inchiesta sul signor Tv", usci' in prima edizione presso gli Editori Riuniti nel 1987. Lo stesso libro fu poi ripubblicato nel febbraio 1994 dalla casa editrice Kaos di Milano, riveduto, ampliato e aggiornato, chiaramente>>.

Dopo di che, lei scrisse la seconda opera?

<<Si', "Berlusconi, gli affari del presidente", alla fine del 1994. E' stata pubblicata anche questa dalla Kaos Edizioni di Milano>>.

Lavorando alla stesura di questi due saggi, lei ha mai avuto modo di venire a conoscenza di notizie relative agli assetti societari del gruppo Fininvest?

<<Certamente. Anzi, io mi vanto, ripeto, mi vanto di essere il primo e l'unico ad aver scritto che le famose holding, la cassaforte dell'impero Fininvest, non sono 22, ma sono 38>>.

Scusi, Ruggeri, chi sostiene siano 22?

<<Sono ufficialmente dichiarate tali dalla stessa Fininvest, ma non solo, come ogni societa' che si occupa di editoria e telediffusione, la Fininvest ha dovuto comunicare al Garante l'assetto societario delle sue emittenti, e lo ha fatto citando appunto le 22 holding, per cui non ci piove, ufficialmente sono tali, e il patrimonio della Fininvest, di cui una parte notevole risulta essere di proprieta' personale di Silvio Berlusconi, e' stato dichiarato distribuito appunto in queste 22 holding>>.

Che pero' non sono le sole, perche' lei sostiene, e ora le vengo subito a chiedere con quali prove, che in realta' sono 16 piu' di quelle dichiarate dalla medesima societa' televisiva.

<<Si'. Io l'avevo scoperto gia' dieci anni fa. Allora ne scrissi, pero' a quel tempo avevo contezza fossero 38, ma quando uscirono i miei libri non avevo ancora reperito tutte le 38 holding, cosa che ho fatto in un secondo momento. Per cui scrissi: si', ho la certezza che si tratta di 38 holding e non di sole 22, tuttavia non potei sviluppare l'argomento come avrei voluto, e come potrei fare oggi, perche' mi mancava la ricognizione documentale delle ulteriori 16, ricognizione che dovevo ancora fare. Le rivelo che a quel tempo delle 38 holding conoscevo, avevo dettagliata documentazione, ovviamente delle prime 22 e dell'ultima, la trentottesima. Delle altre conoscevo l'esistenza, emergevano da confronti di dati, ma alle prove materiali sono arrivato dopo>>.

Lei esattamente cosa ha individuato, cosa ha scoperto in dettaglio delle 16 holding "fantasma"?

<<Le prime 22 Holding Italiane sono state costituite tutte il 19 giugno 1978, ma in quella stessa data nascono anche le Holding Italiane 23, 24, 25, 26, 27 e 28. Altre quattro, dalla Holding Italiana ventinovesima alla trentaduesima, vengono fondate il 22 dicembre 1978, e infine tutte le altre, dalla Holding Italiana trentatreesima alla trentottesima, nascono, cioe' vengono costituite, il 27 marzo 1981. Noi parliamo di holding, quindi, che esistono gia' da un bel pezzo, 17 anni>>.

Lei e' riuscito a capire, ci sono prove, che queste ulteriori holding detengano quote del capitale della Fininvest?

<<Certamente. Intanto cio' che colpisce e' la trasformazione che queste 16 holding aggiuntive, rimaste sconosciute, hanno subito nel tempo. Trasformazioni equivalse al cambiamento di nome, ma non di proprieta'>>.

Cioe'?

<<La differenza sostanziale fra le 22 holding "ufficiali" e le 16 "occulte" sta in questo: le prime, quelle dichiarate tali da Berlusconi e dalla Fininvest, sono delle scatole vuote, si limitano a riscuotere i dividendi. Le altre 16, invece, sono societa' operative. Hanno un operare frenetico, ed e' proprio questo che ha reso difficile l'individuazione, il loro reperimento. Ad ogni modo, sono riuscito a fare un elenco preciso, elenco che comprende trasformazioni, variazioni di sede e di oggetto sociale da quello originario. Le faccio un esempio: la Holding 33 dopo vorticose mutazioni e' diventata... Tele Posillipo, la numero 34 Tele Sondrio, la numero 35 e' diventata una finanziaria, la Safim Finanziaria>>.

Quindi oggi non esistono piu' come tali, come Holding Italiana numero...

<<Formalmente no, ma sostanzialmente si', la proprieta' e' sempre quella, sono state fatte variazioni per camuffarle, credo, o per ragioni che risultano del tutto incomprensibili, se non si tratta di nascondere qualcosa. Ad ogni modo non ci sono problemi, ho tutti i dati con me per la loro esatta individuazione>>.

Che dati?

<<Tutti. Il numero di registro di ognuna di loro che le identifica presso le Camere di Commercio, il numero del fascicolo presso le Cancellerie dei Tribunali Civili, insomma e' tutto molto chiaro, almeno a me. Posso affermare di avere chiarissimo l'intero organigramma societario della Fininvest, incluso questo groviglio nascosto>>.

Lei e' certo del fatto che queste 16 holding siano riconducibili alla Fininvest? Che prove ha per affermarlo?

<<La loro composizione. Tutte queste 16 holding vengono costituite dagli stessi personaggi al servizio della Fininvest, ossia dallo studio del commercialista Armando Minna, oggi deceduto, e di sua moglie, la signora Nicla Crocitto. Caratteristica di tutte queste holding e' che nascono come Srl con 20 milioni di capitale, fondatori sono il commercialista Armando Minna e la moglie, come dicevo poc'anzi. Il commercialista si intesto' il 90% del capitale iniziale, il rimanente la consorte. Nascono cosi', poi si trasformano in Spa, con capitale iniziale di 200 milioni, elevato di norma a 2 miliardi. Poi accadde un fatto che cambio' le cose. Il 29 gennaio 1982 il commercialista Armando Minna mori' in un incidente stradale piuttosto strano, per la verita', e la vedova, la signora Nicla Crocitto, si ritiro' a vita privata. Ecco che allora amministratore di tutte queste 16 holding divento' Luigi Foscale, zio di Silvio Berlusconi e padre di Giancarlo Foscale. Il signor Luigi Foscale, ex  dirigente della Fiat, nonostante i suoi anni, marcia oltre gli ottanta, fino al 1995, ma suppongo ancora oggi, era amministratore unico delle holding di cui stiamo parlando>>.

Che senso ha tutto questo marchingegno segreto, secondo lei?

<<Amo dire le cose quando ho una certezza assoluta. Guardi, le holding ci sono, il meccanismo lo conosco perfettamente, e anche a cosa serve. Per le 22 Holding "ufficiali" la Fininvest ha dichiarato che la loro esistenza e' necessaria per risparmi fiscali, io vado piu' in la', anche perche' non si capisce come mai la stessa Fininvest queste ulteriori 16 Hoding le ha sempre tenute nascoste>>.

La notizia delle 38 e non piu' 22 holding esce dalla Procura di Palermo che sta indagando nell'ipotesi di riciclaggio di capitali mafiosi in relazione a Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.

<<Le diro' che a me, tutto sommato, fa piacere dopo tanto tempo vedere che la magistratura scopre cose delle quali avevo scritto gia' 10 anni fa. Per un autore, e' una soddisfazione. Noto anche dell'altro, rispetto questa notizia>>.

Cosa?

<<Stando alle agenzie stampa, l'Ansa per la precisione, nei primi giorni dell'agosto scorso sarebbero stati prelevati documenti da due societa' fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro a Milano e a Roma, la Saf e Servizio Italia>>.

E quindi?

<<Ma chiaramente, dico io, ci voleva tanto tempo per arrivarci? Io, in questi miei libri, ho chiesto esplicitamente a Silvio Berlusconi di dire chi c'e' dietro, che tipo di mandato ha dato proprio a queste due fiduciarie. Il mio ragionamento al riguardo era molto semplice, dicevo: Cavaliere, lei sostiene che e' tutto in ordine, che e' tutto chiaro rispetto la proprieta' della Fininvest? Lo dimostri. Noi sappiamo che lei ha operato dietro la facciata di queste due fiduciarie infiltrate pesantemente dalla P2, lei ha iniziato a servirsi di queste due fiduciarie e continua a farlo proprio quando erano controllate dalla P2 di Licio Gelli. Lei le ha usate, dicevo a Berlusconi gia' allora, nel 1987, per occultare i volti dei suoi finanziatori. D'altra parte, le societa' fiduciarie esistono proprio per questo. Cio' non significa a priori che il denaro sia maleodorante e i personaggi anche, ma il fatto che vi si ricorra, suscita delle perplessita'. Allora, vogliamo uscire dall'equivoco, dalle congetture, dissi a Berlusconi. Renda pubblici i mandati di queste fiduciarie>>.

Berlusconi rispose?

<<Assolutamente no. E allora io, continuavo a dire, non posso non ricordare che dietro queste stesse fiduciarie c'era Licio Gelli e Tassan Din, che addirittura aveva il suo "ufficio privato" diciamo cosi', dentro una delle sedi di queste fiduciarie, cosi' come non posso scordare che con queste fiduciarie aveva rapporti Flavio Carboni, e via elencando>>.

Parlando di queste due societa' della Bnl, le risulta che abbiano avuto in qualche modo a che fare, intrattenuto rapporti voglio dire, con esponenti della mafia siciliana?

<<Si'. Con esponenti di Cosa Nostra>>.

Torniamo la cuore del problema: esattamente quando ha scoperto i dati circostanziati relativi alle 16 Holding fantasma?

<<Ho ultimato le ricerche alla fine del 1997>>

Con questi nuovi risultati, ha intenzione di scrivere un altro libro?

<<A questa domanda non intendo rispondere>>.

Un'ultimissima questione. Lei e' un giornalista, per chi lavora?

<<Sono un inviato del settimanale Gente da 25 anni>>.

Ruggeri, mi permetta l'impertinenza, Berlusconi sostiene che tutti coloro, non importa se giornalisti o magistrati, "parlano male di lui", sono dei comunisti. Lei, se intende dirmelo, e' comunista?

<<Mai stato comunista in vita mia. Questa poi... (risata)>>.

http://www.lapadania.com/1998/settembre/29/290998p03a2.htm

Dalla Holding Italiana Ventitreesima alla Holding Italiana Trentottesima, e' venuto alla luce un immenso tesoro nascosto di Mister Forza Italia - Cavaliere, ci consenta: sono 17 anni di fumo - Un dedalo incredibile di societa' finanziarie che non sono mai entrate nella "mappa Fininvest". Perche'?

di Max Parisi

Signor Berlusconi, mi consenta, ma ora la questione si e' complicata, e di parecchio.Lei e chi per lei - immagino i responsabili della comunicazione della Fininvest, Cavaliere - avete risposto ufficialmente, circa 10 giorni fa, alle indiscrezioni di stampa sull'esistenza delle "38 Holding Italiane" dichiarando che tale notizia e' falsa e priva di ogni fondamento.Male, signor Berlusconi, molto male. Come le ben sa, avete detto una menzogna. Una bugia della cui gravita' e' bene parlare. Signor Berlusconi, lei si e' reso conto di avere nascosto la verita', di avere fatto rimanere all'oscuro chiunque fino a oggi rispetto il reale assetto del Gruppo Fininvest? Sa a chi mi riferisco? Ai soci del Gruppo, alle banche creditrici, e a qualsivoglia soggetto istituzionale.Non solo. C'e' dell'altro: poiche' lei e la sua Fininvest avete mentito su questo punto cardinale, sull'origine di tutto cio' che la riguarda - economicamente parlando, signor Berlusconi - negando pubblicamente l'esistenza di queste 38 Holding Italiane, ovvero 16 in piu' rispetto quelle "uffciali", ora la domanda che resta da fare e' una sola: perche'? Non c'e' piu' da spiegare, signor Berlusconi, come le ho chiesto diverse volte di fare quest'estate, l'origine dei suoi quattrini. A questo punto non serve piu', signor Berlusconi. Chi mente come ha fatto lei in maniera plateale sulla struttura dell'impero finanziario di cui e' proprietario e per di piu' mente non da ieri, non da avantieri, non dalle ultime vicende giudiziarie, ma da 17 anni a questa parte, e' assolutamente evidente che lo stia facendo per nascondere la loro provenienza. Ora noi avanzeremo. Ora vorremo sapere ogni cosa, e la nostra inchiesta procede. Non ci sara' piu' occasione, signor Berlusconi, per "disturbarla" con domande e domandine. Basta. L'occasione per chiarire l'ha avuta, gliel'abbiamo offerta su un piatto d'argento. Adesso ci impegnermo con ogni forza per sapere.Intanto, iniziamo a spiegare ai nostri lettori.Nonostante le reiterate smentite di Silvio Berlusconi e della Fininvest, le societa'-cassaforte denominate tutte "Holding Italiana" in progressione numerica (Holding Italiana Prima, Holding Italiana Seconda, Holding Italiana Terza, ecc.) possedute dallo stesso Gruppo Fininvest non sono 22, bensi' 38.

Vediamo in dettaglio le 16 holding occulte.

La Holding Italiana Ventitreesima e' stata fondata il 19 giugno 1978, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 989695, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 181798/5237/48. Successivamente, la denominazione e' stata variata in Efim Spa, poi in SB Holding Spa. Fino a tutto il 1995, l'amministratore unico era Luigi Foscale.

La Holding Italiana Ventiquattresima e' stata fondata il 19 giugno 1978, n iscrizione alla Camera di Commercio: 989696, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 181799/5237/49. Successivamente la denominazione e' stata variata in Bica Spa. Fino a tutto il 1995, l'amministratore unico era Luigi Foscale.

