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Berlusconi a giudizio in marzo, Di Pietro dopo il voto - La par condicio... giudiziaria? In Italia deve sempre aspettare

di Dimitri Buffa

Dopo quella televisiva arriva la "par condicio" giudiziaria: ovviamente all'italiana. Il caso vuole infatti che mentre per   Berlusconi il processo "toghe sporche" venga fissato alla vigilia del voto per le regionali, per Di Pietro, il ricorso per Cassazione, presentato nel maggio del 1999 dalla procura di Brescia contro un proscioglimento davanti al gip che fece gridare "al miracolo", sara' invece deciso nell'udienza del prossimo 3 maggio. Quindi solo dopo il voto alle elezioni regionali. Ma per l'ex pm di Pietro, oggi senatore Ds e attualmente leader dei Democratici insieme a Prodi e a Rutelli, c'e' di piu': un emendamento, che sembra studiato ad hoc, fatto passare dalle sinistre nella legge Carotti ha di fatto cambiato l'articolo 425 del codice di procedura penale nel senso di allargare la discrezionalita' assolutoria del gip. In questa maniera viene codificata l'innovazione giuridica usata dalla gip Di Martino proprio per assolvere a suo tempo Di Pietro, e che   lascio' letteralmente di stucco la procura bresciana. Si puo' dire che alla fine "il giusto processo" finira' per produrre effetti  benefici quanto paradossali anche a favore di chi fece del giustizialismo uno stile di vita nonche' un trampolino per la politica. Proprio su quel punto di diritto era imperniato il ricorso per Cassazione, lungo un'ottantina di pagine, presentato nello scorso maggio in Cassazione dagli inquirenti bresciani. Un ricorso che, ad avviso della procura generale della Cassazione che ha presentato al riguardo una memoria aggiuntiva di quindici pagine, toccherebbe anche una serie di aspetti di fatto, oltre a quello di diritto su esposto, tanto da meritare la proposta di "convertirlo" in gravame d'appello.

Il 3  maggio sara' la quarta sezione della Suprema Corte a dirimere, con tutta calma, questi e altri aspetti, sostanziali e formali. Di   Pietro pero' le proprie elezioni e la propria campagna elettorale le avra' comunque superate, senza che l'annosa vicenda giudiziaria che lo riguarda abbia in alcun modo influito sull'esito del voto. Non e' cosa da poco, dato che l'ipotesi di reato e' quella di "corruzione in atti giudiziari", in relazione alla nota vicenda di "quei due mi hanno sb(i)ancato", con cui Pacini si riferiva per telefono a Di Pietro e al suo amico Lucibello. Chi ricorda piu' oggi tutte quelle meschine vicende, i prestiti senza interesse, le restituzioni dei soldi in scatole di cartone, le intercettazioni telefoniche di Pacini, i regali alla moglie di Di Pietro e gli appartamenti in affitto di comodo al figlio o i soldi per le piccole spese lasciate sul frigo di casa dai galoppini di D'Adamo? Solo gli addetti ai lavori, che si incontreranno in un'aula di Cassazione, quando l'esito delle regionali sara' gia' passato alla storia. Quando un giorno i libri spiegheranno ai posteri il concetto di giustizia a due velocita', il caso in ispecie sara' da esempio.