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REPUBBLICA - 24 Gen 2001
 
SILVIO OPERAIO CON CACHEMIRE E SETTE VILLE
 
 di G.D.M.
 
 
La POLEMICA 
  
      ROMA. «Operaio» inteso come operoso. La politica del fare contro la 
      politica delle chiacchiere. Ma quando Berlusconi si dipinge in tuta blu, 
      una tuta con le tasche piene di miliardi (16 l’anno secondo l’ultima 
      dichiarazione dei redditi) Massimo D’Alema non ride. 
«Mi indigno», dice il 
      presidente dei Ds a Radio Radicale. E ora che il Cavaliere ha trasformato 
      la sua azzardata metafora in uno slogan da campagna elettorale tappezzando 
      l’Italia, c’è l’aggravante. L’aveva detto a Berlino, il leader della Casa 
      delle libertà: «Quando andrò a Palazzo Chigi ridurrò al minimo le uscite 
      di rappresentanza. Starò nel mio ufficio a lavorare, sarò un premier 
      operaio». La battuta oggi rimbalza dagli angoli delle strade, nei poster 
      di Forza Italia.
 «Questa immagine di Berlusconi con il pullover di 
      cachemire che si presenta come un metalmeccanico non riesce a strapparmi 
      un sorriso dice l’ex premier . Lo trovo un insulto agli operai e 
      un’insulto all’intelligenza del Paese. Il massimo dell’insulto». E anche 
      Francesco Rutelli allarga le braccia: «Un operaio con sette ville in 
      Sardegna non l’ho mai conosciuto».  
Ancora una volta sono i manifesti a 
      provocare lo scontro. Quella dichiarazione rilasciata al congresso del Ppe 
      sembrava dimenticata. Ma Berlusconi l’ha rispolverata per i poster, dopo 
      averne naturalmente sondato l’efficacia. Adesso i suoi spiegano, ribattono 
      alle critiche interpretando quel paradossale riferimento: operaio perché è 
      un lavoratore. Mentre D’Alema, dice il presidente dei senatori azzurri 
      Enrico La Loggia, «non ha mai lavorato». 
Ma l’iperbole fatica a reggere 
      proprio oggi che la Camera dei deputati rende pubblici gli stipendi dei 
      politici. D’Alema si lamenta: «Rutelli è stato obbligato a fare due 
      affissioni, solo due, per dare ai cittadini la sensazione che ancora ci 
      troviamo in un Paese in cui esistono due alternative e non siamo a 
      Bagdad». 
L’ex premier è infastidito dai toni e dalla imponenza dei mezzi 
      berlusconiani: «Ha risorse illimitate. Noi proviamo a usare le stesse 
      armi, con i nostri fondi. Quell’impressione di essere osservati dai muri 
      da parte chi pensa di avere già vinto è una sensazione da Paese non 
      democratico». Senti chi parla, è il succo della reazione forzisti. 
      «D’Alema è un puro burocrate di partito, politico di apparato che al di là 
      delle chiacchiere non ha mai avuto un lavoro». In parole povere, un 
      comunista, sottintende La Loggia.  La coincidenza con la pubblicazione 
      dei 740 non aiuta Berlusconi. Fin troppo facile la risposta di Gavino 
      Angius:«È incivile definirsi presidente operaio quando si dichiarano 16 
      miliardi l’anno. Il Cavaliere guadagna in un’ora quello che un 
      metalmeccanico guadagna in un anno». 
 E Angius ha seri dubbi sull’amore del 
      presidente di Forza Italia nei confronti della classe operaia. L’accusa di 
      inciviltà fa saltare sulla sedia il portavoce di Berlusconi Paolo 
      Bonaiuti. Che rispedisce al mittente quello che definisce «un 
      insulto».
 
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