La Holding Italiana Venticinquesima e' stata fondata il 19 giugno 1978, n di iscrizione alla camera di Commercio: 989703, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 181800/5237/50. Successivamente la denominazione e' stata variata in Selealfa Holding. Fino a tutto il 1995, l'amministratore unico era Luigi Foscale.

La Holding Italiana Ventiseiesima e' stata fondata il 19 giugno 1978, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 989697, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale:181801/5238/1.Successivamente la denominazione e' stata variata in Selebeta Holding. Fino a tutto il 1995, l'amministratore unico era Luigi Foscale.                

La Holding Italiana Ventisettesima e' stata fondata il 30 giugno 1978, n di iscrizione al Registro delle Societa': 969698, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 181804/5238/4. Successivamente la denominazione e' stata variata in Selegamma Holding. Fino a tutto il 1995, l'amministratre unico era Luigi Foscale.

La Holding Italiana Ventottesima e' stata fondata il 19 giugno 1978, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 989704, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 181805/5238/5. Successivamente la denominazione e' stata variata in Seledelta Holding. Finoa tutto il 1995, l'amministratore unico era Luigi Foscale.

La Holding Italiana Ventinovesima e' stata fondata il 22 dicembre 1978, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1000770, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale:184761/5297/11.Successivamente ha variato la denominazione in Sipa Spa e poi in Istifi Spa.

La Holding Italiana Trentesima e' stata fondata il 22 dicembre 1978, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1000771, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 184762/5297/12. Successivamente la denominazione e' stata variata in Immobiliare Nuova Vi.Pi. Spa

La Holding Italiana Trentunesima e' stata fondata il 22 dicembre 1978, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1000772, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 184763/5297/13. Successivamente la denomianzione e' stata variata in Immobiliare Nuova Firenze Spa.

La Holding Italiana Trentaduesima e' stata fondata il 22 dicembre 1978, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1000773, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 184764/5297/14. Successivamente la denominazione e' stata variata in Immobiliare Briseide Spa.

La Holding Italiana Trentatreesima e' stata fondata il 27 marzo 1981, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 344176N, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 203175/5665/25. Successivamente la denomianzione e' stata variata in Tele Posillipo.

La Holding Italiana Tretaquattresima e' stata fondata il 27 marzo 1981, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 35892S, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 203176/5665/26. Successivamente la denominazione e' stata variata in Tele Sondrio.

La Holding Italiana Trentacinquesima e' stata fondata il 27 marzo 1981, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1067176, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 203177/5665/27. Successivamente la denominazione e' stata modificata in Fintre Spa e in seguito in Safin Finanziaria Spa.

La Holding Italiana Trentaseiesima e' stata fondata il 27 marzo 1981, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1067177, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 203178/5665/28. Successivamente la denomianzione e' stata variata in Immobiliare Pisani Spa.

La Holding Italiana Trentasettesima e' stata fondata il 27 marzo 1981, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1067221, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 203179/5665/29. Successivamente la denominazione e' stata variata in Centro Commerciale Milano 3.

La Holding Italiana Trentottesima e' stata fondata il 27 marzo 1981, n di iscrizione alla Camera di Commercio: 1067179, n di iscrizione al Registro delle Societa' in Tribunale: 203180/5665/30. Successivamente la denomianzione e' stata variata in Assofin Spa.

Ha letto, signor Berlusconi? Poiche' lei ha negato l'esistenza di queste societa', e' del tutto inutile le chieda cosa sono le varie Sele-alfa-beta-delta-gamma Holding Spa, oppure la Fintre Spa, o la Assofin Spa, giusto per fare degli esempi.Se gia' risultava incomprensibile capire come lei, signor Berlusconi, ha messo insieme i capitali per costruire l'impero  societario alla luce del sole, quello noto fino ad ora, intendo dire, si immagini cosa si puo' pensare al riguardo di questo immenso tesoro nascosto, questo incredibile coacervo di societa', o Holding Italiane che dir si voglia, delle quali lei ha disperatamente negato perfino l'esistenza.Tuttavia non dubiti di un fatto: scoperto questo dedalo sotteraneo, nascosto da lei, Cavaliere, per tutti i 17 anni indietro da oggi, sia certo che non molleremo l'inchiesta, anzi. Ossequi alla "famiglia".

http://www.lapadania.com/1998/ottobre/06/061098p11a5.htm

<<Fu Silvio a decidere le mazzette alla Gdf>> -  Milano, in 130 pagine le motivazioni della condanna di Berlusconi: <<Cerco' anche di depistare>>

di EMILIO PARODI

<<E' una sentenza politica. Mi condannano solo in base al teorema del "non poteva non sapere">>. Cosi', il 7 luglio scorso, Silvio Berlusconi protestava dopo esser stato condannato a due anni e nove mesi per le mazzette - in totale 380 milioni - alla Guardia di finanza, per ammorbidire gli accertamenti sulla composizione societaria di Telepiu' e le verifiche fiscali su Videotime, Mediolanum e Mondadori .Ieri i giudici della settima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Francesca Manca, hanno depositato le 130 pagine di motivazione della sentenza; 130 pagine in cui sembra davvero esserci poco spazio per il "non poteva non sapere". I giudici partono dalla tangente per Telepiu', per la quale, scrivono, vi fu una <<autorizzazione precisa di Silvio Berlusconi (per le altre tre parlano di <<autorizzazione generalizzata>>). La mazzetta di 50 milioni e' dell'aprile '94 <<in un contesto in cui Paolo Berlusconi non aveva alcun ruolo nella Fininvest. L'autorizzazione non puo' che essere stata espressione della proprieta' e, quindi, di Silvio Berlusconi>> che si occupo' personalmente della vendita delle quote Telepiu' e del <<sostegno economico>> dei soci. I giudici sintetizzano il perche' della condanna di Silvio e dell'assoluzione del reo-confesso Paolo Berlusconi. <<Il Tribunale esclude che la responsabilita' della decisione di pagare sia stata di Paolo Berlusconi. Ritiene invece che proprio Silvio... abbia gestito tali decisioni, per considerazioni in senso sia positivo che negativo>>. Ed ecco perche': <<Paolo Berlusconi non gestiva fondi non contabilizzati (i fondi neri serviti per i pagamenti ndr), non aveva stretti rapporti con Sciascia (il manager che pago' la Gdf ndr), non prendeva decisioni sulla strategia del gruppo. A Silvio Berlusconi facevano capo il contante, ed il "nero" del gruppo, lui intratteneva i rapporti col materiale e diretto pagatore, Salvatore Sciascia, lui adottava le decisioni relative alle strategie del gruppo>>.

Ma facciamo un passo indietro. I giudici infatti tracciano una radiografia del sistema Fininvest dei "sospesi di cassa", un sistema che fino al '92 - prima della legge anti-riciclaggio - sarebbe servito a Berlusconi per movimentare denaro <<di cui si voleva tenere segreta la destinazione>>. 105 libretti al portatore riconducibili al Cavaliere in banche come la Banca Rasini che hanno movimentato 130 miliardi in entrata e 126 in uscita soprattutto dall'88 al 91. <<Il flusso del danaro si muoveva dai libretti, cioe' da Silvio Berlusconi, - scrivono i giudici - ad una destinazione che non e' stato possibile conoscere>>. Tranne pero' <<due sospesi di cassa avvenuti in coincidenza temporale con i pagamenti delle tangenti per Videotime>>. <<In tutto questo meccanismo - sospesi di cassa, libretti, societa' estere - la persona di Paolo Berlusconi non compare mai, mentre compare sempre Silvio Berlusconi come gestore... dei flussi di denaro>>. Neppure accusato di autocalunnia il reo confesso Paolo, perche' affermo' di aver versato mazzette come <<parte lesa del reato di concussione>>. I giudici "bacchettano" poi il comportamento processuale di Silvio, al quale non hanno concesso nemmeno le attenuanti generiche. <<Egli non si e' limitato ad esercitare il suo diritto di difendersi ... - scrivono - Al contrario, ha cercato di influire sul regolare svolgimento delle indagini... Ha concordato con Berruti un intervento attivo per ottenere il silenzio sull'episodio Mondadori, promettendo in cambio la riconoscenza del gruppo. Ha cercato di screditare chi conduceva le indagini (Di Pietro ndr), nell'ambito delle vicende relative a Felice Corticchia e Renata Fontanelli>> Cioe' la giornalista che in cambio di <<vantaggi professionali nell'ambito del gruppo Fininvest>>, ha testimoniato di esser stata incitata da Corticchia <<ad accusare falsamente il pm procedente di averla molestata>>.

http://www.lapadania.com/1998/ottobre/13/131098p04a5.htm

Il "pupo" palermitano e i due compari veneti schierati sempre per il Sud -

Comencini e Galan volteggianti intorno a Silvio Berlusconi, ridanciano come al   solito. E ha buoni motivi per ridere il Cavaliere, almeno sul grande cartellone che era issato dietro il palco degli oratori. I due consiglieri regionali veneti vengono raffigurati sotto le spoglie loro consone di araldi dell'"autonomia regionale". Di quel programma sempre irriso dal potere meridionalista di Roma ed esaltato appunto dal presidente forzista del Veneto. Oltre che dal transfuga Comencini. Ma dietro a Berlusconi si vedono chiaramente i fili che fanno muovere il pupazzo di Arcore: sono quelli dei poteri occulti in odor di mafia, le cui radici si innestano a Palermo, mentre i rami fanno ombra su tutto il Nord.In un disegno solo l'autore e' riuscito a sintetizzare cio' che la Lega sta dicendo da tempo: il falso federalista Berlusconi non puo' fare a meno di difendere a spada tratta gli interessi del sistema romano, centralista e nemico della liberta' della Padania. Il Nord deve restare disunito, oppure preso in giro dal Polo berlusconiano: questa la realta' sotto gli occhi di chi non e' cieco. Umberto Bossi lo ha ripetuto anche a Bassano, indicando piu' volte il quadro alle sue spalle. Roma utilizza il divide et impera, noi risponderemo con il Blocco Padano, ha detto il segretario federale.E recandoci nel Parlamento romano a scompaginare tutte le coalizioni, mantenendo ben fermi i programmi di indipendenza per tutto il Nord.

http://www.lapadania.com/1998/ottobre/27/271098p04a1.htm

Cossiga sempre piu' duro nei giudizi su Berlusconi: <<E' solo un ignorante>> Il "piccone" sgretola Arcore Lezioni di moralita' da lui? Come prenderle da una sgualdrina

<<Ormai e' Berlusconi il pericolo per la democrazia>>. E' guerra senza esclusione di colpi quella che l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha dichiarato al Cavaliere di Arcore. Una guerra che ha visto il fondatore dell'Udr riservare al leader di Forza Italia una serie di feroci "picconate", peraltro basate su incontestabili verita' che finora ben pochi, nel mondo politico, avevano avuto il coraggio di spiattellare in faccia al Cavaliere. Il fuoco alle polveri lo ha dato domenica l'intervista di Cossiga a "la Repubblica", titolata proprio con le parole che aprono questo articolo. <<Se si inveisce contro il Capo dello Stato tanto da eccitare la folla - ha detto Cossiga a Repubblica - non si compie solo un'offesa, ma un atto di eversione. Sono molto preoccupato che vi sia, oggi, chi tenta di riportare indietro le lancette dell'orologio della storia. Quella di Berlusconi non e' una colpa. E' un atto sciagurato, un peccato contro la Patria. Si sta assumendo una gravissima responsabilita': sfasciare la coesione morale, civile e politica che dopo la caduta del Muro di Berlino abbiamo faticosamente ricostruito in questo Paese>>. L'ex presiedente incalza Berlusconi anche sulle citazioni di Aldo Moro: <<La citazione di D'Alema e' stata corretta e appropriata. Quella di Berlusconi e' stata vergognosa. Posso dirlo io, ministro degli Interni di allora: il Pci ha sempre lottato al fianco delle istituzioni. E comunque, assumere un dato culturale come la matrice marxista-leninista delle Br per far ricadere sul partito comunista la responsabilita' dell'' assassinio di Moro e' un'infamia, oltre che un falso storico.

Dov'era Berlusconi quando da ragazzo combattevo i comunisti italiani che d'intesa con il Pcus contrastavano le scelte atlantiche? Dov'era Berlusconi quando io, proprio su mandato di Moro, mi occupavo della struttura Stay Behind? E dov'era quando in attrito col Pci autorizzavo l' installazione dei Pershing e Cruise? Dov'era quando rischiavo il piombo del terrorismo? Dov'era quando dal Quirinale premevo per la riunificazione tedesca e l'autonomia dei balcani? L'onorevole Berlusconi stava facendo denari! Se con fondi leciti o illeciti lo stabiliranno i giudici di Palermo. Io penso e spero con fondi leciti. Ma io non sono il suo giudice, sono solo un uomo che lui ha offeso. E allora, prendere lezioni di democrazia da Berlusconi sarebbe come per una donna prendere lezioni di moralita' da una sgualdrina!>>.E ancora: <<Io sono un uomo colto, mentre Berlusconi e' solo un ignorante. E al contrario di lui non sono un uomo ricco, e non ho la tentazione di sollevare odi ideologici solo per tutelare i miei interessi. L'anomalia della democrazia italiana sta tutta qui>>.

E Forza Italia? Per Cossiga e' <<un'organizzazione priva di qualunque cultura di partito. Lasci stare le sciocchezze di Berlusconi sugli 'eredi di De Gasperi' o le citazioni di Don Sturzo che gli mette in bocca il reverendo Baget Bozzo: sa cosa sono, quelle? Coglionate. Si', scriva pure: coglionate. Forza Italia e' un soggetto politico il cui processo decisionale e' nelle esclusive mani di una sola persona, per pura delega plebiscitaria. La legittimazione del leader-fondatore sta solo nell'aver posto a servizio di questo movimento le sue fortune economiche, e viceversa>>.Il Polo? <<...non puo' rappresentare l'entita' dialettica di una democrazia competitiva. Di questo Polo solo due obiettivi sono chiari: la difesa della liberta' personale e della consistenza patrimoniale del suo leader. Eccola qui, la "democrazia anomala": a destra abbiamo un inutilizzabile "ircocervo", Forza Italia. Anzi, preciso: Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi. Perche' la maggioranza dei suoi parlamentari potrebbe militare in partiti veri...>>. Giu' duro anche con chi e' stato ammaliato dal Cavaliere. <<...mi chiedo: cos'ha mai da spartire il figlio di Gaetano Martino, il brillante Antonio rampollo di una antica famiglia liberale, con un faccendiere del Nord? Cos'hanno da spartire i Tremonti o i Colletti, con un analfabeta come Berlusconi?>>. Berlusconi voltagabbana? No, dice Cossiga, <<ma solo perche' gabbana non ha. In senso politico, perche' quello finanziario e' tutt'altro discorso>>.

E arrivando a toccare direttamente gli interessi personali di Berlusconi Cossiga ha annunciato a Repubblica che <<l'Udr si prepara a una battaglia importantissima.  Quella sul conflitto di interessi. In nessun Paese democratico il capo dell'opposizione, che aspira a rifare il premier e poi il Presidente della Repubblica, e' anche padrone di 4 reti Tv. Strumenti che condizionano un'opinione pubblica libera, che e' il vero fondamento della democrazia, come insegna Dicej. Il Cavaliere sicuramente non sa chi e'. Ma gli do' un consiglio: chieda a Dell'Utri, che e' uomo di cultura. Se ne serva per queste cose, e non per altre...>>. Cossiga scende nei dettagli : <<Vogliamo l'assoluta incompatibilita' tra la carica di segretario o presidente di partito, di membro del governo o del Parlamento, e quella di proprietario diretto o indiretto di aziende di servizi che influiscano sulla formazione della pubblica opinione. Dobbiamo ridefinire il rapporto tra democrazia e denaro, tra politica e Poteri Forti. Anche per questo abbiamo voluto che uno dei nostri andasse al dicastero delle Comunicazioni. Con un solo mandato: applicare le leggi, senza compiacenze, anche nel dilazionare i termini, e regolare l'accesso dei partiti alle Tv pubbliche e private. Su questo saremo inflessibili>>. La prima reazione negativa all'intervista era arrivata dal direttore del Tg5 Mentana, che aveva diffidato Cossiga dal <<mettere in mezzo l'informazione Mediaset>>. Pronta la contro-replica di Cossiga: <<Per quanto riguarda le sue intimazioni il buon Mentana non fa paura nemmeno ad un gatto, figurarsi a me. Comprendo bene l'angoscia e l'imbarazzo del prudente direttore di Tg5 nel dire quello che ha dovuto dire. Rimango in attesa comunque che in un solo Tg di Mediaset, un solo giornalista, anche per soli 30 secondi, condanni l'incitazione folle al dispregio del Capo dello Stato come atto eversivo e che critichi il riesumare criminale di toni di una guerra fredda che e' finita: solo un giornalista, solo 30', solo un Tg di Mediaset...>>.

Il fondatore dell'Udr e' tornato poi ad attaccare Berlusconi alla conferenza programmatica del suo partito nel Lazio: <<Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, si e' esposto ad una persecuzione giudiziaria, frutto di una nefasta cultura della giustizia>> perche' ha fatto un partito <<con i suoi denari, da solo con le sue aziende, candidando al Parlamento suoi dipendenti>>. Cossiga, nel suo intervento all'Holiday Inn ha anche spiegato ufficialmente il progetto politico dell'Udr e ha sollecitato la fine del percorso politico di Berlusconi. <<L'Udr e' un partito di transizione - ha spiegato  - verso un grande partito di centro, con il Ppi, il Ccd e Rinnovamento Italiano e alcuni deputati di Forza Italia - penso ad  Urbani o a Martino - che non siano dipendenti di Berlusconi; si chiamera' Partito Democratico e riunira' quanti hanno vissuto l' esperienza di democrazia di 50 anni di storia, durante i quali l'Italia e' stata governata da un unico grande partito, che oggi, comunque, non si puo' far rivivere artificialmente. La strada maestra per il nostro Paese e' oggi il riformismo>>. Di  Forza Italia, che era nel '94 <<la grande speranza di un partito di centro>>, Cossiga salva solo alcuni, di Berlusconi non  salva nulla: <<Quando si hanno quattro tv, 14mila miliardi, quando non si puo' distinguere tra interessi personali e di  partito, non si puo' guidare una forza politica. Berlusconi - ha proseguito - ha il merito di aver buttato la rete e aver raccolto tanti pesci sparpagliati; al suo posto, una volta costituito il partito, avrei fatto un passo indietro, lasciando la  guida agli altri>>. Un ultimo attacco giunto assieme all'annuncio ufficiale dell'ingresso di Giorgio Rebuffa, ex deputato di Fi, nelle fila dell' Udr.

http://www.lapadania.com/1998/ottobre/27/271098p04a2.htm

Bossi rincara la dose dal Congresso federale della Lega: il capo di Forza Italia parla meneghino ma nel cuore e' palermitano <<La Fininvest e' nata da Cosa Nostra>> Lo tengono in piedi perche' rappresenta i loro interessi al Nord, e' il loro "figlio di buona donna"

di Matteo Mauri

Brescia

La guerra e' aperta da tempo. Ma ora entra in campo l'artiglieria pesante. E se alle accuse di mafia che da tempo Bossi lancia contro Berlusconi, il Cavaliere risponde col silenzio, adesso il Senatur ha deciso di alzare il tiro. <<Tanto per essere chiari, per far capire alla gente>>, replica ad un congressista che aveva criticato la <<politica dell'insulto>> del segretario leghista. L'attacco di Umberto Bossi a Silvio Berlusconi, e' durissimo. Il segretario della Lega Nord nel corso del suo intervento al Congresso straordinario del Carroccio, ha piu' volte dato del "mafioso" a Berlusconi. Da tempo il leader leghista, durante gli innumerevoli comizi, aveva indicato nel Cavaliere <<l'uomo di Cosa Nostra>>. Al congresso, la tesi e' diventata ufficiale. <<L'uomo di Cosa Nostra>> viene citato decine e decine di volte. E con lui tutte le aziende che fanno capo al leader di Forza Italia. L'anomalia italiana e' li': se ne devono convincere in primo luogo tutti i delegati, poi l'opinione pubblica.<<La Fininvest - ha affermato Bossi - ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano. E a Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi. La verita' e' che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perche' sara' pure un figlio di buona donna, ma e' il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi>>. Se l'ex-Capo dello Stato Francesco Cossiga negli ultimi due giorni e' andato giu' durissimo nei confronti del Cavaliere, Bossi non e' certo stato da meno. Anzi, ha alzato il tiro, entrando anche nei dettagli, quando ha parlato della Banca Rasini, delle holding occultate, della nascita della prima tv berlusconiana, del partito degli azzurri. <<Un palermitano - ha affermato Bossi - e' a capo di Forza Italia. Perche' Forza Italia e' stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord>>. Eppoi ancora, come in un crescendo: <<Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord>>; <<Silvio e' uomo della P2, cioe' del progetto Italia>>; <<La Banca Rasini e' la banca di Cosa Nostra a Milano>>; <<Berlusconi ha fatto cio' che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammi'>>; <<Berlusconi parla meneghino ma nel cuore e' un palermitano>>.<<L'uomo di Cosa Nostra>>: Bossi, nelle tre ore d'intervento, ha indicato spesso il disegno dietro il palco in cui era raffigurato alle spalle di Berlusconi, un sicario siculo con lupara e coppola.Dopo aver ricordato i molti <<giovani del Nord morti per droga>>, Bossi ha aggiunto: <<Molte ricchezze sono vergognose, perche' vengono da decine di migliaia di morti. Non e' vero che "pecunia non olet". C'e' denaro buono che ha odore di sudore, e c'e' denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Ecco il punto>>.

http://www.lapadania.com/1998/ottobre/27/271098p05a3.htm

Rabbiose reazioni del Cavaliere

Rabbiosa la reazione di Silvio Berlusconi alla nuova politica della Lega, annunciata dal palco del Congresso bresciano. In particolare, i suoi strali sono per il leader del movimento.<<Le parole di Bossi nascono dalla disperazione per il fallimento delle proprie tesi politiche. Ormai la Lega e' sotto il 4%. Tutte le promesse fatte da Bossi in questi anni sono venute meno, non c'e' una sola cosa che si sia realizzata>>. Non si sa in base a quali dati la Lega sarebbe scesa sotto il 4%, come afferma Berlusconi, ma non importa, il Cavaliere va avanti lo stesso. Le dichiarazioni sono state fatte nel corso di Fatti & misfatti, della Rete Italia 1. E il leader del Polo cosi' continua: <<Adesso Bossi dice che bisogna andare al governo indipendentemente se vince il Polo o l'Ulivo. E' l'ennesimo cambiamento di 180 gradi del leader della Lega. Non mantiene nessuna promessa, la stessa secessione che era una pazzia, e' stata comunque abbandonata in un attimo dopo anni di slogan (non e' vero, e' da mesi che se ne parla, ma evidentemente i suoi consiglieri non comprano la Padania, ndr). Povero il Paese-continua Berlusconi- che da' credito a certi personaggi>>. Riguardo io' duro attacco di Bossi nei suoi confronti, dal palco del Congresso della Lega, Berlusconi afferma: <<Ormai gli insulti, di Bossi e degli altri, ricadono molto piu' su chi li fa che su chi li riceve.C'e' poi lo scandalo dei troppi giornali e televisioni che si fanno tramite e megafono di questi insulti>>. Se lo dice lui che ne controlla una parte...

http://www.lapadania.com/1999/febbraio/24/240299p05a4.htm

Il Senatur replica duramente alle affermazioni del Cavaliere che torna ad attaccare la Lega - Bossi: il piduista non ci fermera' - Berlusconi in Veneto straparla: "I leghisti sono il mio popolo"

di Matteo Mauri

"Il poveretto di Arcore sente che il bidone forzaitalista e polista, il partito degli americani insomma, gli va a catafascio. Non e' bastato comperare qualche briciola della Lega per intaccare la volonta' di riscatto e di liberazione del Nord e del Veneto". Umberto Bossi risponde a muso duro alle affermazioni di Silvio Berlusconi che ieri a Padova aveva paventato un accordo tra il leader del Carroccio e Massimo D'Alema. Non solo: il Cavaliere sentirebbe il popolo della Lega come sua gente. L'affondo del leader leghista e' di quelli che fanno male. "Un massone - ha affermato Bossi - piduista come l'arcorista non poteva che usare quel linguaggio. In fondo Berlusconi e' sempre stato un problema di "cosa sua" o "cosa nostra". Ma ne' mafia, ne' P2, ne' America riusciranno a distruggere la nostra societa'".Fin qui Bossi. 

Ma cosa ha fatto scatenare l'ira del Senatur? Sostanzialmente, a Bossi non sono andate giu' le dichiarazione che il Cavaliere a rilasciato nella giornata di ieri trascorsa in Veneto."Bossi e' un falso profeta che al Nord predica in un modo e poi a Roma vende i voti alla sinistra e va a braccetto con D'Alema". Questo e' stato il primo attacco che Berlusconi ha rivolto da Padova al leader della Lega Nord, nel corso di una trasmissione a Telepadova. "Non c'e' nulla che questo falso profeta - ha rincarato la dose il leader del Polo - ha presentato, che poi si sia trasformato in un traguardo raggiunto". E ancora: Bossi sarebbe colpevole di "essere riuscito a distruggere la grande forza dei moderati". Basta cosi'? No. Berlusconi si rivolge anche "al popolo della Lega, che considero il mio popolo, il popolo di Forza Italia: se riuscisse ad essere unito, potremmo togliere il Paese dalle mani della sinistra".

Spostatosi a Rovigo, il Cavaliere ha ripetuto la stessa storia: "Bossi ha diviso i moderati, raccoglie un consenso che e' di gente contraria alla sinistra per poi svendere i voti a D'Alema ogni volta che questi ne ha bisogno". E parlando di federalismo, Berlusconi ha sottolineato come questa parola, che per l'eccessivo uso ha perso ogni significato, venga utilizzata da tutti; ma nessuno, compreso il leader della Lega, ha aggiunto Berlusconi, si sta adoperando per realizzare il federalismo. In particolare la Lega, che su questo tema, specie in Veneto, ha creato il proprio consenso, indebolisce, frammentando le opposizioni al centrosinistra, quanti vorrebbero riformare il Paese. "Gli elettori della Lega esprimono la stessa protesta di Forza Italia - ha detto - se questi si uniscono al Polo si potrebbe tornare al Governo facendo funzionare lo Stato ristrutturandolo dall'interno. Bisogna lavorare per lo Stato come se fosse una grande impresa, facendo cio' che la sinistra non puo' e non e' in grado di fare".Il Cavaliere ha dunque dichiarato ufficialmente guerra, per l'ennesima volta, alla Lega Nord, aprendo di fatto la campagna elettorale in vista del referendum Segni-Di Pietro e delle elezioni europee proprio nel Veneto leghista. E Bossi ha fatto capire che rispondera' colpo su colpo.

http://www.lapadania.com/1999/febbraio/24/240299p03a1.htm

Il patetico Berlusca ora insegue Bossi

Il referendum che la Lega sta portando avanti contro la legge sull'immigrazione per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, puo' essere un modo per migliorare la legge in vigore. "Non raccogliamo firme, perche' siamo per gli atti moderati e non estremi - ha detto ieri sera a Rovigo - e percio' presenteremo un emendamento alla legge in vigore sull'immigrazione che si chiama "progetto azzurro"".

Berlusconi, sottolineando che bisogna distinguere tra gli immigrati che giungono in Italia per cercare lavoro e quelli che al contrario, anche organizzandosi, si dedicano al crimine, ha aggiunto che "non c'e' alcun serio progetto da parte del Governo per far fronte alla criminalita'". "E' un sistema malato - ha proseguito, - si spendono molti soldi e non si ottengono risultati. Abbiamo il piu' alto rapporto forze dell'ordine-cittadini, uno ogni duecento abitanti, ma non ci sono risultati tangibili - ha concluso - plaudendo all'iniziativa del sindaco di Milano, Albertini, che e' andato a studiare l'esperienza del sindaco di New York. Per il leader di Forza Italia bisogna cambiare le regole e il sistema partendo da zero". E bravo il Berlusca: trovandosi in braghe di tela di fronte al consenso popolare suscitato dall'iniziativa leghista, si inventa il "programma azzurro". Preferiremmo quello "anni azzurri": cioe' il pensionamento definitivo di Silvio.

http://www.lapadania.com/1999/febbraio/25/250299p05a6.ht

Quel triangolo berlusconiano

di Matteo Mauri

Non e' una novita', ma non per questo merita di passare inosservata. I  comenciniani cercano con ogni mezzo di gridare ai quattro venti che sono vivi e vegeti, trovando naturale cassa di risonanza nel "Gazzettino" di Venezia. E tempi e modi fanno si' che non ci si possa dimenticare del Cavalier Berlusconi, che proprio lunedi' (sara' un caso) ha cominciato la sua campagna elettorale anti-Lega in Veneto. Un triangolo perfetto, i cui vertici sono costituiti dal Signore di Arcore, dal padano pentito e dall'organo d'informazione che da sempre e' uno tra i piu' tenaci avversari del progetto leghista.Per il Gazzettino, ogni cosa proposta dal movimento bossiano era da contrastare. A prescindere. Salvo poi cercare di cavalcare le stesse tematiche, portando acqua ai nemici di turno del Carroccio e delle genti del Nord.Fabrizio Comencini aveva giurato a Venezia, era sul palco, e' diventato famoso (e consigliere regionale, con stipendio relativo che supera abbondantemente i dieci milioni al mese) grazie alla Lega Nord e al suo leader. Oggi vomita addosso ad Umberto Bossi ogni genere d'insulto.Piu' comprensibile l'ira del Cavaliere. Una volta diventato Presidente del Consiglio, pensava di aver messo alle spalle tutti i suoi guai. Invece qualcuno gli ha fatto lo sgambetto. E Berlusconi non perde occasione per dare addosso al Senatur. In passato si e' rivolto agli elettori della Lega, senza ottenere grossi risultati. Meglio gli e' andata con qualche dirigente del Carroccio senza cuore ne' dignita'. Oggi l'offensiva dell'armata berlusconiana ricomincia. Non verranno accolti da amici.

http://www.lapadania.com/1999/marzo/10/100399p03a04.htm

La vita e l'irresistibile ascesa del signor Publitalia

Compagno di studi di Berlusconi, diede vita all'agenzia pubblicitaria della Fininvest e al "partito azienda" "E' l'inizio della campagna elettorale". Cosi' Marcello Dell'Utri, l'ex presidente di Publitalia ora deputato di Forza Italia, ha commentato la richiesta di arresto dei magistrati di Palermo, definendosi "vittima di una persecuzione politica" e chiedendo al leader del Polo Silvio Berlusconi di candidarlo alle elezioni europee. Sono ormai cinque anni che il parlamentare del Polo combatte la battaglia contro i giudici, che lo "attaccano" oltre che da Torino, da Milano e da Palermo. Due citta' che sono state teatro della sua vita e della sua carriera. Marcello Dell'Utri nasce a Palermo 57 anni fa, figlio di un dirigente. A Milano si laurea in giurisprudenza e durante l'universita', nel 1971, incontra l'allora compagno di studi Silvio Berlusconi. Sempre nel capoluogo lombardo inizia la sua carriera, nel '75, con la prima offerta di lavoro da parte dello stesso Berlusconi che muoveva i primi passi nel fiorente mercato edilizio milanese dell'epoca. Nel gruppo del Biscione il giovane palermitano fa passi da gigante, fino a raggiungere il definitivo successo negli anni '80, con la sua Publitalia, agenzia pubblicitaria della Fininvest, che in pochi anni passa da uno a qualcosa come tremila miliardi di fatturato. Gli anni '90 segnano il suo passaggio alla politica.  Con le inchieste di Tangentopoli che avanzano, e che sempre piu' si avvicinano all'universo della Fininvest, Dell'Utri e' in prima fila nel 1994 nella costruzione della nuova macchina da guerra del Cavaliere, Forza Italia: applica alla politica la su decennale esperienza di manager, sceglie gli uomini e si occupa dell'organizzazione di quello che viene subito battezzato il "partito azienda" e che, appena dopo tre mesi dalla sua fondazione, vince le elezioni.

"Dovevamo fare in fretta. Ho usato la struttura di Publitalia, l'unica che avevo a disposizione" dichiara con la vittoria in tasca il signor Publitalia. Quindi, torna all'azienda, ma nel maggio del 1996 si dimette dalla presidenza, dopo essere diventato, in aprile, deputato di Forza Italia. A determinare la svolta secondo i maligni, le inchieste della magistratura. Nel novembre 1993 la prima accusa della Procura di Milano: falso in bilancio e frode fiscale. Nel maggio del '95 Dell'Utri e' arrestato nell'ambito dell'inchiesta torinese sulle sponsorizzazioni gonfiate, e resta tre settimane in carcere a Ivrea. Nel giugno 1996, l'inizio della vicenda giudiziaria piu' pesante, quella di Palermo, condotta da Giancarlo Caselli, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Poi i rinvii a giudizio e i processi. Nel capoluogo siciliano il dibattimento si apre nell'ottobre del 1997, con 22 pentiti ad accusare il parlamentare azzurro. A Torino nel febbraio dello scorso anno viene confermata la condanna in appello: 3 anni, 2 mesi, 25 giorni. Ora, l'ultima richiesta della Procura palermitana, e se da una parte i giudici lo accusano di una sorta di "campagna acquisti" di pentiti nel tentativo di inquinare le prove, dall'altra c'e' la sua tesi, secondo cui i magistrati "offrono vantaggi" a chi accusa esponenti di Forza Italia. Anche per questo, lui non lascia la carica di parlamentare. "Per me e per la mia famiglia - spiega Dell'Utri- devo trovare ogni mezzo di difesa".

http://www.lapadania.com/1999/marzo/11/110399p02a4.htm

Maroni: da tempo invochiamo chiarezza sui presunti intrecci tra Publitalia-Fininvest e criminalita' - "Caselli non perseguita nessuno" - Intanto il presidente della Camera ha dato l'ok al processo politico contro la Lega

di Stefania Piazzo

C'e' calvario e calvario. Non solo. Non si possono mettere sullo stesso piatto della bilancia il no all'autorizzazione a procedere verso i parlamentari della Lega per la vicenda delle intercettazioni telefoniche del magistrato Papalia con il voto sulla richiesta d'arresto del deputato di Forza Italia, Marcello Dell'Utri. Fa capire, Roberto Maroni, membro del Carroccio nella Giunta per l'autorizzazione a procedere, che il peso specifico, politico, giudiziario dei fatti non e', non puo' essere lo stesso.

Onorevole Maroni, il Polo grida alla persecuzione politica, ricordando la vicenda Previti. Allora la Lega respinse l'arresto. Ci sara' una "seconda volta"?

"In quella circostanza il movimento prese una posizione nettamente garantista. Ma non si possono fare paragoni".

Perche' sono cosi' diversi?

"Con Previti l'autorizzazione all'arresto era arrivata alla fine delle indagini preliminari (mancavano pochi mesi) e c'era gia' una richiesta di rinvio a giudizio. Insomma, ci sembro' un atto giudiziario pretestuoso e inaccettabile, presentato per esigenze probatorie per evitare l'inquinamento delle prove a due anni dall'avvio dell'inchiesta. Ormai non aveva piu' senso".

Quindi era un attacco politico del pool di Milano?

"Lo giudicammo cosi'. Tanto che per spiegare il voto, il capogruppo Comino, alla Camera, disse che il nostro era un voto contro la magistratura quando diventa una magistratura politica che persegue le idee e i partiti".

Torniamo a Dell'Utri.

"Appunto, e' tutta un'altra storia. Intanto la procura e' di Palermo e non quella di Milano".

Meglio Palermo che Milano?

"Il procuratore e' Caselli che, a differenza di Borrelli, per quanto mi riguarda, quando sono stato ministro ho avuto modo di apprezzare per le doti di equilibrio, per la grande serieta' e prudenza nel prendere questo tipo d'iniziative. Il processo Dell'Utri poi e' gia' iniziato e la richiesta di arresto si muove per un'ipotesi molto piu' grave rispetto a Previti: indurre alcuni pentiti a ritrattare le accuse".

Non e' quindi una richiesta di custodia cautelare che giunge in ritardo?

"Affatto. In questa fase di processo viene imputato a Dell'Utri di inquinare le prove. Le accuse poi sono di associazione mafiosa. La situazione e' delicata; quest'uomo e' uno dei personaggi chiave di quella struttura societaria Fininvest- Publitalia alla base degli interessi per i quali Berlusconi e' entrato in politica. Il presunto intreccio tra la criminalita' organizzata e le aziende di Berlusconi attraverso Dell'Utri resta allo stadio di accuse. Ipotesi di reato che prospettano un panorama inquietante e che noi spesso mettiamo in evidenza non in modo gratuito: il riferimento e' a queste inchieste e ai processi della procura di Palermo contro lo stesso Dell'Utri, Berlusconi e altri, accusati di connivenza con la mafia. E' una vicenda che merita di essere approfondita anche nei suoi risvolti politici".

Hanno valore questi processi?

"Certo che si', e non sono un caso di persecuzione politica contro Forza Italia. Se sono stati aperti e' perche' un giudice per le indagini preliminari ha gia' vagliato le accuse di Caselli".

Onorevole, parliamo di un'altra questione, squisitamente politica. E' stata negata l'autorizzazione a procedere chiesta da Papalia verso i parlamentari leghisti.

"Il no della Camera sconfessa il magistrato ed e' una denuncia delle irregolarita' compiute dalla procura di Verona. Questa si' e' un'azione politica della magistratura lanciata contro di noi due anni fa dagli organi dello Stato. In primis il capo dello Stato che disse piu' o meno cosi': "Diteci quali leggi vi servono per fermare la Lega".  Questo e' un fatto grave sul quale la Camera ha dato un segnale forte. Papalia e' stato censurato e dovra' esserlo anche nelle sedi opportune".

Lega soddisfatta?

"E' una vittoria parziale perche' grazie alla mancata autorizzazione, ora il processo puo' prendere avvio. Finche' la Camera non si pronunciava, l'azione giudiziaria era bloccata. La decisione di Violante di mettere all'ordine del giorno le richieste di Papalia sull'uso delle intercettazione telefoniche, consentira' al magistrato di aprire il processo politico contro la Lega. E' un fatto inquietante. Il presidente della Camera ha deciso che la Lega debba essere processata. Se era un atto ingiusto, la sinistra aveva l'opportunita' di evitarlo. Invece...".

http://www.lapadania.com/1999/marzo/17/170399p04a4.htm

Berlusconi attacca i giudici: come le Br Poi Silvio fa marcia indietro. Ma Di Pietro insorge: "Adesso basta"

Roma

E' guerra aperta tra Silvio Berlusconi e i giudici. A scatenare l'ultima battaglia e' stato proprio il Cavaliere che ieri, dai microfoni di Radiorai ha sferrato il primo colpo. "E' stata una pagina assolutamente drammatica" ha detto ricordando la vicenda Moro, nella ricorrenza della strage di Via Fani. E ha accostato indirettamente il comportamento di certi giudici giacobini "che puntano a far fuori l'opposizione" al disegno delle Brigate Rosse di abbattere lo stato borghese. "C'era la volonta' di abbattere lo Stato borghese con l'uso della violenza - ha aggiunto Berlusconi - la sinistra seppe distinguere la sua responsabilita' da quella delle Brigate Rosse, speriamo che oggi possa avvenire la stessa cosa nei confronti di quei giudici giacobini, quasi organici alla sinistra, che debbono rinunciare ad utilizzare la giustizia per combattere e fare fuori gli avversari politici". La prima reazione e' soft. "Non ritengo assolutamente "giacobino" un termine offensivo". E' il procuratore aggiunto di Milano Gerardo D'Ambrosio a commentare la presa di posizione di Silvio Berlusconi. D'Ambrosio, che ha precisato di non sapere se rientri tra i bersagli indicati da Berlusconi, ha accolto le parole dell'ex presidente del Consiglio con una certa ironia. "Non e' la prima volta che veniamo tacciati di giacobinismo - ha spiegato, sorridendo, il procuratore aggiunto - ma non la ritengo un'offesa. Giacobino per me e' chi mette a disposizione le sue capacita' per cercare di migliorare la societa', per il bene pubblico. Ogni volta che qualcuno cerca di contribuire a questa opera di pulizia nella societa', e' accusato di essere Giacobino. Ma troppo spesso ci si dimentica che il ruolo dei Giacobini nella Rivoluzione Francese ha avuto anche molti aspetti positivi". La replica piu' dura arriva da Antonio Di Pietro. "Basta, questa volta e' troppo. Se Berlusconi sa i nomi dei giudici che secondo lui hanno contribuito con il loro operato a combattere gli avversari politici li tiri fuori. Altrimenti la smetta. Le sue affermazioni sono gravissime anche perche' disinformano i cittadini". Il commento dell'ex-pm alle dichiarazioni di Berlusconi sui giudici "giacobini" e' duro, e afferma di non poterne piu' dei continui attacchi alla magistratura da parte di chi poi "preferisce nascondersi dietro l'immunita' parlamentare per non assumersi le responsabilita' di quanto detto. Quelle di Berlusconi sono affermazioni estremamente gravi soprattutto perche' dirette anche a chi ha pagato con il sangue il proprio impegno e si e' esposto in prima persona per riportare la legalita'. Basta insultare e offendere chi ha lavorato con correttezza e dedizione su fronti caldi come quello, ad esempio di Tangentopoli. Se sa qualcosa di concreto lo dica ed esca allo scoperto. Altrimenti farebbe meglio a tacere". La controreplica arriva a stretto giro di posta. "I nomi di chi ha usato e usa la giustizia con pregiudizi politici. Ne faccio, a caso, uno preciso: Antonio Di Pietro". Silvio Berlusconi risponde seccamente al senatore dei Democratici dopo i commenti alle sue affermazioni sui magistrati

. "Anche questa volta non e' farina del mio sacco: lo ha affermato il tribunale di Brescia in una sentenza gia' passata in giudicato". Berlusconi definisce "grottesca" la battuta di Di Pietro secondo la quale le affermazioni del leader di FI sulla giustizia politica sono dirette "anche a chi ha pagato con il sangue il proprio impegno". Poi la marcia indietro. "E' paradossale - ha affermato il leader di Fi in una nota successiva - che si sia presa per buona la falsa titolazione di un'agenzia di stampa, subito smentita e corretta".Ma Berlusconi e' intervenuto anche "L'imparzialita' e' un requisito essenziale per il nuovo Presidente della Repubblica, che dovra' anche impegnarsi a sciogliere le Camere se sara' approvata la riforma della legge elettorale con il referendum e se le elezioni europee dovessero evidenziare un cambiamento del quadro politico". Il Cavaliere non ha espresso giudizi sulle candidature per il Quirinale circolate nelle ultime settimane, ma ha tracciato l'identikit del suo candidato ideale, ribadendo comunque che dovra' essere la maggioranza a presentare un nome che, "per essere il candidato di tutto il Paese", dovra' trovare l'accordo anche dell'opposizione. "Questa e' la democrazia, non altro", ha affermato il Cavaliere, che non ha risparmiato critiche al presidente del Consiglio. Il quale "dovrebbe pensare solo a governare e invece si permette di intervenire nella vicenda dell'elezione del Capo dello Stato e di fare battute ironiche, beffarde e paradossali".

http://www.lapadania.com/1999/marzo/23/230399p04a1.htm

Le parole del capo dello Stato domenica a Palermo contengono un'inquietante verita' - Il mafioso secondo Scalfaro - "E' chi vuol fare una legge per se'". Un'allusione all'uomo di Arcore?

di Gianluca Savoini

Domenica scorsa a qualcuno, nei dintorni di Arcore, saranno fischiate le orecchie. Questa volta il vento del Nord c'entra poco. Semmai sara' stata la brezza proveniente dal profondo sud, dal paese degli aranci, a portare a villa San Martino, abitazione di Silvio Berlusconi, il fastidioso sibilo di cui sopra. A causare il fischio sono state le durissime accuse lanciate la settimana scorsa dal leader del Polo e indirizzate ai magistrati di Palermo.

Il Cavaliere ha scelto di difendersi attaccando quei giudici che fanno capo al procuratore capo Giancarlo Caselli, fortemente convinto che Marcello Dell'Utri, l'importantissimo pezzo da 90 del partito berlusconiano, meriti l'arresto ed un processo che potrebbe far uscire numerosi ed ingombranti scheletri dagli armadi. Cosi', esclamo' Berlusconi, quei magistrati usano metodi da "giacobini" e da "brigatisti".Un'accusa immediatamente stigmatizzata dal presidente della Camera, Luciano Violante. "Si tratta di attacchi pesanti, strumentali ed ingiustificati", ha detto Violante. Ma questo, per Berlusconi, sarebbe soltanto uno zefiro. La bufera invece e' stata scatenata da Oscar Luigi Scalfaro. E proprio da Palermo, domenica il Presidente della Repubblica, in una delle sue ultime visite ufficiali da inquilino del Colle, non ha risparmiato una replica al vetriolo alle "sparate" berlusconiane. "Nessuno ha il diritto di volere una legge per se' - ha esclamato Scalfaro -, nessuno ha il diritto di ribellarsi alla legge, nessuno. In un Paese civile questa e' prepotenza, e' insurrezione contro lo Stato".

Il messaggio, chiaro come il sole, ha un solo destinatario: l'Innominato di Arcore. Al quale vengono rispedite indietro le accuse di "brigatismo" lanciate contro Caselli e il suo pool. Perche', notate la sottigliezza scalfariana, anche le Brigate Rosse incitavano all' "insurrezione" contro lo Stato. Ma non basta, Scalfaro affonda il colpo in maniera ancor piu' esplicita ed utilizza un termine che, da quelle parti, fa tremare di paura anche i muri: "mafia". "Mafioso - ha detto il Presidente - e' colui che vuole fare una legge per se'. E' colui che vuole sfuggire alle leggi di tutti per avere una posizione di privilegio... E credo che il discorso sia chiaro". Altroche', Presidente. Chiarissimo. Chi voglia intendere, intenda. Il fatto che persino il Capo dello Stato si muove in prima persona per calmare chi, come Berlusconi (ma non solo lui), grida subito al complotto quando i giudici indagano nei loro confronti, significa che l'affare Dell'Utri sta realmente scatenando un putiferio a tutti i livelli. Che fara' adesso il leader del Polo? Continuera' con la sua caccia alle streghe "comuniste"? Chiedera' di lanciare un messaggio alla nazione a reti Mediaset unificate? Organizzera' una marcia su Roma per protestare contro le inchieste giudiziarie del novello Robespierre, alias Giancarlo Caselli? Oppure si chiudera' a riccio in sdegnato silenzio? A questo punto, lo spot pubblicitario di Forza Italia che su Mediaset viene proposto anche all'interno dei Tg potrebbe essere l'unica occasione per il Cavaliere di mostrare alla gente il suo sorriso.

http://www.lapadania.com/1999/marzo/23/230399p04a3.htm

Maroni: "Diremo si' all'arresto di Dell'Utri"

di Matteo Mauri

"Votero' a favore dell'autorizzazione all'arresto di Marcello Dell'Utri". Roberto Maroni, membro della Commissione per le autorizzazioni a procedere, anticipa la linea di comportamento che i parlamentari leghisti terranno al momento del voto. "Il compito del Parlamento - dice Maroni - non e' giudicare nel merito le accuse rivolte al deputato, ma verificare se ci sia nei provvedimenti della magistratura ci sia un fine persecutorio. O quanto meno il sospetto".

E in questo caso?

"Io non ho tale sospetto. Non so se Dell'Utri sia colpevole o innocente. Certamente credo che non ci sia alcun intento persecutorio nei suoi confronti".

Quindi votera' a favore dell'arresto?

"A meno che Dell'Utri, nell'audizione del 6 aprile non porti elementi nuovi, non risultanti dagli atti, tali da dimostrare l'intento persecutorio nei suoi confronti, il voto mio,. e penso anche quello della Lega sara' a favore dell'indacazione di Caselli. Che dal punto di vista giuridico appare corretta. E allora, proprio per salvaguardare le guarentigie del Parlamento, come contrastammo l'iniziativa persecutoria della Procura di Verona, in questo caso sosteniamo l'azione non persecutoria della Procura di Palermo".

Domenica Scalfaro ha detto: "Mafioso e' chi vuole la legge per se'". C'e' chi ha visto un riferimento a Berlusconi. Lei cosa dice?

"Il mio professore di Diritto civile mi diceva che ogni articolo del codice civile puo' essere interpretato correttamente in quattro modi diversi. Per cui "mafioso e' chi vuole la legge per se'" e' un concetto vago, generico, qualunquista. Puo' essere addirittura riferibile a qualsiasi magistrato. Che interpreta la legge. Il problema riguarda solo la buona o la malafede".

Quindi?

"Credo che forse Scalfaro intendesse qualcosa di diverso, perche' e' anche legittimo pensare che ognuno interpreti a proprio favore la legge. Perfino i giuristi riconoscono implicitamente che ogni dubbio va interpretato a favore del reo. Chi vuole la legge per se', cioe' chi organizza una presenza politica solo per trarne interessi personali dall'organo che legifera (cioe' il Parlamento) a prendere provvedimenti a proprio favore. Che e' quello che la mafia ha fatto".

Il collegamento a Berlusconi e' forzato?

"La mafia non ha agito tanto sul versante dei giudici, quanto su quello politico. Poi non so se il riferimento di Scalfaro fosse a Berlusconi. Io non difenderei a spada la magistratura. La politica deve riprendere il proprio ruolo, anche alzando la voce quando serve sui magistrati e sull'interpretazione che essi fanno della legge. Diverso e' il discorso, se vogliamo riferirci a Berlusconi, per una vicenda circoscritta come quella di Dell'Utri".

Sulla quale e' intervenuto il Presidente della Camera Violante, che ha difeso l'operato di Caselli.

"Conosco Caselli, ho grande stima nei suoi confronti. Il giudizio che do sulla richiesta d'arresto di Dell'Utri avanzata dalla Procura di Palermo e' che non c'e' fumus persecutionis. L'operato di Caselli e' stato corretto. Anch'io respingo tutti gli attacchi mossi alla Procura di Palermo da parte del Polo".

http://www.lapadania.com/1999/marzo/24/240399p05a4.htm

C'e' anche questo - Silvio: Scalfaro dica che non sono mafioso

Silvio Berlusconi chiede una smentita al presidente della Repubblica Scalfaro, in riferimento al discorso tenuto domenica scorsa a Palermo, in cui il capo dello Stato aveva dichiarato che "e' mafioso chi vuole fare le leggi per se'". Ma al tempo stesso il Cavaliere dice di non sentirsi chiamato in causa. "Trovo che la cosa non sia assolutamente riferibile a me - ha detto Berlusconi - perche' se c'e' qualcuno che ha chiaro il fatto che non ci debba essere nessuna legge speciale ne' per una persona sola ne' per una categoria di persone, qualcuno insomma che ritiene che le leggi debbano essere uguali per tutti, quel qualcuno sono io e quindi non mi sento assolutamente toccato". Berlusconi non ha pero' mancato di polemizzare con Scalfaro dicendo di trovare "invece che sia grave che dopo i riferimenti che alcuni giornali hanno fatto individuando nel sottoscritto, che non e' una persona qualsiasi ma il leader della forza politica piu' rilevante del Paese e anche leader dell'opposizione, il destinatario di quelle affermazioni, il Quirinale non si sia sentito nella necessita' di dare una smentita ferma e precisa". Come si dice: excusatio non petita, accusatio manifesta?

http://www.lapadania.com/1999/aprile/07/070499p22a1.htm

IL COMMENTO

Le contraddizioni del cavalier Berlusconi

di Fabio Grosso

Il Cavalier Berlusconi e' un personaggio veramente bizzarro: prima dichiara la sua avversione per la politicizzazione dei problemi della gente e un minuto dopo compare in tv per rivendicare "senza veli" la paternita' di una manifestazione denominata "tolleranza zero" che mira proprio ad uno spiccio sfruttamento politico di una grave situazione di degrado sociale. Ma che diavolo e' tra l'altro questa tolleranza zero? E' difficile infatti capire quanto abbia valore uno slogan simile quando a pronunciarlo e' un signore che in un passato non troppo lontano ha dimostrato una tal tolleranza verso certi problemi che dubbi su una sua eventuale complicita' in merito esistono e esisteranno. Facendo qualche passo indietro, e' forse bene ricordare come l'onorevole Bossi abbia sempre sostenuto la tesi secondo cui la scesa in campo di Berlusconi fosse una diretta conseguenza del crescente successo tra il popolo della Lega Nord. Beh, oggi, alla luce di quanto sta accadendo sulla questione "immigrazione-criminalita'", abbiamo l'ennesima lampante conferma della bonta' di tale analisi politica circa il "Berluscone uomo di piazza". In questi giorni d'altronde, sentendo i discorsi fotocopia del capo del Polo, e' impossibile non avvertire qua e la' echi di sapore leghista: basta tasse, basta immigrazione selvaggia, basta criminalita'...

Dal momento che le idee e le parole sono un "patrimonio comune" da cui tutti attingono a piene mani, e' inevitabile alla fine che qualcuno si confonda in ambito politico, magari credendo che un momento come quello padano sia avvicinabile in qualche modo al mondo "turchino-turchese" del Cavaliere. In casi simili, per non essere fregati, occorre necessariamente guardare al concreto, ossia a quel concreto che il signor Berlusconi, in quanto imprenditore, sbandiera sempre come sua dote-caratteristica. Peccato che la piu' grande rovina in termini politici dell'uomo di Arcore sia invece proprio questo "concreto". Se si e' un po' accorti, la prova di questo "millantato credito", la si puo' del resto rinvenire nella parole sempre "moderate" e "calibrate" dello stesso Berlusconi. Non si puo' infatti portare avanti seriamente una lotta all'immigrazione selvaggia non accennando mai un problema scomodo e di difficile risoluzione come quello del controllo delle frontiere, ovvero la concreta fonte del disordine delle nostre citta'. Non si puo' alle soglie del duemila fare politica senza discutere e mai pronunciarsi su temi di carattere mondiale come la globalizzazione e le sue conseguenze. Non si puo' invocare parossisticamente la riduzione delle tasse e la realizzazione del federalismo quando l'80 per cento dei voti del proprio partito provengono da clientele legate all'assistenzialismo meridionale: tolto il fantomatico Galan, provate a scovare un rappresentante "padano" di rilievo e di peso nella truppa di Forza Italia e vedrete che fatica farete...A questo punto capirete che diventa difficile dare torto al Senatur quando da' degli imbecilli a coloro che da una parte protestano e dall'altra votano il marciume romano. La verita' e' che se al posto della Jervolino al ministero dell'Interno ci fosse stato un La Loggia, la vergogna per i padani di dover dipendere da questa gente sarebbe stata identica. In conclusione va ricordato che la Lega e Berlusconi sono tra loro lontani ne' piu' ne' meno di come lo sono in concreto tutti i partiti romani dalla Padania. Chi spera che il Cavaliere faccia qualcosa per il Nord e' un povero illuso. E questo non perche' Berlusconi sia satana in persona, ma semplicemente perche' una Padania  libera va contro i suoi interessi di uomo, di imprenditore e di politico.

http://www.lapadania.com/1999/giugno/25/250699p12a04.htm

Cancemi conferma le sue accuse: "Berlusconi era in affari a Palermo"

Caltanissetta

"I vantaggi che Berlusconi e Dell'Utri avevano nel trattenere rapporti con Toto' Riina erano per acquistare immobili nella zona vecchia di Palermo". Lo ha affermato il pentito Salvatore Cancemi rispondendo ad una domanda dell'avvocato Mimmo La Blasca nel corso del controesame nel processo "ter" per la strage Borsellino, in corso davanti ai giudici della corte d'assise di Caltanissetta. Il rapporto descritto in aula da Cancemi fra Riina, Berlusconi e Dell'Utri e' stato spiegato con un vecchio detto siciliano che tradotto e':"quando c'e' l'amicizia, tu dai a me ed io do a te. Cancemi ha sostenuto ieri in aula che la villa di Arcore di Silvio Berlusconi, nel periodo in cui Vittorio Mangano faceva lo stalliere, "era un covo di mafiosi dove si svolgevano riunioni, si organizzavano sequestri di persona e traffici di droga". Rispondendo alla domanda dell'avvocato La Blasca che chiedeva se Giovanni Brusca fosse a conoscenza dei rapporti fra Riina, Berlusconi e Dell'Utri, Cancemi ha detto che "e' probabile". Il pentito si e' soffermato anche sul "deficit di due miliardi e mezzo" in cui versavano le casse del suo ex mandamento e sul fatto che l'unico giornale che legge e' il "Totocorriere": "Tento la fortuna giocando i sistemi del totocalcio". Prossima udienza il 29 giugno.

http://www.lapadania.com/1999/ottobre/01/011099p06a3.htm

Dal tribunale di Caltanissetta richiesta la proroga delle indagini per l'omicidio Borsellino  Berlusconi-mafia, infuria la polemica Il signore di Arcore risponde stizzito: "Quei giudici sono pazzi"

Il pubblico ministero di Caltanissetta Anna Maria Palma, in Tribunale, ha chiesto ai giudici di poter continuare ad indagare sulla strage di via D'Amelio per verificare la fondatezza delle ipotesi che nei fatti siano coinvolte personalita' esterne a Cosa Nostra ed ha fatto i nomi di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell'Utri. "Dei pazzi e delle loro pazzie mi occupero' domani", ha replicato il leader di Forza Italia dalla residenza di Macherio dove stava festeggiando il suo sessantatreesimo compleanno.

Intanto, da parte il procuratore aggiunto di Firenze Francesco Fleury e degli altri pm, Gabriele Chelazzi, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, titolari dell'inchiesta sulle stragi di mafia del '93, non commentano le notizie, riportate da alcuni organi di stampa in merito ad un'iscrizione di Silvio Berlusconi sul registro degli indagati in relazione all'inchiesta sui presunti "mandanti a volto coperto" degli attentati di Firenze, Roma e Milano della primavera-estate 1993. "Le iscrizioni sul registro degli indagati sono segrete", ha spiegato laconicamente Chelazzi. "Ma l'inchiesta sui mandanti non si chiude perche' quei reati non vanno in prescrizione", hanno proseguito Nicolosi e Crini. "Mi rifiuto di rispondere a qualsiasi domanda che riguardi il registro degli indagati - ha detto Fleury -, cosi' come mi rifiuto di parlare dello stato delle indagini. L'unica cosa certa e' che quell'inchiesta e' aperta dal 1994, da quando Salvatore Cancemi dichiaro' che "Riina non aveva un cervello cosi' fino per mettere una bomba agli Uffizi" e da allora e' andata avanti". Da Forza Italia arriva la scontata solidarieta' al Cavaliere. "Contro Berlusconi ci sono solo calunnie e nulla piu'". Il presidente dei senatori azzurri Enrico La Loggia si dice convinto che "la verita' e' chi dovrebbe essere processato e' proprio Cancemi, ancora una volta per calunnia. Nel 1990-91 Berlusconi non aveva nessuna intenzione di entrare in politica. Cancemi e' stato condannato 4 volte e dichiarato inaffidabile dal tribunale di Caltanisetta. Come possono ancora essere presi sul serio i veleni che tenta di spargere?". Infine c'e' da registrare che Berlusconi e Marcello Dell'Utri, inquisiti dal giudice spagnolo Baltasar Garzon in relazione ad una presunta  frode fiscale della televisione privata spagnola Telecinco, hanno inviato al giudice istruttore un certificato del Parlamento europeo in cui si attesta che tutti e due sono stati eletti deputati nelle elezioni di giugno e pertanto godono di immunita' parlamentare.

http://www.lapadania.com/1999/ottobre/03/031099p03a3.htm

A Pavia il Senatur attacca Berlusconi: E' stato lui a spargere il veleno del poltronismo nella Lega"  - Il Cavaliere dalle mille macchie - Bossi: "Ha avuto una bella fortuna a fare tanti soldi in cosi' poco tempo"

di Carlo Dagradi

Era gremito di gente il Politeama, cinema di Pavia che venerdi' sera ha ospitato nella citta' universitaria il comizio del segretario federale Umberto Bossi. La platea leghista, accorsa numerosa all'incontro, si e' scaldata con gli attacchi del senatu'r rivolti all'indirizzo del Cavaliere di Arcore."Non ho le prove per dire che sia un mafioso - ha spiegato Bossi - E anche lui, quando cercava di tenderci la trappola degli accordi di governo, mi diceva "Tu dici in giro che sono mafioso ma non e' mica vero...". Resta un fatto: Berlusconi ha avuto una fortuna straordinaria nel fare tanti soldi in cosi' poco tempo. E per di piu', passando dalla tessera 1816 della P2 e dai salvataggi che il suo amico Bettino Craxi ha piu' volte fatto al suo impero televisivo. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini. Quella fondata anche da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che alla fine riusci' a mettere le mani su tutto l'istituto di credito. E in quella stessa Banca, dove lavorava anche il padre di Silvio, c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra". Il popolo del Carroccio pavese ha ascoltato un lungo e articolato discorso: il segretario ha ripercorso le tappe fondamentali che hanno visto la nascita del movimento leghista, soffermandosi sul "...dolore che ha rappresentato l'accordo elettorale del 1994 con Forza Italia.

E' stato Berlusconi - ha spiegato Bossi - a spargere il veleno poltronista nelle nostre file. Ed erano sue le manovre che allontanavano i nostri parlamentari dal Carroccio. Come definisco i fuoriusciti? No, non dei traditori, ma dei disonesti. Dopo le sconfitte se ne vanno i deboli, i tentenna, quelli che stavano con la Lega solo per la poltrona. Io vedevo bene quello che stava accadendo: ma qualcuno nel movimento ha pensato di riuscire a cambiare il potere entrando nel palazzo romano. Ecco, questo e' stato un errore. Roma non cambia mai, oggi e' uguale a ieri e uguale a sempre". E certamente ne sanno qualcosa anche i magistrati, in particolare quelli che hanno fatto nascere il pool di mani pulite. "Come si puo' pensare - tuonava dal palco Bossi - che la magistratura, di nomina e figlia del potere romano possa anche solo pensare di far qualcosa contro di esso? Cosa hanno prodotto quelli del pool, oggi? Una bella poltrona per Di Pietro e l'aumento del costo delle tangenti. Oggi esistono come ieri, solo a prezzi molto piu' alti". Bossi non ha risparmiato parole di biasimo per quella parte del Nord che vota Berlusconi e Forza Italia "...un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia". Quale soluzione, infine, alla questione settentrionale? Una soltanto, che si chiama devolution. In molti, venerdi' sera, si sono affollati ai banchetti predisposti dalla sezione pavese per firmare le iniziative che vogliono la nascita di un Parlamento per il Nord.

http://www.lapadania.com/1999/ottobre/03/031099p04a1.htm

Roberto Maroni replica al Cavaliere che aveva attaccato i ministri leghisti del suo esecutivo - Berlusconi, metodi mafiosi - "Se gli si tolgono gli strumenti della politica-fiction, si sgonfia subito"

di Matteo Mauri

Berlusconi torna all'attacco della Lega. Lo fa dalle sue televisioni, durante uno "speciale" del Maurizio Costanzo Show, tutto dedicato al Cavaliere. "La verita' - ha detto Berlusconi - e' che nel '94 ho compiuto un vero miracolo a metter su la squadra di governo del Polo. I leghisti mi fecero portare nell'esecutivo personaggi che non avrei mai portato. Per alcuni giorni sono stato nel dubbio se fare un governo con questi personaggi o se rinunciare. Poi prevalse il senso di responsabilita'...".

Ha sentito, onorevole Maroni? Cosa risponde al Cavaliere?

"Questi metodi sono tipici dell'onorata societa', della mafia. Metodi e toni di tipo mafioso: non e' la prima volta che Berlusconi ne fa uso".

Quando lo avrebbe gia' fatto?

"Tutte le volte in cui ha voluto danneggiare un avversario, dicendo bugie, senza avere il coraggio di dire la verita', perche' sa bene che potrebbe venir smentito facilmente. Io potrei raccontare tanti episodi in cui Berlusconi disse a me, quando ero suo vice, che era contentissimo dell'operato dei ministri della Lega e nutriva invece molte  perplessita' sull'operato di qualche ministro di An e di Forza Italia".

Adesso invece...

"Dice falsita' fatte per danneggiare la Lega. E' il suo solito modo di fare pinocchiesco. Come quando mostro' quell'enorme microspia che disse di aver trovato nel suo appartamento, accusando gli avversari politici di averlo spiato. Poi si scopri' che era stata messa da uno dei suoi. Sono le solite comparsate di Berlusconi: se facesse nomi e cognomi verrebbe smentito".

Secondo lei Berlusconi ha aperto di fatto la campagna elettorale? Queste sue dichiarazioni, tra l'altro, le ha fatte da una delle sue televisioni, ospite di Maurizio Costanzo.

"Campagna elettorale, certo. Questo rafforza in me e in ogni leghista la consapevolezza che da quest'uomo bisogna stare alla larga. Sembra una persona perbene, ma chi lo conosce bene si rende conto che questa falsa immagine e' basata sull'ipocrisia e sulla bugia. La falsita' sistematica come modo di far politica".

Evidentemente e' un sistema che paga, visto che tutti i sondaggi danno Berlusconi in grande crescita.

"Paga per un solo motivo: Berlusconi ha una grande forza che lo sostiene, la televisione. Se fosse un politico qualunque senza Fede e fidi che tutte le sere lo presentano per quello che sembra essere e non per quello che e', il fenomeno Berlusconi si sgonfierebbe in pochissimo tempo. Purtroppo, con il sostegno delle televisioni private sue personali, private di altri e pubbliche, il sistema basato su cio' che appare convince la gente. Gente ormai rassegnata, stanca, non piu' indignata come qualche anno fa, che vuole solo divertirsi. Questo e' il motivo per cui Berlusconi vince. E' un fatto di estrema gravita' con i poveri mezzi d'informazione che abbiamo, ma che il governo e questa maggioranza sottovalutano in modo difficilmente comprensibile".

E la maggioranza acconsente?

"Impegnata nelle beghe interne, si dimentica di occuparsi del problema vero, strettamente legato alla democrazia, ai rapporti politici e istituzionali".

A questo proposito Berlusconi ha gia' detto che un'eventuale legge sul conflitto d'interesse significherebbe tagliarlo fuori dalla corsa a Palazzo Chigi.

"Tutta la potenza di fuoco di Berlusconi si basa non sui programmi e sugli uomini, ma sulla realta' virtuale di cio' che appare e sulle falsita'. Insomma: sulla fiction. E se gli porti via lo strumento con cui puo' diffondere la sua politica-fiction, e' chiaro che si sgonfierebbe immediatamente. E' per questo che Berlusconi grida al complotto contro norme assolutamente normali in una democrazia occidentale".

Ma se basta una semplice legge "europea" per sgonfiare Berlusconi, perche' non lo si fa?

"Primo perche' questa e' una sinistra pasticciona, che una volta preso il potere, si e' ingarbugliata in problemi interni. Secondo perche' la maggioranza ha fatto un calcolo errato: Berlusconi deve essere tenuto li' perche' e' debole. Il consenso si basa sulla virtualita' delle sue apparizioni in tv e quindi si puo' far cadere quando si vuole. E' un calcolo tragicamente sbagliato: se la realta' virtuale continua ad inondare le nostre case, poi si trasforma in realta' vera per gli elettori. Questa serie di errori di valutazione e' davvero incredibile. La sinistra ha cominciato ad attaccare Berlusconi dapprima demonizzandolo con i "Comitati anti-Berlusconi" e stupidate varie, facendo solo il suo gioco. Poi ha cercato di colpirlo con la magistratura e adesso lo tiene li' in attesa di colpirlo al momento giusto. Ma piu' il tempo passa, piu' gli strumenti che Berlusconi utilizza diventano gli unici per fare politica. Per cui chi non ha la sua potenza di fuoco televisiva viene tagliato fuori".

Pero' il governo ha proposto di eliminare gli spot elettorali.

"Quando si e' parlato di eliminare gli spot elettorali io avevo dichiarato che non solo ero d'accordo, ma era ancora troppo poco. Occorre che questa maggioranza abbia il coraggio, la capacita' e la determinazione di prendere dei provvedimenti che Berlusconi non accettera'. O si fa cosi', o le prossime elezioni saranno elezioni virtuali, si vinceranno in televisione e le vincera' il Cavaliere, non perche' e' il piu' bravo e ha la ricetta giusta, ma perche' ha le televisioni".

Passiamo al Ppi: che idea si e' fatto del congresso di Rimini?

"Mi sembra un po' patetico nel tentativo di rinverdire i fasti gloriosi della Dc. Un partito col 4% ha tre candidati alla segreteria: ma la struttura e l'elettorato non ci sono piu'. Al di la' di questo il Ppi e' diviso in due: il Nord che elettoralmente conta quasi zero e il Sud che conta molto, ma e' rappresentato da uomini poco presentabili, De Mita in primis. C'e' quella contrapposizione che la Lega ha sempre sostenuto essere la contrapposizione vera, non destra-sinistra, ma Nord-Sud. De Mita e Martinazzoli, che facevano parte della stessa area, sono oggi avversari.

Come legge il tentativo di Martinazzoli?

"Come un tentativo di dare rappresentanza al Nord e rianimare il partito portando via i voti alla Lega. Un'elezione di Zecchino avrebbe il significato di morte del Ppi al Nord, con Castagnetti invece ci saranno problemi: chi porta i voti non e' rappresentato".

Infine la Finanziaria: e' davvero "leggera"?

Solo perche' eravamo abituati a mazzate tremende. Bisogna vedere i contenuti: scommetto che i tagli agli enti locali non mancheranno. Ne' mancheranno fregature per il Nord".

http://www.lapadania.com/1999/ottobre/15/151099p15a1.htm

Riciclaggio, interrogato il faccendiere. L'ordinanza: rapporti con Publitalia e Paolo Berlusconi sino al '98 - Carboni: "Non sapevo fosse denaro sporco" -

di Emilio Parodi

Interrogatorio fiume ieri per Flavio Carboni, il faccendiere arrestato due giorni fa insieme ad altri 67 nella maxiretata   antiriciclaggio, in cui l'ex piduista e' accusato di aver ripulito miliardi del narcotraffico in investimenti immobiliari, compreso un villaggio turistico in Sardegna, lo "Smeralda Village", valutato oltre 110 miliardi. Carboni, entrato nell'ufficio del gip Maurizio Grigo alle 15,30, ne e' uscito solo a tarda sera. In una pausa dell'interrogatorio, uno dei suoi difensori,  l'avvocato Renato Borzone, ha spiegato che Flavio Carboni respinge tutte le accuse legate all'ipotesi di riciclaggio, conferma le operazioni finanziarie ricostruite dagli inquirenti, ma dice di non aver saputo della presunta provenienza illecita dei capitali investiti. "Carboni conosceva Pasquale Centore (il boss del narcotraffico arrestato a febbraio, ndr) - ha detto  Borzone - ma gli e' stato presentato come imprenditore del settore del pesce". Intanto nell'ordinanza d'arresto vengono citati i presunti rapporti economici del faccendiere con Romano Comincioli - ex compagno di scuola di Silvio Berlusconi,  poi leader sardo di Forza Italia ed ex manager di Publitalia, a processo con Dell'Utri per falso in bilancio e false fatturazioni  - e con Paolo Berlusconi in rapporto al progetto edilizio "Costa Turchese", l'ex "Olbia 2" pensata dal Cavaliere negli anni   80.

A parlarne a verbale, nell'ordinanza, e' Aldo Ferrucci, strettissimo collaboratore di Carboni e presunto "uomo di raccordo" con Centore. Si legge a pagina 1325: "Ferrucci dice di aver saputo da Carboni che era riuscito a convincere Bucalossi (il costruttore arrestato due giorni fa, ndr) a partecipare all'investimento "Smeralda" anche dietro la promessa di  altri futuri investimenti che poteva effettuare sfruttando le conoscenze nel gruppo Berlusconi, in quanto ottimo amico di Romano Comincioli". All'epoca dell'inchiesta sulle false fatture di Publitalia, su Comicioli pendeva un mandato di cattura. Dice Ferrucci: "Comincioli ando' via e Carboni lo aiuto' nel periodo di latitanza... gli dette assistenza in Sardegna.  Approfittando di questa sua conoscenza, i figli di Carboni erano entrati in affari con Publitalia". Ferrucci parla poi di un prestito da 3 miliardi di Bucalossi a Carboni. Dichiara agli investigatori: "Parte di questo denaro lo doveva investire per altre operazioni che doveva fare in Sardegna... e piu' c'era questa acquisizione di questa societa', di "Costa Turchese", che era di Paolo Berlusconi, e quindi gli dovevano servire per questo, per fare questa operazione con Paolo Berlusconi".  Ferrucci ha poi raccontato una serie di incontri per permettere a Centore di entrare nell'operazione immobiliare. "Intanto - si legge nell'ordinanza - Carboni e Comincioli, per quel che riferisce Ferrucci - entrambi in qualita' di mediatori, continuarono a condurre trattative per far trasferire i terreni di Paolo Berlusconi ad un nuovo gruppo.

La cessione dei terreni di  Berlusconi al gruppo bolognese capeggiato dalla "Finemiro", avvenne nei primi mesi del '98, e Carboni, insieme con  Comincioli, consegui', per l'intermediazione, un compenso di 2 miliardi, uno dei quali incassato subito, mentre l'altro sarebbe stato corrisposto al momento del rilascio delle autorizzazioni edilizie di cui doveva occuparsi il Carboni. Carboni - continua l'ordinanza - spiego' a Ferrucci che Paolo Berlusconi aveva raggiunto con il gruppo Finemiro l'accordo che  prevedeva, nel caso di un decollo del progetto, una partecipazione societaria dello stesso. ... Si pervenne cosi' ad ottobre '98. Carboni e Comincioli avrebbero dovuto avere la seconda tranche della provvigione, ma cio' non avvenne. In considerazione del ritardo, carboni confido' a Ferrucci... che era sua intenzione bloccare il corso delle autorizzazioni  amministrative per estromettere dall'operazione i bolognesi".

http://www.lapadania.com/1999/ottobre/27/271099p15a3.htm

Azzerato il finanziamento illecito di 10 miliardi. La difesa: "Sconfitta la Procura generale" - Silvio, il tempo cancella il reato - All Iberian, prescritte in Appello le condanne di Berlusconi e Craxi.

di Emilio Parodi

Proprio come avevano chiesto i difensori sin dalla prima udienza. I dieci miliardi di finanziamento illecito da Silvio Berlusconi a Bettino Craxi sono ormai cancellati dallo scorrere del tempo. Il Cavaliere, alla fine del processo di primo grado il 13 luglio 1998 era stato condannato a due anni e quattro mesi e 10 miliardi di multa, l'ex segretario del Psi a quattro anni e 20 miliardi. Ieri sera i giudici della corte d'Appello di Milano hanno riconosciuto la prescrizione del reato per entrambi. Per Craxi, solo una parte del capo d'imputazione e' stata rinviata all'ufficio gip, dove, quando arrivera', non potra' che essere dichiarata prescritta.

La prescrizione riguarda anche Giancarlo Foscale, Mauro Giallombardo, Giorgio Vanoni. Per il sesto imputato nel processo, Jose' Miguel Vallado, la corte d'appello ha disposto una riduzione della pena da 2 anni e sei mesi a un anno e 8 mesi di reclusione. Per Craxi e' stata revocata anche la pena accessoria dell'interdizione temporanea dai pubblici uffici. La corte d'appello ha sostanzialmente riconosciuto valida l'impostazione dei difensori, secondo i quali il reato di finanziamento pubblico ai partiti si era prescritto, trattandosi di un reato che, se commesso, risale all'ottobre del 1991. La procura generale aveva invece avanzato la tesi secondo la quale il reato sarebbe stato da ritenere commesso il 15 luglio 1992 con la presentazione dei bilanci della Fininvest privi dell'iscrizione del finanziamento. "L'impostazione della Procura Generale su questo processo esce sconfitta, anche perche' si trattava di un funambolismo processualistico per tentare di allungare i tempi della prescrizione": lo  ha detto l'avvocato Enzo Lo Giudice, uno dei difensori di Bettino Craxi.

Soddisfatto solo in parte, invece, il difensore di Silvio Berlusconi, l'avvocato Ennio Amodio: "E' una sentenza che non soddisfa la difesa - ha detto - in quanto non affronta il merito di un'accusa infondata. Tuttavia la Corte d'appello ha saputo ridare a Silvio Berlusconi la posizione di cittadino comune a cui si applicano le norme di legge senza trattamenti speciali. E questo non e' poco".

http://www.lapadania.com/1999/novembre/25/251199p02a2.htm

Par Condico Ante Litteram: drastico decreto del '57 - C'e' una legge inapplicata: Berlusconi e' ineleggibile

di Davide Caparini - Deputato Lega Nord

Il tema della par condicio di accesso ai mezzi di comunicazione e' strettamente collegato al conflitto d'interesse che in questo modo ritorna alla ribalta. Infatti la maggioranza promette di approvare in via definitiva le norme varate in prima lettura dalla Camera dei deputati nell'aprile 1998. Una soluzione all'acqua di rose frutto della mediazione in un testo unificato della legge Berlusconi, Veltri, allora nei Ds, e quella della Lega da me firmata. Il meccanismo definito imporrebbe nel caso del Cavaliere di affidare le sue proprieta' ad un gestore indipendente come da anni avviene nel sistema americano: il Paese nel quale e' certamente piu' ampia e profonda la distinzione effettuata tra le cariche pubbliche e gli interessi personali. La normativa statunitense tende a prevenire situazioni in cui gli interessi privati facenti capo a soggetti titolari di incarichi pubblici possono condizionare l'adozione, la direzione e la portata delle scelte che quei soggetti avrebbero effettuato in assenza di quegli interessi. Ma l'affidamento cieco, questa la traduzione letterale del sistema adottato dalla Camera, mentre puo' funzionare per i patrimoni finanziari o azionari, si e' rivelato del tutto inadeguato per le proprieta' industriali. A maggior ragione quando si tratta di aziende operanti nell'editoria televisiva e della carta stampata con una vastissima visibilita' ed elevati contenuti propagandistici. E' indiscutibile che questa legge sia un primo passo in quanto introduce nell'ordinamento italiano norme a garanzia dei cittadini delimitando gli interessi personali rispetto a quelli pubblici ma e' altrettanto evidente che, nel caso di Silvio Berlusconi, non risolva alcunche', lo dimostra il fatto che il Polo l'ha comunque votata senza particolari patemi d'animo. Ma Berlusconi e', e rimane, ineleggibile, come stabilito da una norma del 1957, l'articolo 10 del Dpr n. 361 che dichiara non eleggibili "coloro che in proprio o in qualita' di rappresentanti legali di societa' o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni amministrative di notevole entita' economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, l'osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o l'autorizzazione e' sottoposta". E' una norma chiara, equa, nata in tempi non sospetti quando Berlusconi era ancora un cantante di un'orchestrina sulle navi da crociera. Una norma che stabilisce, senza condizionale, che la persona titolare di concessioni statali come quelle che permettono alle tre tv Mediaset di trasmettere non puo' essere eletta al Parlamento. Ma, come tutti noi sappiamo, Silvio Berlusconi e' gia' stato deputato italiano, parlamentare europeo, presidente del Consiglio ed e' palese che nessuno abbia mai applicato questa norma di ineleggibilita' in quanto la Giunta per le elezioni ha sempre difeso ad oltranza il diritto dell'eletto di restare in carica.

E' stata in questo caso fornita un'interpretazione formalistica stabilendo che solo il titolare giuridico delle concessioni, il presidente Confalonieri, non puo' essere eletto, mentre niente ha da temere Berlusconi, il proprietario di fatto: non e' eleggibile "alla concessione ad personam e quindi, se non c'e' titolarita' della persona fisica, non si pone alcun problema di eleggibilita', pur in presenza di eventuali partecipazioni azionarie". Per risolvere questo amletico dilemma e risolvere l'abnorme stortura basterebbe approvare in Parlamento una leggina che fornisca l'interpretazione autentica della legge del '57. Una legge depositata alla Camera sia dalla Lega che dai democratici. Berlusconi e' ineleggibile, quindi, anche se c'e' chi sostiene il contrario dichiarando che il titolo IV, articolo 51, della Costituzione recita "tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza". Vero, quanto e' vero che quell'articolo si  conclude sancendo "secondo i requisiti stabiliti dalla legge". E quella legge c'e' dal 1957.

http://www.lapadania.com/1999/novembre/28/281199p05a2.htm

L'ex ministro dell'Interno offre un'interpretazione ..controcorrente della  vicenda Sme - "Certi giudici aiutano Berlusconi" - Maroni: "Il Cavaliere e' abilissimo a passare per vittima della magistratura"

di Matteo Mauri

Onorevole Maroni, cosa pensa dell'ennesimo guaio giudiziario di Silvio Berlusconi e della veemente reazione del Cavaliere? "Mi sembra che i toni usati da Berlusconi siano eccessivi. Qui non stiamo parlando del complotto delle procure, perche' c'e' stato il vaglio di un giudice che non fa parte della procura. Ma soprattutto c'e' stata un'udienza preliminare che e' durata un anno. E' quindi strano che l'accusa di "prove false" venga tirata fuori solo adesso e non nel corso dell'udienza".

Berlusconi poteva intervenire prima?

"Certo. Magari ricorrendo al Csm, o al Presidente della Corte d'Appello. Dire certe cose solo dopo una decisione sfavorevole mi sembra strumentale".

Forse Berlusconi punta il dito contro quella che lui, e non solo lui, definisce "magistratura ad orologeria": ad ogni tornata elettorale scatta un provvedimento contro il Cavaliere.

"Non credo voglia attribuire al giudice Rossato l'eventuale sconfitta nelle suppletive di oggi. Questo e' un vecchio refrain che puo' avere anche delle motivazioni, ma io mi soffermerei sul fatto che l'udienza preliminare si e' conclusa dopo un anno (fatto anomalo per il nostro ordinamento): cosa doveva fare Rossato? Rinviare la sua decisioni solo perche' ci sono le elezioni?".

Secondo Berlusconi si'.

"Secondo me invece Rossato ha fatto un piacere a Berlusconi".

Prego?

"Ha ravvivato una campagna elettorale spenta aggiungendoci il problema della giustizia. Qui siamo si' di fronte ad una giustizia ad orologeria, che pero' sembra favorire Berlusconi. Il quale e' abilissimo nell'arte di passare da vittima. Pero' ripeto: il modo con cui il Cavaliere risponde mi pare il meno adatto a risolvere il problema. Se si criminalizza sia il magistrato che la magistratura non si risolve il nodo del rapporto corretto tra accusa e difesa".

Diversi personaggi politici hanno avuto un rapporto "conflittuale" con la magistratura.

"Se la classe politica si scaglia non piu' solo contro alcune procure, ma contro l'intera magistratura (Rossato e' un giudice del tribunale che nulla ha a che fare con la procura), si torna ai tempi di Craxi. E la conseguenza e' la probabile recrudescenza della magistratura".

Nessun complotto contro Berlusconi?

"Su questo tema io starei cauto, non ho certezze. So che nei confronti della Lega c'e' stata e c'e' una macchinazione. Ma stiamo parlando di una cosa diversa. Il complotto contro di noi era riconoscibile. Bossi e' stato processato per ricostituzione del partito fascista, per vilipendio della bandiera o depressione del sentimento nazionale, solo perche' in un comizio ha espresso le sue opinioni. Oppure pensiamo ai guai che hanno passato tanti militanti leghisti solo per aver diffuso volantini. Contro di noi c'e' stata sicuramente un'azione persecutoria. Quando invece un leader politico viene processato per quello che ha fatto come imprenditore prima di entrare in politica, ci puo' anche essere un'azione persecutoria, ma il sospetto e' che lui sia entrato in politica per schivare i magistrati".

Ma da avvocato che giudizio da' sulla giustizia?

"Il rapporto tra accusa e difesa e' comunque da rivedere. Il Gip, come istituto, ha fallito nel suo scopo di vagliare la fondatezza delle accuse prima di fare il processo. E molto spesso l'udienza preliminare si limita a vagliare le accuse e a rinviare a giudizio. La necessita' di porre mano alla riforma esiste. Ma se l'atteggiamento e' questo, sara' difficile per la classe politica cambiare le cose. Sembra di essere nel '92".

In che senso?

"Allora Craxi riuni' la segreteria del Psi (e primo ministro era il socialista Giuliano Amato) dicendo di avere in mano un poker d'assi da giocare contro il Pool di Mani Pulite".

Forse Berlusconi grida al complotto anche perche' memore del famoso avviso di garanzia recapitatogli a Napoli nel '94.

"Berlusconi vive ancora di rendita. Allora fu un atto maldestro e non necessariamente dovuto. C'era un altro clima, era la coda dell'offensiva della procura, due anni dopo l'inizio di Tangentopoli. Adesso siamo nel '99. C'e' un'ordinanza di un giudice che ha discusso, assieme agli avvocati di Berlusconi, per una anno la posizione del Cavaliere. Se in un anno gli avvocati di Berlusconi non sono riusciti a convincere il giudice, ne' si sono accorti che tale giudice era prevenuto, hanno fatto male il loro mestiere".

Lei crede?

"No, io credo che gli avvocati di Arcore siano fior di professionisti".

Quindi?

"Il problema rimane, ma non va affrontato come fa Berlusconi. Anzi, ho il sospetto che Berlusconi non abbia alcun interesse a risolvere il problema giustizia".

Cosa glielo fa pensare?

"Se davvero il problema della giustizia venisse risolto, attuando la riforma costituzionale del giusto processo, poi non ci sarebbero piu' alibi: una sentenza di condanna sarebbe davvero tale. Oggi invece si puo' parlare di persecuzione. E giocarla in campagna elettorale".

Tornando ai fatti del '94, lei non pensa che la magistratura abbia voluto mettere il suo cappello su un'operazione (la caduta del governo Berlusconi) che altrimenti rischiava di essere soltanto un fatto puramente politico?

"Si', e' vero. Pero' l'iniziativa del Pool rese piu' difficile l'operazione politica della Lega. Berlusconi seppe sfruttare molto bene questo incidente di percorso. Fece un appello in televisione, giuro' sui suoi figli, scatenando una forte reazione emotiva a suo vantaggio. E questa azione giudiziaria inopportuna non agevolo' la decisione di Bossi".

http://www.lapadania.com/2000/febbraio/29/29022000p02a1.htm

Giulio Tremonti sgombra ogni equivoco: non esistono patti segreti Accordo Lega-Polo: tutto alla luce del sole

di Matteo Mauri

Nessun patto segreto tra il Polo e la Lega Nord. Giulio Tremonti sgombra il campo da ogni dubbio e illazione, a cui la stampa di ieri aveva dato grande risalto. L'ex-ministro delle Finanze, respinge le indiscrezioni apparse secondo cui alla base dell'intesa elettorale tra Polo e Lega ci sarebbe un "documento segreto". "Per quanto riguarda il rapporto con la Lega Nord - ha detto Tremonti - l'unico testo scritto, concordato all'interno del Polo, sottoscritto e reso pubblico e' il programma presentato alla stampa il 17 febbraio scorso a Milano dai candidati presidenti del Polo". Dichiarazione confermata anche da Bobo Maroni, che ha negato che presso qualche non meglio precisato notaio possa essere depositato un qualsiasi accordo. Il patto, questo e' ovvio, tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi c'e'. Ma e' tutto alla luce del sole. "Forza Italia - osserva Tremonti - ha sempre condotto   trattative sulla base di materiali prodotti per iscritto e in chiaro. I   contenuti federalisti dell'accordo con la Lega sono come risulta con tutta evidenza da questo programma: devoluzione, coordinamento tra Regioni del Nord, del Centro e del Sud (e non Parlamenti!), uffici del Nord, del Centro e del Sud.

I contenuti economici e politici saranno definiti sempre pubblicamente e chiaramente in funzione del programma di governo". Niente di nuovo, insomma, rispetto a quanto presentato ufficialmente a Verona dagli stessi Bossi, Berlusconi e Tremonti in occasione della prima uscita pubblica congiunta tra il segretario leghista e il leader del Polo. "Non e' una novita' - prosegue Tremonti - che Forza Italia (e' tutto nel programma "meno tasse, piu' sviluppo" presentato nel "Tax day") intenda realizzare un sistema fiscale basato su otto tasse, una vasta "non tax area" a favore dei deboli e della famiglia , aliquote che non eccedano il 33%, per la devoluzione ai territori dei beni demaniali, per un programma di infrastrutture che unifichino il Paese e lo aprano all'Europa, per una nuova e piu' rigorosa legislazione in materia di immigrazione, per un sistema federale basato sul modello tedesco". Ma non e' solo Tremonti, in Forza Italia a smentire le voci di un patto di ferro privilegiato tra gli azzurri e il Carroccio. Dice Giuliano Urbani, uno dei consiglieri piu' ascoltati dal Cavaliere: "Certo, Fini avrebbe non pochi problemi ad accettare un patto tra Berlusconi e Bossi come quello che ieri e' apparso con dovizia di particolari su un importante quotidiano. Ma il presidente di Alleanza nazionale puo' stare tranquillo: non esiste nulla di simile". Non solo.

Per Urbani non esisterebbe neppure un accordo sulla legge elettorale. "Personalmente sarei lieto se esistesse un'intesa per un sistema elettorale sul modello tedesco. In piu' di un'occasione ho espresso il mio parere favorevole su una soluzione di questo tipo per il nostro Paese. Ma un accordo simile, tra Forza Italia e la Lega, non c'e'". E ieri sono intervenuti anche i capigruppo berlusconiani di Camera e Senato. Un patto segreto tra Berlusconi e Bossi, per Giuseppe Pisanu "e' una bufala. Non mi sorprende che qualcuno cerchi di cavalcarla, e di mungerla. Ma resta una bufala. Gli fa eco Enrico La Loggia. "Non ci sono patti segreti - dice - con la Lega. Berlusconi lavora per costruire un'alleanza liberaldemocratica e per creare una alternativa regime dalemiano".

http://www.lapadania.com/2000/novembre/26/27112000p05a4.ht

Il senatore Gasperini: il Cavaliere, se andra' al potere, non potra' fare cio' che vuole - I giudici smettano di fare politica - <<La polemica tra Anm e Berlusconi conferma l'invasione di campo dei magistrati>>

di Ruben Razzante

<<I giudici facciano i giudici. Applichino le leggi ai casi concreti e non facciano politica sfruttando le toghe che indossano>>. Luciano Gasperini, capogruppo della Lega in commissione giustizia al Senato e responsabile del Carroccio per i problemi della giustizia, non ha peli sulla lingua. Per lui la polemica tra Berlusconi e l'Associazione nazionale magistrati e' l'ennesima conferma di un andazzo molto pericoloso, <<quello dell'invasione del campo politico da parte dell'ordine giudiziario>>.

Secondo lei, senatore, la polemica e' solo strumentale e risente del clima preelettorale o c'e' in realta' un sia pur minimo pericolo che Berlusconi, come premier, possa davvero pensare a vendicarsi contro i giudici?

<<Escludo che Berlusconi possa voler prendere il potere per vendicarsi dei giudici e far fuori i giudici a lui avversi. E poi, quand'anche fosse animato da tale spirito di rivincita, incontrerebbe tre ostacoli: la Lega, che si batte si' per una giustizia piu' giusta, ma in un quadro di civilta' e non di vendette politiche; il Parlamento, che deve vigilare sull'operato del governo; la societa' civile, che si ribellerebbe contro un Berlusconi attento solo a consumare vendette personali, cosi' come oggi si ribella ai giudici che fanno politica o al governo Amato che non fa nulla per migliorare concretamente la situazione economica del Paese. Dunque Berlusconi non potrebbe fare quello che i magistrati lo accusano di voler fare una volta andato al governo. L'accusa e' priva di ogni fondamento. Ribadisco: i magistrati dovrebbero fare i magistrati e basta>>.

Sara' mai cosi'?

<<Fino a quando i giudici penseranno a fare conferenze, dibattiti, a scrivere articoli e a comparire dappertutto, anziche' a smaltire l'enorme e penoso carico di lavoro che grava sui palazzi della giustizia, credo che il problema non si risolvera'>>.

Gia', anche le lungaggini burocratiche danno la dimensione dell'inefficienza del pianeta-giustizia. Come sbloccare la situazione?

<<La crisi della giustizia italiana non e' solo un fatto procedurale, burocratico, interno agli uffici. Essa trae origine dall'enorme numero di delitti commessi, che e' il riflesso di un'immigrazione selvaggia. Si  calcola che almeno l'80 per cento della popolazione carceraria e' extracomunitaria. I processi riguardano soprattutto soggetti provenienti da paesi extraeuropei, che non si integrano nelle nostre societa'. E allora, interveniamo per prima cosa sui flussi di immigrati e in questo modo avremo anche meno delitti e meno lavoro per i magistrati. In secondo luogo, bisogna comunque aumentare, di  almeno duemila unita', il numero dei magistrati, che pero' dovrebbero poi fare solo i magistrati e non accumulare anche incarichi extragiudiziali>>.

Come si puo' superare il problema delle lungaggini processuali?

<<In molti stati europei, la legge processuale penale prevede tempi molto piu' ristretti per i processi. In Italia, essi durano anche dieci anni, e questo contraddice anche il concetto di certezza del diritto. Bisognera' ridurre anche i termini della carcerazione preventiva, che spesso rappresenta un abuso e una violazione dei diritti del soggetto che ha a che fare con la giustizia. Per accelerare i tempi, si potrebbero anche eliminare quei reati, come i piccoli furti, che fanno soltanto perdere tempo ai giudici, e che non hanno piu' un impatto sociale cosi' forte. La loro depenalizzazione farebbe guadagnare un sacco di tempo>>.

battaglie?

<<Secondo me, nei fatti quest'obbligatorieta' non esiste, perche' poi il giudice e' libero di dare corso a un procedimento piuttosto che a un altro, spesso in tempi tutt'altro che rapidi. E allora, introducendo la responsabilita' per dolo e colpa grave dei giudici, e' possibile costringere questi ultimi ad operare piu' correttamente>>.